(Foto di Noticias de Esquel)

Buenos Aires, Argentina – Annalisa Pensiero

Benetton, la nota azienda tessile italiana, in Argentina si muove con pratiche molto meno amichevoli di quanto suggerisca la sua colorata e sorridente pubblicità multietnica. Ai ripetuti incidenti, alle cause giudiziarie con le comunità mapuche e all’appropriazione illegittima di risorse naturali, si aggiunge oggi una denuncia per le condizioni disumane in cui vivono i suoi lavoratori rurali.

Negli anni ’90, durante il governo di Menem, l’Argentina ha abbracciato pienamente il vangelo del libero mercato, avviando un processo di privatizzazione selvaggia delle risorse del Paese.

Nel 1991, i fratelli Benetton acquistarono 941.000 ettari di terreno nella Patagonia argentina per un valore dichiarato di 50 milioni di dollari. Numerose Lof (comunità) Mapuche avevano sempre vissuto su queste terre, ma furono improvvisamente circondate da recinzioni di filo spinato e successivamente sfrattate.

Da allora, l’azienda ha moltiplicato le sue attività nel paese, impiegando risorse in settori come quello minerario, forestale ed energetico. Questa crescita non è stata un semplice “merito degli affari”: ha sempre avuto (e ha tuttora) il prezioso aiuto di funzionari, politici e giudici disposti a ignorare, interpretare e persino modificare la legislazione vigente, in risposta al denaro e al potere che la “famiglia” detiene.

Questo spiega, ad esempio, perché sono riusciti a deviare il fiume Chubut verso una delle loro tenute, El Maitén, lasciando l’omonima cittadina praticamente senz’acqua; o la scomparsa dei braccianti che denunciano abusi o chiedono salari migliori; o la molteplicità di cause legali risolte a loro favore in tempi record, per sostenere l’espulsione delle comunità mapuche dalle terre che appartengono loro.

Questa settimana i Benetton sono stati denunciati dall’UATRE (Unión Argentina de Trabajadores Rurales y Estibadores), dopo aver osservato le condizioni in cui vivono i braccianti che lavorano nella loro tenuta Tecka.

Parlando con Noticias de Esquel, Eliana Montini, segretario generale della sezione locale dell’UATRE, ha descritto le condizioni dei lavoratori come “deplorevoli”.

In una zona caratterizzata da intense e frequenti nevicate, le abitazioni “hanno parti delle pareti fatte di nylon e cartone”, ha detto, aggiungendo che i lavoratori “a volte sono isolati per 20 giorni; non ricevono cibo, non dispongono di bombole di gas, non hanno elettricità…”. Anche i servizi igienici sono inesistenti: i “bagni” sono all’esterno delle case e non sono altro che latrine, un buco nel pavimento, circondato da tre lamiere, nel migliore dei casi con un tetto.

La signora Montini ha anche spiegato che la carenza di queste stesse strutture è stata oggetto di un’azione giudiziaria nel 2015, per cui la ristrutturazione avrebbe dovuto essere completata più di 9 anni fa. La situazione riguarda almeno 50 dipendenti sugli 80 che lavorano nella tenuta. Poi, passando in rassegna le proprietà e l’atteggiamento dei Benetton, ha sottolineato: “immaginate che stiamo parlando di un’azienda che possiede l’Estancia Tecka, El Maitén, Leleque, Pilcaniyeu… stiamo parlando di un produttore che ha più di 900.000 ettari e non è in grado di rinnovare 6 postazioni di lavoro”.

Il sindacato ha chiesto alle autorità del lavoro la riapertura del caso del 2015.

Nel frattempo, e nonostante il silenzio dei media mainstream, i fatti dimostrano che Benetton è ben lontana dall’essere ciò che la sua pubblicità dichiara: né trasparenza, né impegno sociale, né rispetto della diversità. Un’azienda che cresce con pratiche oscure, sostenute nel tempo, violando i diritti delle persone e delle comunità.


Foto: Noticias de Esquel


Traduzione dallo spagnolo a cura dell’autrice. Revisione di Thomas Schmid.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy