Il 22 aprile è stato pubblicato il rapporto indipendente redatto da una commissione delle Nazioni Unite, coordinata dall’ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna, che aveva come oggetto le attività dell’UNRWA, l’agenzia incaricata di occuparsi dei rifugiati palestinesi del Vicino Oriente. Le indagini circa l’attività dell’UNRWA avevano preso il via dopo le accuse di Israele secondo le quali all’interno dell’agenzia vi sarebbero stati almeno una dozzina di dipendenti con legami con Hamas, direttamente implicati nell’attacco del 7 ottobre. A marzo, Israele aveva rincarato la dose dichiarando che un significativo numero di impiegati dell’agenzia era membro di organizzazioni terroristiche. Tuttavia, secondo quanto riportato dal rapporto finale delle Nazioni Unite, giunto al termine di indagini durate oltre due mesi, Israele non ha fornito alcuna prova a supporto delle affermazioni fatte, che risultano quindi al momento prive di fondamento. Il rapporto conclude quindi che “in assenza di una soluzione politica tra Israele e i Palestinesi, l’UNRWA rimane un elemento fondamentale nel fornire aiuti umanitari salvavita e servizi sociali essenziali, in particolare nell’ambito sanitario ed educativo, ai rifugiati palestinesi a Gaza, in Giordania, Libano, Siria e nella Cisgiordania”.

Le accuse rivolte da Israele all’agenzia, istituita per fornire assistenza ai rifugiati palestinesi in seguito all’esodo del 1948 e alla nascita dello Stato di Israele, hanno avuto come effetto immediato la sospensione dei finanziamenti economici da parte di numerosi Stati, per un valore complessivo di 450 milioni di dollari. In una nota diffusa per mezzo social, il direttore Philippe Lazzarini aveva rimarcato come la lista dei dipendenti di UNRWA venisse puntualmente condivisa con Israele. A tal proposito, il rapporto sottolinea come da 13 anni a questa parte il governo israeliano non abbia manifestato “alcuna preoccupazione riguardo lo staff” dell’agenzia. Lazzarini aveva perciò definito «un’ulteriore punizione collettiva» per il popolo di Gaza la scelta di tagliare i finanziamenti.

Sono anni che l’UNRWA si trova in situazioni economiche disastrose e già nel corso dell’amministrazione Trump gli Stati Uniti avevano tagliato i fondi all’agenzia, compromettendo il lavoro con cui, da quasi 75 anni, essa fornisce servizi essenziali ai rifugiati palestinesi costretti ad abbandonare le proprie case e che oggi assiste più di 5 milioni di persone tra Territori Occupati. Molti Stati hanno successivamente ripreso ad erogare gli aiuti, mentre molti altri hanno richiesto maggiori garanzie circa l’effettiva neutralità dell’agenzia e, in particolare, riguardo al controllo e alla supervisione del personale.

L’UNRWA costituisce storicamente un unicum nella galassia delle agenzie e dei fondi delle Nazioni Unite, rappresentando l’unica agenzia dedicata a un gruppo etnico specifico e delimitato. L’esistenza dell’UNRWA, il cui mandato viene rinnovato ciclicamente, rappresenta per i palestinesi la garanzia i della sopravvivenza del diritto al ritorno alle proprie terre sancito dalla risoluzione 194 del 1948. Da anni Bibi Netanyahu chiede la chiusura dell’agenzia proprio perché essa permette la trasmissione dello status di rifugiato da una generazione all’altra, mantenendo di fatto in vita la questione del destino dei rifugiati palestinesi anche per chi non ha subito in prima persona l’esodo del 1948. Qualora dovesse cessare il lavoro dell’UNRWA, i rifugiati palestinesi passerebbero sotto il controllo di UNHCR (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati), il cui mandato mira all’integrazione dei migranti nel Paese di destinazione e non al ritorno verso le terre di origine.

Secondo il rapporto, tuttavia, in mancanza di prove a supporto di quanto dichiarato da Israele, “l’UNRWA è insostituibile e indispensabile per lo sviluppo umano ed economico dei palestinesi” e, inoltre, “molti considerano l’UNRWA come un’ancora di salvezza umanitaria”.

[di Valeria Casolaro]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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