Le elezioni legislative nei due Stati indiani hanno evidenziato strategie elettorali opposte per il partito del premier Modi: aggressiva e divisiva in Jharkhand, pragmatica e orientata al welfare nel Maharashtra, con esiti nettamente differenti.
Tra il 13 e il 20 novembre, i cittadini dello Stato di Jharkhand, situato nell’India nord-orientale, non distante dal confine con il Bangladesh, sono stati chiamati alle urne per rinnovare l’Assemblea legislativa con sede nella capitale Ranchi, composta da 81 seggi. Con circa 33 milioni di abitanti, il Jharkhand non figura tra gli Stati più popolati della federazione, ma è caratterizzato da una grande frammentazione etnico-religiosa, con un’importante componente musulmana.
Proprio le tensioni tra indù e musulmani sono state al centro della campagna elettorale, in particolare per via delle politiche, ritenute discriminatorie, del Bharatiya Janata Party (BJP), la formazione capeggiata dal primo ministro Narendra Modi. La sezione locale del BJP ha infatti incentrato la propria propaganda su accuse infondate nei confronti dei musulmani, accusandoli di essere cittadini del Bangladesh illegalmente residenti in India, e definendoli “infiltrati”. Questo ha praticamente condannato il BJP alla sconfitta certa, visto che in Jharkhand circa il 41% della popolazione è composta da musulmani e gruppi tribali non indù, con una concentrazione che supera il 50% in alcune aree dello Stato.
Secondo gli analisti, il BJP avrebbe pesantemente attaccato la comunità musulmana nel tentativo di rompere la storica alleanza con i gruppi tribali, un sodalizio che fino ad ora ha sempre mantenuto il BJP fuori dalle sfere del potere in Jharkhand. In questo caso, il BJP ha riprodotto uno schema precedentemente collaudato nei confronti dei rohingya, un gruppo etnico musulmano proveniente da Bangladesh e Myanmar, quando molti rohingya hanno cercato rifugio in India per sfuggire ai conflitti interni del Myanmar. Negli anni, questa retorica si è intensificata, portando ad un attacco generalizzato nei confronti di tutti i musulmani residenti in India e a politiche discriminatorie come il controverso National Register of Citizens (NRC) e la legge sulla cittadinanza del 2019 (CAA), che favorisce le minoranze non musulmane provenienti da paesi vicini a maggioranza musulmana.
Queste politiche sono state particolarmente due nello Stato dell’Assam, e, non a caso, il BJP ha nominato il ministro capo dell’Assam, Himanta Biswa Sarma, come coordinatore della campagna elettorale per il Jharkhand in vista delle elezioni. Nell’ambito della campagna, il BJP ha anche pubblicato un video di 53 secondi che mostra un gruppo di musulmani – uomini e bambini con il tradizionale copricapo e donne in burqa – che entrano con la forza nella casa di un indiano, prendendone possesso con la violenza. Il Jharkhand Mukti Morcha (Fronte di Liberazione del Jharkhand, JMM), forza politica socialista che governa il Jharkhand, ha presentato una denuncia alla Commissione Elettorale dell’India, accusando il BJP di aver violato le regole elettorali con il video “ingannevole e diffamatorio.” La commissione ha ordinato la rimozione immediata del video, ma questo continua a circolare sui social media.
L’esito delle urne ha alla fine confermato il governo del JMM, con il suo leader Hemant Soren confermato nel ruolo di ministro capo del Jarkhand. Il JMM ha infatti eletto 34 deputati, quattro in più rispetto alla precedente legislatura, e, nel complesso, la Grande Alleanza (Mahagathbandhan) capeggiata dal JMM ha conquistato 56 seggi su 81, rafforzando la propria maggioranza di governo. All’interno di questa coalizione figura anche il Partito Comunista d’India (Marxista-Leninista) Liberazione, che ha eletto due deputati (nella precedente legislatura ne aveva solo uno), Arup Chatterjee e Chandradeo Mahato, contribuendo alla vittoria della Grande Alleanza.
Il BJP, pur ottenendo il maggior numero di voti complessivi, pari al 33,18% del totale, ha invece perso quattro seggi, eleggendo solo 21 deputati, per un totale di 24 rappresentanti tenendo conto anche dei partiti alleati del BJP all’interno della National Democratic Alliance (NDA).
Il BJP e il primo ministro Narendra Modi possono comunque consolarsi con la vittoria nello Stato del Maharashtra, il terzo Stato dell’India per estensione e il secondo per popolazione (oltre 112 milioni di abitanti), situato nell’area centro-occidentale del paese, con capitale Mumbai. Svoltesi su un turno unico il 20 novembre, le elezioni legislative del Maharashtra hanno infatti premiato la coalizione Maha Yuti, capeggiata proprio dal BJP.
Secondo i dati ufficiali, il BJP ha conquistato il 26,77% delle preferenze, eleggendo ben 132 deputati sui 288 scranni che compongono l’Assemblea Legislativa di Mumbai, pari ad un incremento di 27 rappresentanti rispetto alla precedente legislatura. Positivo anche il risultato del partito regionalista di estrema destra Shiv Sena, principale alleato del BJP in questo Stato, che ottiene 57 seggi, con un incremento di 19 deputati. Nel complesso, la coalizione di governo ha conquistato una supermaggioranza di 234 seggi su 288, con un bilancio di +73 rispetto a quelli occupati nella precedente legislatura.
Saranno invece solo 50 i deputati della coalizione di opposizione, il Grande Fronte dello Sviluppo (Maha Vikas Aghadi), capeggiato dall’Indian National Congress (INC). L’INC subisce infatti una cocente sconfitta, perdendo 28 seggi ed eleggendo solamente 16 deputati. Nel suo complesso, il Grande Fronte dello Sviluppo vede i propri rappresentanti passare diminuire di ventisei, anche se conferma la propria presenza nel parlamento statale il Partito Comunista d’India (Marxista), che elegge un deputato nell’ambito della coalizione di opposizione.
Questo risultato ha segnato una straordinaria ripresa per il BJP in uno Stato politicamente cruciale, dove nelle elezioni federali di giugno il partito e i suoi alleati erano stati sconfitti dall’opposizione. In quell’occasione, il BJP e i suoi partner avevano ottenuto solo 17 dei 48 seggi parlamentari del Maharashtra, mentre l’opposizione, guidata dall’INC, ne aveva conquistati 30.
Secondo gli analisti, questo successo del BJP si deve ad una strategia elettorale completamente diversa rispetto a quella messa in pratica in Jharkhand. Nel Maharashtra, infatti, gli strateghi della campagna elettorale hanno deciso di mettere in secondo piano la figura del primo ministro Modi e di smussare i toni polarizzanti utilizzati altrove, concentrandosi sulle esigenze della popolazione locale. In particolare, il BJP ha puntato su iniziative di welfare rivolte alle donne, come la “Laadki Bahin Yojna“, che prevede trasferimenti di denaro di 1.500 rupie (18 dollari) al mese per donne di età compresa tra i 21 e i 65 anni, una misura che conta 23,4 milioni di beneficiarie.
L’attenzione dei due principali partiti indiani, il BJP e l’INC, si sposta ora sulle prossime elezioni previste nella capitale Nuova Delhi per febbraio. Nel 2020, con grande sorpresa, entrambi i partiti risultarono sconfitti, e a vincere fu Atishi Marlena, candidata Aam Aadmi Party (AAP), partito centrista anti-corruzione esterno ai due raggruppamenti politici più importanti.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog