Dopo una fase di tentennamenti, ha ripreso vigore la spinta da parte dei Paesi UE al sostegno a Kiev. La Commissione Europea ha infatti ufficialmente comunicato che l’Ucraina, impegnata nel conflitto con Mosca, ha soddisfatto i criteri necessari per avviare i negoziati formali sulla sua adesione al blocco. Il medesimo discorso vale per la Moldavia, altro Paese interessato dalle tensioni con la Russia e ufficialmente candidato a entrare nell’Ue. Secondo la portavoce per l’allargamento della Commissione europea, Ana Pisoner, l’Ucraina ha infatti «raggiunto» i requisiti funzionali per l’attivazione dell’iter, tra cui spiccano la tutela dello Stato di diritto, l’adeguamento del sistema giudiziario, la battaglia contro la corruzione e il rispetto dei diritti umani e delle minoranze. Una scelta che ha tutto il sapore della mossa politica, dal momento che in Ucraina la corruzione continua a dilagare – numerosi scandali hanno colpito anche diverse figure che si sono succedute nella compagine di governo -, che tutti i media sono stati riuniti sotto un unico ente statale e sono stati messi fuori legge 11 partiti di opposizione. Ora la palla passa ai Paesi membri, che dovranno esprimersi all’unanimità sull’adesione di Ucraina e Moldavia.

Molti Stati, tra cui Turchia, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Albania, sono candidati da anni (alcuni addirittura da decenni) a fare ingresso nell’Unione Europea, ma la situazione per loro è rimasta stagnante. Massima profusione è stata invece impressa agli sforzi per portare l’Ucraina tra i Paesi membri, con un’accelerata che arriva mentre l’avanzata russa sul campo appare indomabile. Quello dell’adesione dell’Ucraina all’Ue è infatti uno dei tasselli chiave attraverso cui si sta rinnovando l’impulso al supporto a Kiev da parte dei Paesi occidentali, che per lunghi mesi era apparso zoppicante – come dimostrano i fondi bloccati negli USA e diverse retromarce in Europa – e che adesso sembra aver nuovamente trovato linfa vitale. Saranno ora direttamente gli Stati membri a lavorare sul dossier Ucraina, dovendo imprimere un via libera senza defezioni: quasi tutti sembrano d’accordo sull’adesione di Kiev, mentre a esprimere le maggiori perplessità è l’Ungheria di Orban, che dubita di quanto attestato dalla Commissione ed è intenzionata a valutare una serie di elementi nei quadri negoziali, che saranno concordati in sede di Consiglio Europeo. Proprio per questo motivo il Belgio, che attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio, auspica di tenere il primo ciclo di colloqui il 25 giugno, prima che l’Ungheria assuma la presidenza di turno, in data 1° luglio. Tra i più attivi c’è il presidente francese Emmanuel Macron, che ieri, in una conferenza stampa congiunta con Zelensky, si è impegnato ad aprire i negoziati per l’adesione di Kiev all’Unione Europea entro fine mese. Macron ha annunciato contestualmente l’istituzione di un fondo da 200 milioni di euro per la ricostruzione delle infrastrutture dell’Ucraina, dichiarando inoltre di voler mettere insieme nei prossimi giorni una coalizione per l’invio di istruttori militari a Kiev.

Le traiettorie di aiuto sono però anche quelle squisitamente belliche. La settimana scorsa, il governo tedesco ha infatti annunciato di aver autorizzato l’esercito di Kiev a utilizzare gli armamenti forniti dalla Germania per attaccare obiettivi militari in territorio russo. La richiesta di dare la possibilità all’Ucraina di colpire obiettivi in Russia era arrivata pochi giorni prima direttamente dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Nella stessa fase, anche il presidente USA Joe Biden aveva autorizzato Kiev a colpire obiettivi in Russia con armi americane, ma solo nelle retrovie dell’offensiva di Kharkov: ciò è effettivamente avvenuto tra il primo e il due giugno, quando le forze armate ucraine hanno utilizzato armi statunitensi – nella fattispecie missili HIMARS -, per colpire un sistema di difesa aerea nella regione russa di Belgorod. Ieri, Biden si è incontrato a Parigi con il suo omologo ucraino Zelensky, con il quale si è per la prima volta scusato pubblicamente per i mesi di stallo che hanno preceduto il via libera del Congresso statunitense degli aiuti militari a Kiev, annunciando altri 225 milioni di dollari in aiuti militari. Sempre nella giornata di ieri, come riportato da Reuters, un alto funzionario della Casa Bianca ha dichiarato che è sempre più concreta l’ipotesi dell’aumento del dispiegamento di armi nucleari strategiche americane nei Paesi Nato. Gli USA rispettano attualmente il limite di 1.550 testate stabilito nel trattato New START del 2010 con la Russia, anche se Mosca ha deciso di sospendere la sua partecipazione lo scorso anno a causa del sostegno offerto da Washington all’Ucraina, collocando armi nucleari strategiche in Bielorussia. Il quadro potrebbe dunque mutare ancora una volta.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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