Trump ha annunciato l’imposizione di dazi pari al 25% su un paniere da 50 miliardi di dollari di prodotti cinesi, principalmente rivolto verso importazioni “contenenti un importante livello tecnologico industriale”.

Il comunicato della Casa Bianca afferma che i dazi saranno imposti su “beni prodotti in Cina che rientrano nel piano strategico China 2025, che permetterebbe entro il 2025 alla Cina di dominare l’emergente industria ad alta tecnologia, e che darebbero la spinta alla crescita economica cinese ma allo stesso tempo danneggerebbero la crescita degli Stati uniti e molti altri paesi”.

Nel maggio 2015, il Consiglio di Stato Cinese svelò il piano decennale per la trasformazione del paese in una potenza industriale globale e all’avanguardia nell’alta tecnologia.

Il piano strategico fa parte del piano di sviluppo tecnologico e industriale cinese da completare entro il 2049, in concomitanza con il centesimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese.

Il piano si focalizza su nove priorità:

  1. Sviluppo dell’innovazione produttiva
  2. L’integrazione tecnologico industriale
  3. Il rafforzamento della base industriale
  4. La promozione dei marchi cinesi
  5. Il raggiungimento di una produzione ecosostenibile
  6. Attuare lo sviluppo in 10 settori chiave
  7. La ristrutturazione del settore produttivo
  8. Promuovere la produzione orientata ai servizi e le industrie di servizi connesse alla produzione
  9. L’internazionalizzare della produzione

I dieci settori chiave includono:

  • Nuove tecnologie informatiche
  • Macchine CNC e robotica
  • Componentistica aerospaziale
  • Attrezzature per l’ingegneria oceanica e navi ad alta tecnologia
  • Attrezzature ferroviarie
  • Veicoli a risparmio energetico e nuove energie
  • Generatori
  • Nuovi materiali
  • Medicina e attrezzature medicali
  • Macchine agricole

Beijing ha risposto ai dazi imposti dagli Stati Uniti, applicando dazi del 25% a 659 prodotti statunitensi per un valore di 50 miliardi di dollari.

Circa due terzi avranno effetto a partire dal 6 luglio, il resto in data da definire – la prima parte comprende soia, mais, grano, riso, sorgo, carne di manzo, maiale, pollame, pesce, latticini, frutta e verdura, auto e prodotti ittici, in accordo con la lettera del Ministero delle Finanze e del Commercio di Beijing che riporta:

“Tutti i precedenti accordi raggiunti durante i precedenti incontri da questo momento non sono più validi. La Cina non vuole iniziare una guerra commerciale, ma di fronte agli atti miopi da parte statunitense, (Beijing) è stata forzata a prendere una ferma e forte risposta di ritorsione”

Venerdì, il presidente del Consiglio degli affari USA-Cina John Frisbie ha rilasciato una dichiarazione, dicendo:

“Sollecitiamo entrambi i governi di tornare al tavolo dei negoziati e trovare una soluzione a questi importati problemi. Le compagnie americane vogliono soluzioni, non sanzioni”.

“I dazi non risolveranno questi problemi, ma danneggeranno gli interessi economici e il lavoro in America. Piuttosto che infliggere danni a noi stessi, dovremmo cercare modi per affrontare i problemi con la Cina.”

Entrambi i paesi hanno tenuto tre giri di consultazioni, che ad oggi non hanno portato a una soluzione, ulteriori negoziati sono in programma a Washington e Beijing.

Siamo ancora lontani da una vera guerra commerciale. Ma il rischio rimane se non si arriva ad un accordo sui temi più importanti nei mesi a venire.

Venerdì, la Casa Bianca ha minacciato Beijing di introdurre ulteriori dazi se risponderà: probabilmente sarà ufficializzato nei prossimi giorni, dato che la Cina ha comunicato l’imposizione dei propri dazi su 50 miliardi di dollari di prodotti americani, e che corrisponde a quanto imposto dallo stesso Trump

Giovedì, Lori Wallach la direttrice del Global Trade Watch, ha messo in dubbio che Trump abbia una strategia efficacie per affrontare l’enorme deficit commerciale americano con la Cina, responsabile della perdita di 3,4 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti dal 2001, ha dichiarato.

“In realtà fino ad oggi, lui ha mancato di mantenere le sue promesse commerciali in Cina,” ha sottolineato la Wallach, aggiungendo:

Il nostro deficit commerciale con la Cina è cresciuto considerevolmente da quando Trump è stato eletto, e la perdita di posti di lavoro americani continua e si intensificherà grazie alla sua truffa fiscale, che è stata confezionata per incentivare il ricollocamento della produzione americana all’estero.”

Paul Craig Roberts ha dichiarato che “Il ‘problema commerciale’ Americano è stato interamente creato internamente e non dovuto a Messico, Canada, Cina o Europa.”

Si tratta “globalizzazione, neoliberismo economico e il controllo che ha Wall Street sulle politiche degli Stati Uniti, sopratutto grazie al possesso e controllo sulla cosiddetta Federal Reserve”.

Il deficit commerciale dell’America con la Cina e altri paesi “ha origine dalla delocalizzazione all’estero di posti di lavoro americani” ha aggiunto Roberts; la vecchia politica Americana, è inasprita con l’amministrazione Trump, come ha spiegato la Wallach.

In altre parole, l’enorme deficit commerciale strutturale americano è stato creato negli Stati Uniti, non in Cina o altrove.

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Articolo di Stephen Lendman pubblicato sul suo sito il 16 giugno 2018
Traduzione a cura di FreeMan per SakerItalia

http://sakeritalia.it/est-asiatico/cina/la-rappresaglia-della-cina-in-risposta-allimposizione-dei-dazi-americani/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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