Su gentile concessione dell’autore

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Donald Trump è un folle! Come tale può essere quasi apprezzato perché è una scheggia impazzita nel Big Bang scatenato dal Deep State e pertanto può esplodere al di là di ogni pianificato complotto ritorcedosi contro gli stessi cospiratori. Purtroppo, schiavo della sua narcistitica vanagloria di onnipotenza che fu già fatale al re biblico Saul, Alessandro Magno, Napoleone e Mussolini, si è circondato di consiglieri fraudolenti che fanno a gara ad osannarlo per guadagnarsi la sua stima ed imporgli così le rotte e i bersagli funzionali ai loro mandanti della Lobby delle Armi.

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Ecco perché mi viene arduo pensare che sia stata la limitata e grossolana intelligenza del presidente americano, uno dei motivi per cui è meno pericoloso di altri capi di stato degli Usa o di suoi rivali candidati, a suggerirgli di mettere una taglia su Nicolas Maduro, legittimamente eletto presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, per la pesantissima accusa di narcotraffico.

Ancor più perché ciò capita nel mezzo della pandemia che sta minacciando lo stato ma sta già travolgendo il Nord America portandolo ad essere la nazione con più casi di CoronaVirus al mondo e oltre mille morti. Invece di concentrarsi a capire come affrontate quest’arma biologica e chi l’ha scatenata, visto che gli indizi su eventuali sue responsabilità sono pochi e deboli mentre quelli contro suoi rivali politici sono assai più gravi e numerosi.

CoronaVirus BIO-ARMA – 6. ECATOMBE ITALIA: Profezia sulla pandemia e sull’Ordine Mondiale dell’ex regina CIA di Obama e Biden

Ecco perché oggi Trump di fronte al dramma del contagio appare davvero patetico assecondando i suoi cattivi consiglieri nel tentativo di sviare l’attenzione degli americani col bersaglio preferito: il solito Venezuela!

L’accusa di narcoterrorismo con una taglia sul presidente venezuelano e i suoi collaboratori è ridicola ma assai pericolosa: perché potrebber scatenare i bounty killer innescando un’inaudita spirale di violenza come denunciato dallo stesso Maduro cui viene imputato di trafficare con quei terroristi colombiani che lui stesso ha fatto arrestare e che sono stati addirittura fotografati con il suo rivale golpista Juan Guaidò sostenuto dagli americani.

Per comprendere al meglio la situazione analizzeremo vari episodi accaduti lo scorso anno nel campo del terrorismo insieme al dossier degli investigatori italiani della Direzione Investigativa Antimafia che evidenziano con certezza gli importanti legami tra la mafia calabrese della ‘Ndrangheta e i cartelli messicani che oggi controllano le bande criminali colombiane attive anche in Venezuela, una delle zone di transito della droga proveniente dalla Colombia prima della sua distribuzione a livello mondiale.

LA GIUSTIZIA USA ACCUSA MADURO DI NARCO-TERRORISMO

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato il presidente venezuelano e alcuni suoi stretti collaboratori di cospirare con i ribelli colombiani “per inondare gli Usa con la cocaina”. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha aggiunto che il dipartimento di Stato offrirà ricompense in denaro fino a 55 milioni di dollari per informazioni che portino all’arresto o alla condanna di Maduro e degli altri incriminati. In particolare, fino a 15 milioni di dollari per il presidente venezuelano e fino a 10 milioni di dollari per ciascuno degli altri.

E’ questa l’ultima strategia statunitense della “disperazione“ non potendosi permettere il lusso di sfidarlo con un attacco armato per la protezione che gli è garantita dal presidente russo Vladimir Putin e dalle sue forze militari quanto da quelle di Cina, Cuba e Iran.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro nel dicembre 2018 a Mosca dal presidente russo Vladimir Putin

«Detenendo posizioni chiave nel regime di Maduro, queste persone hanno violato la fiducia pubblica facilitando le spedizioni di narcotici dal Venezuela, anche con controllo degli aerei che partono da una base aerea venezuelana, così come sulle vie attraverso i porti in Venezuela», ha affermato Pompeo. Per gli analisti, l’incriminazione di Maduro potrebbe aumentare le possibilità di rielezione per il presidente Trump in Florida, dove vinse per stretto margine nel 2016 e dove vivono potenti venezuelani, cubani e nicaraguensi fuggiti dai loro Paesi e regimi.

Per far comprendere la gravità ed assurdità dell’incriminazione anche agli europei più ignoranti di geopolitica, che leggendo solo i media di mainstream sovvenzionati da think-tank della Nato credono che Maduro sia peggio di Muhammar Gheddafi, faccio un esempio utilizzando la figura retorica dell’iperbole, ovvero una similitudine assolutamente irreale e paradossale come il classico cammello nella cruna di un ago.

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Questa accusa di narcoterrorismo degli Usa al capo di stato venezuelano è equiparabile all’eventualità in cui lo stesso Venezuela incriminasse il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella perché la mafia, storicamente radicata nella penisola mediterranea, anche attraverso le sinergie tra la siciliana Cosa Nostra e la calabrese ‘Ndrangheta gestisce quasi tutti i traffici della droga dai Caraibi all’Europa.

E ciò ovviamente incrementa gli affari dei cartelli colombiani senza che le autorità di polizia italiane riescano a stroncare una volte per tutte i clan malavitosi che, anzi, proliferano pure grazie alle sinergie tra mafiosi, avvocati, investigatori e parlamentari, molti dei quali, arrestati nel 2019, erano dello stesso Partito Democratico in cui ha militato come deputato il siciliano Capo dello Stato.

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E’ pacifico che, sebbene Mattarella molti anni fa abbia avuto un piccolo procedimento in cui fu assolto per aver preso buoni benzina da un esponente di Cosa Nostra a Palermo, non si può ritenerlo responsabile di tali reati internazionali sotto il profilo giuridico.

Il presidente dell’Honduras Juan Orlando Hernandez con Donald Trump e l’articolo del NYT

Sui social hanno liquidato la questione con un quadretto grottesco memorabile postato da Anya Parampil (@anyaparampil) su Twitter: l’immagine di un eloquente titolo del NYT vicino a quella di Trump con Juan Orlando Hernandez, presidente dell’Honduras accusato dal procuratore di New York di aver preso denaro per proteggere i trafficanti di droga.

SI ARRENDE ALLA DEA UNO DEI RICERCATI

Come diretta conseguenza dell’incriminazione Clíver Antonio Alcalá Cordones, ex grande generale dell’esercito venezuelano, venerdì si è arreso alla direzione dell’intelligence nazionale colombiana a Bogotà ed è ora sotto la custodia dell’agenzia federale americana anti-droga DEA (Drug Enforcement Administration) in un modo così rapido da sembrare studiato per una sua collaborazione.

L’ex generale Clíver Antonio Alcalá Cordones

Alcalà è tra i 13 alti ufficiali colpiti dalla “taglia” della Corte di New York del Distretto Sud perchè ritenuti membri del Cartel de Los Sole (dei Soli, la fantomatica organizzazione di militari venezuelani implicata nel narcotraffico segnalata finora solo dagli Usa e dai loro paesi alleati a partire dai moti rivoluzionari del 2014. Ma lasciò l’esercito nel 2013 e

Ha infatti lasciato l’esercito nel 2013 ed è stato sospettato in settimana di essere al centro di un traffico di armi per i suoi contatti con i narcos terroristi comunisti di FARC (Revolutionary Armed Forces of Columbia), ma in passato aveva anche ammesso di aver orchestrato un complotto contro Maduro. Pertanto rappresenta il “pentito” ideale per accusare il presidente venezuelano di qualsiasi cosa.

Il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza ha definito queste accuse degli Usa “disperate”. «La DEA è stata il principale attore internazionale nella protezione della produzione e della lavorazione della droga in Colombia e garante e vigilante del suo trasferimento nelle menti dei giovani negli Stati Uniti» ha affermato Arreaza.

LE FOTO DI GUAIDO’ CON I PARAMILITARI NARCOS

Gospa News conosce benissimo, senza giustificarle, le relazioni imbarazzanti “indispensabili” agli Usa con ambigui paesi come la Turchia e la Colombia stessa, e pertanto non si scandalizza più di tanto per la foto di Trump con il presidente dell’Honduras incriminato dalla giustizia americana per presunti aiuti ai narco-trafficanti.

Mentre ricordiamo bene quelle di alcuni paramilitari narcos insieme a Juan Guaidò, il parlamentare che nel gennaio 2019 si è proclamato presidente ad interim del Venezuela, col riconoscimento di Washington e altri loro paesi alleati.

Libano-Iraq: i capi religiosi cristiani benedicono i golpe CANVAS di USA-CIA, Sionisti e Sunniti

L’autoproclamazione del leader dell’opposizione avvenne al termine di un piano ben pilotato dagli americani attraverso la Central Intelligence Agency ed alcuni dei suoi strumenti di azione: CANVAS, il sedicente centro anti-violenza di Belgrado per le rivoluzione democratiche dove muoiono centinaia di persone come in Ucraina e Iraq che si occupa della propaganda e delle manifestazioni, e USAID, l’agenzia governativa per lo Sviluppo Internazionale che finanzia materialmente i golpisti.

L’obiettivo della Casa Bianca per un regime change sulla Repubblica Bolivariana del Venezuela per i giacimenti di petrolio, gas e oro, risale a molti anni fa e si concretizzò nel 2002 a Caracas quando misteriosi cecchini spararono sui manifestanti, come a Kiev nel 2014, in un’operazione clandestina attribuita alla CIA in seguito alla quale fu poi arrestato dai reparti speciali americani il presidente venezuelano Hugo Chavez, successivamente liberato con la mediazione del cardinale locale per la contro-rivoluzione di massa della popolazione a lui fedele.

GUAIDO’: L’OBAMA SBIANCATO AGENTE USA A CARACAS

Queste azioni sono culminate nelle sanzioni economiche approvate da Obama nel 2015 e poi inasprite da Trump dal 2017 che hanno messo in ginocchio il paese provocando una grave carenza di beni di prima necessità come cibo e medicinali che si riflettno soprattutto sugli stati più poveri nonostante gli Indici di Sviluppo Umano dell’Onu avessero individuato la nazione fino ad allora in fase di alto sviluppo. Secondo alcuni studi sociologici tali provvedimenti avrebbero causato indirettamente la morte di circa 40mila persone tra cui moltissimi bambini e neonati.

VENEZUELA: PER LE SANZIONI DI TRUMP 40MILA MORTI, MOLTI BIMBI

L’attuale rivoltoso venezuelano, destituito dalla presidenza dell’Asemblea Nacional in una riunione parlamentare di gennaio, è cresciuto sulle orme di Leopoldo Lopez, ritenuto agente della Central Intelligence Agency e fondatore del partito Voluntad Popular pochi mesi dopo l’elezione di Barack Obama a presidente degli Usa.

Dopo l’arresto e la condanna di Lopez per le Guarimbas, le proteste con barricate incendiarie in cui numerosi venezuelani pro Maduro sono stati bruciati vivi con le molotov dai manifestanti, Guaidò, anche lui come il suo mentore laureatosi in costose Università nordamericane, ha guidato le proteste culminate nei sabotaggi elettromagnetici del marzo 2019 che lasciarono al buio il paese per settimane e per i quali lui stesso è ancora sotto inchiesta.

BLACKOUT VENEZUELA: GUAIDO’ SOTTO INCHIESTA PER SABOTAGGIO ELETTRICO

In questo quadro inquietante di occasionali scontri di guerriglia urbana, non degenerati per l’uso controllato della forza da parte del governo, nel settembre 2019 aveva suscitato scalpore sui media sudamericani l’immagine del leader dei manifestanti accanto ad esponenti di spicco di una delle tante Bandas Criminales che gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti.

Juan Guaidò a Cucuta, in Colombia, con El Minor e El Brother, due boss della bandas criminal Los Rastrojos

«Il difensore dei diritti umani e direttore esecutivo della Fondazione Progresar, Wilfredo Cañizares, ha ratificato la sua denuncia per il legame del deputato venezuelano Juan Guaidó, con il gruppo paramilitare colombiano Los Rastrojos, che, secondo quanto indicato, ha collaborato con il suo ingresso in Colombia» ha riportato TeleSur in riferimento a quando il golpista partecipò al concerto di Venezuela Live Aid nela città di confine di Cúcuta.

Le immagini mostrano Guaidó all’incrocio del confine colombiano-venezuelano il 22 febbraio del 2019, insieme ad Albeiro Lobo Quintero, noto come El Brother, e John Jairo Durán, alias El Menor, appartenente al gruppo di Los Rastrojos. In quei giorni a Cucuta scoppiò anche lo scandalo dei camion incendiati con gli aiuti umanitari inviati dagli Usa.

“OCCULTA GUERRA USA” IN VENEZUELA. EPLOSIONI A CARACAS

All’inizio il New York Time incolpò la Guardia Nacional Bolivariana poi, dopo la pubblicazione dei filmati integrali di Russia Today, fu costretto a rettificare la notizia evidenziando che erano stati i manifestanti di Guaidò ad appiccare il fuoco con le molotov per accusare Maduro.

I TERRORISTI COLOMBIANI ARRESTATI DA MADURO

Cañizares riferì anche che El Menor fu poi catturato in Venezuela a giugno nello stato di Carabobo: «Sono due criminali estremamente pericolosi. Questo gruppo, Los Rastrojos, opera nel comune colombiano di Puerto de Santander dal 2002».

VENEZUELA: ARRESTATO PER TERRORISMO IL BRACCIO DESTRO DI GUAIDO’

Questi soggetti sono stati identificati come responsabili di massicci omicidi e sparizioni forzate, atti perpetrati in quella località sulle rive del fiume La Grita. E tali organizzazioni paramilitari sono un prodotto dell’esportazione colombiana nel territorio venezuelano, necessario al traffico di droga ma anche utile a fiancheggiare il golpe.

La carta d’identità fasulla del criminale colombiano Wilfredo Torres Gomez ricercato dall’Interpol soprannominato Neco

Ciò è stato confermato da numerosi arresti importanti realizzati dal Sebin, l’intelligence bolivariana, tra cui quello di Wilfredo Torres Gomez, il killer super-latitante colombiano ricercato dall’Interpol.

E proprio dagli investigatori internazionali arriva un resoconto sul Venezuela che di fatto smonta in parte le accuse di narco-terrorismo contro il presidente Maduro svelando un intreccio di ben più note e organizzate consorterie criminali.

A scriverlo è stata la Direzione Investigativa Antimafia di Roma, il gruppo interforze di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza che indaga sulla criminalità organizzata, nel primo rapporto semestrale 2019 al Parlamento all’interno del paragrafo sulle ramificazioni malavistose all’estero.

Continua….

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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