Al di là della prevedibile conferma del presidente regionale uscente Vito Bardi meritano comunque un cenno di approfondimento le cifre elettorali sortite dal turno di elezioni regionali svoltosi in Basilicata il 21-22 aprile 2024.

Il primo dato che va segnalato è quello dell’ulteriore crescita della disaffezione al voto che non ha ancora trovato (pur tra qualche segnale di rallentamento) un suo punto di stabilizzazione come hanno dimostrato gli esiti di Sardegna e Abruzzo e adesso Basilicata.

Le elezioni regionali 2009 avevano fornito questo esito complessivo: su 573.970 aventi diritto i voti validi per i candidati presidenti erano stati 295. 564(51,49%) e quelli alle liste 289.330 (50,40%) .

Nelle elezioni politiche 2022 gli aventi diritto erano 446.685 (la differenza è dovuta agli iscritti all’estero), i voti validi avevano assommato a 244.425 (54,71%).

Nelle elezioni regionali 2024 il totale degli aventi diritto assommava a 567.939. I voti validi per i candidati presidenti (3) sono stati 270.336 (47, 59%) e i voti alle liste 261.463 (46,03%).

Complessivamente l’effettiva partecipazione al voto con il deposito dell’urna di una scheda valida è diminuita tra il 2019 e il 2024 del 3,90% per i candidati presidenti e del 4,16% per le liste circoscrizionali.

Tra il 2019 e il 2024 il voto ai candidati presidenti si è modificato in relazione al mutamento di quadro: mentre nel 2019 era presente una candidatura del M5S e una candidatura civica (Tramutoli) di una certa consistenza nel 2024 fuori dalle due alleanze, entrambe anomale, con Bardi sostenuto dalla destra e da un centro molto affollato la candidatura opposta (Marrese) era appoggiato da un nucleo molto ristretto formato da PDF,. M5S e AVS (oltre a 2 liste di riferimento). La terza candidatura, quella proposta da Volt ha raccolto 3.269 voti pari allo 0,57% sul totale degli aventi diritto.

Entrambi i maggiori candidati hanno raccolto, tra il 2019 e il 2024 un maggior numero di voti quale effetto nella semplificazione delle candidature, si tratta allora di cercare di verificare dove si sono orientati i votanti che l 2019 si era pronunciati per il presidente proposto dal M5S.

Quadro 2019: candidatura Bardi (centro-destra) 124.716 voti pari al 21,72% sul totale degli aventi diritto; candidatura Trerotola (centro – sinistra) 97.866 voti pari al 17,05% sul totale degli aventi diritto, candidatura Mattia (M5S) 60.070 voti pari al 10,46 sul totale degli aventi diritto; candidatura Tremutoli (civica) 12.912 voti pari al 2,24% sul totale degli aventi diritto. In totale al di fuori delle due candidature centro-sinistra e centro destra avevamo il 12,70% sul totale degli avanti diritto.

Quadro 2024: la candidatura Bardi sale a 153.088 voti pari al 26,95% sul totale degli aventi diritto (incremento percentuale effettivo: 5,23%), la candidatura Marrese rispetto a quella Trerotola sale a 113.979 voti pari al 20,06% (incremento effettivo del 3,01%). Sottratto lo 0,57% del candidato di Volt le percentuali effettive ( quelle calcolate sul totale degli aventi diritto) indicano come la candidatura Bardi sia risultata più attrattiva sulle elettrici e gli elettori che nel 2009 avevano votato i candidati 5S e civici almeno del 2,22%: ancora una volta si dimostra che l’elettorato 5 stelle quando è privato del suo riferimento autonomo si rivolge più facilmente alla destra, almeno per quel che riguarda quella parte che continua a recarsi alle urne.

Quanto al raffronto fra le liste la fortissima volatilità elettorale che aveva contraddistinto il periodo 2013-2022 ci induce ad una operazione non perfettamente corretta di comparazione tra i risultati delle politiche 2022 e delle regionali 2024.

Fratelli d’Italia mantiene la quota di voti in cifra assoluta: 2022 44.419, 2024 45.458. Quanto alle percentuali riferite al totale degli aventi diritto siamo nel 2022 al 9,94% e nel 2024 all’8,00, quindi a una flessione effettiva dell’1,94%.

Anche il PD mantiene grosso modo la propria quota di voti: 2022 37.171 2024 36.254. Quanto alle percentuali riferite al totale degli aventi diritto siamo nel 2022 all’8,32% nel 2024 al 6,38%, quindi a una flessione effettiva dell’1,94% esattamente alla pari di quella fatta accusare da Fdi.

Se ne possono dedurre due indicazioni:

1) lo schema bipolare che era stato indicato dalle elezioni sarde e abruzzesi non pare confermato in pieno;

2) la distanza tra i due maggiori partiti appare più ridotta di elezione in elezione rispetto a quanto costantemente indicato dai sondaggi sul piano nazionale (un distacco compreso in una forbice del 10%-8% a favore di Fdi).

Appare invece costante la debacle accusata dal M5S nelle occasioni di elezioni regionali e locali. Appare evidente come l’elettorato penta stellato soffre di una sorta di sindrome dell’alleanza e reclami l’autonomia del soggetto prescelto (probabilmente un lascito “forte” della stagione dell’antipolitica o anche dell’era del voto di scambio intorno al reddito di cittadinanza. Fatto sta che nelle politiche del 2022 il M5S aveva avuto in Basilicata 61.113 voti ( 13,68% sul totale degli aventi diritto); nelle regionali 2024 (sostenendo la candidatura Marrese assieme al PD) i voti sono scesi a 20.026, 6.20% sul totale degli aventi diritto con una flessione effettiva del 7,48%. Voti che potrebbero essere confluiti nella crescita dell’astensione e nelle liste civiche che nel caso della candidatura Marrese hanno assommato 36.711 voti pari al 6,46% del totale degli aventi diritto.

Sul versante del centro-sinistra più “classico” l’Alleanza Verdi – Sinistra si è presentata nelle regionali 2024 apparentata con il PSI e una lista derivante da “Possibile” con intestazione locale (La Basilicata Possibile) incrementando così il risultato delle politiche 2022 passando da 8.378 voti (1,87% sul totale degli aventi diritto) a 15.144 voti (2,66% sul totale degli aventi diritto) incremento effettivo dell’1,08% che segnala una tendenza generale al consolidamento del voto, considerati anche i dati di Sardegna e Abruzzo.

Sul fronte del centro destra si segnalava la presenza di Azione: rispetto alle elezioni politiche dove Azione si era presentata apparentata con Italia Viva ottenendo 23.685 voti ( 5,30% sul totale degli aventi diritto) nelle regionali 2024 Azione ha sommato 19.646 suffragi ( 3,45% sul totale degli aventi diritto, una percentuale che indica come nel complesso si sia mantenuta una rappresentanza dell’area centrista di provenienza PD anche se si è verificato uno spostamento a destra).

Il centro-destra ha mantenuto anche in Basilicata la sua fisionomia classica fondata sulla struttura dei partiti: Forza Italia ha mantenuto la supremazia sulla Lega riconquistata nel 2022 dopo l’exploit leghista del 2019 (regionali ed europee).

Anzi Forza Italia ha allargato la distanza: nel 2022 Forza Italia ha avuto 22.881 voti saliti nel 2024 a 34.018 ( da 5,12% a 5,98% incremento effettivo 0.86%) mentre la Lega è passata da 21.904 voti a 20.430 ( da 4,90% a 3,59% con una penalizzazione effettiva dell’1,31%.

In conclusione di questo trittico di elezioni regionali (Sardegna, Abruzzo, Basilicata) è difficile trarre indicazioni utili in vista di una elezione generale come quella europea.

Queste le considerazioni possibili dopo un’analisi dei dati molto sbrigativa:

1) Prima di tutto occorre ricordare come l’astensionismo continui a crescere.

2) In secondo luogo la tendenza bipolare tra FdI e PD non appare del tutto solidificata e appaiono elementi statistici che ci fanno affermare come i due maggiori partiti stentino ad affermarsi in una dimensione bipolare tale da richiamare un senso di bipartitismo. Del resto l’impressione (si badi bene soltanto un’impressione) è che la differenza tra FdI e PD appaia ridotta rispetto a quanto dichiarato dai sondaggi.

3)E’ confermata la difficoltà del Movimento 5 Stelle nelle elezioni locali e regionali: si dovrà verificare quale potrà essere il risultato in una elezione generale a formula proporzionale , non disponendo – tra l’altro – di un richiamo diretto rivolto all’elettorato (l’antipolitica e il reddito di cittadinanza).

4) Il voto all’alleanza Verdi -Sinistra si consolida ponendosi ai limiti della soglia della presenza istituzionale.

5) L’elettorato di Azione non soffre il trasformismo: probabilmente al centro c’è la nostalgia non sopita di rappresentare l’ago della bilancia tra i due poli.

Di Franco Astengo

Lunga militanza politico-giornalistica ha collaborato con il Manifesto, l'Unità, il Secolo XIX,. Ha lavorato per molti anni al Comune di Savona occupandosi di statistiche elettorali e successivamente ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova tenendo lezioni nei corsi di "Partiti politici e gruppi di Pressione", "Sistema politico italiano", "Potere locale", "Politiche pubbliche dell'Unione Europea".

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