Il tema del giorno, quello che almeno si può leggere all’interno di svariati commenti su quotidiani cartacei e su Internet, è una domanda: quale sarebbe oggi l’argine al sovranismo,…

Il tema del giorno, quello che almeno si può leggere all’interno di svariati commenti su quotidiani cartacei e su Internet, è una domanda: quale sarebbe oggi l’argine al sovranismo, il muro di contenimento politico e sociale per fermare l’avanzata delle destre di Salvini e Meloni?

E’ abbastanza lampante il fatto che (caso mai qualcuno si fosse illuso che una destra può essere argine verso un’altra destra) la dimostrazione concreta dei fatti, quindi l’aver stipulato un contratto di governo con la Lega e odiernamente non avere nemmeno più l’alibi di essere maggioranza nel governo grazie ad una delega popolare, ha evidenziato come i Cinquestelle oggi non abbiano nemmeno lontanamente i tratti e le caratteristiche fondamentali per ricoprire questo ruolo.

Avrebbe dovuto essere anche abbastanza chiaro che nemmeno il Partito Democratico può assurgere a siffatta posizione di contrasto: è vero che in materia di diritti civili e di protezione della democrazia formale il PD può vantare ancora una eredità liberale dalla fusione delle due grandi culture, popolar-democristiana e socialdemocratica, che lo pone nella condizione di potersi mostrare come garante delle libertà fondamentali proclamate dalla Carta Costituzionale.

Ma è altrettanto vero che quando ci siamo trovati a vivere sotto un governo del PD, tecnico o politico che fosse, sono stati proprio i più fondamentali diritti costituzionali ad essere messi sotto attacco: tutto l’impianto sociale di protezione delle fasce più disagiate e proletarie della popolazione è stato ridimensionato per favorire i privilegi degli imprenditori, per garantire una scuola che fosse subordinata alle esigenze del mercato e per stravolgere, infine, proprio la Costituzione stessa con un referendum che, se avesse vinto il SI’ di Renzi e Boschi (ma anche di Zingaretti), avrebbe peggiorato notevolmente lo stato di salute democratica della Repubblica.

Che vi sia una destra peggiore di un’altra destra sta nei fatti: c’è sempre qualcuno che riesce ad elevare a massima potenza, e poi ancora oltre, i danni fatti da qualcun altro. Però non è possibile assumere questo teorema come programma politico e, peggio ancora, come alibi per soppiantare proprio i programmi politici e i valori che si intendono preservare, almeno a sinistra, almeno tra i comunisti, in termini di uguaglianza sociale, civile e, pertanto, difendendo anzitutto la Costituzione da nuovi attacchi: soprattutto da quelli che vengono fatti passare come grandi riforme moderne e che invece sono l’esatto opposto.

La domanda di cui all’inizio rimane allora senza una soluzione al momento. Perché non è indubbiamente La Sinistra che si è raccolta attorno al progetto dell’”European Left” che può pensare di avere la forza numerica e il consenso popolare per potersi proporre come argine alternativo all’argine farlocco del PD.

Non c’è dunque argine che tenga? Non possiamo sperare di vedere in Italia crescere una opposizione sociale e civile a questo governo e ad un futuribile governo a guida Salvini?

Forse sarebbe bene prendere coscienza che ci troviamo dentro ad un contesto enorme, molto più grande rispetto alla capacità di condizionamento della sinistra vera, quella anticapitalista, non quella che va alla ricerca di una riedizione di progetti di centrosinistra che hanno condotto sia comunisti sia socialdemocratici verso la residualità organizzativa e quindi rappresentativa.

Non è proponendo alla gente modelli di attenuazione dei disastri capitalistici che si può pensare di fermare il finto lato sociale delle destre, cani da guardia del profitto e dei privilegi dei padroni tanto quanto i democratici.

Sembrerebbe quindi di essere prigionieri della bolla, come trovarsi dentro ad un “Truman show” o in una puntata dei “Simpson”. In un mondo chiuso e ipertrofico al tempo stesso: autarchico ma aperto anche alle grandi alleanze sovraniste con Trump, Erdogan, Orbàn, Le Pen.

Italico e neo-nazionalista e patriotticamente europeista, con sogni di primazia che si vanno a scontrare con tanti altri sogni di egemonia singola nel Vecchio Continente.

L’argine edificabile contro queste cinquanta sfumature di nero neofascismo è un lavoro molto lungo se lo si vuole costruire per bene e senza fughe in avanti dettate soltanto dai, pur importanti, appuntamenti elettorali.

Non dobbiamo trascurare nulla e ripensare le nostre organizzazioni politiche, da Rifondazione Comunista a Sinistra Italiana, da Sinistra Anticapitalista a quelle ecologiste e libertarie non come scatole da assemblare per formare una massa più grande e visibile ad un elettorato rivolto a destra.

Dobbiamo mostrare il contenuto delle scatole e, soprattutto, far emergere una utilità sociale della sinistra, non semplicemente definirla come “esistente” e offerta alternativa alle altre in campo. Così non è solo troppo semplice ed inefficace, come s’è visto dopo lo spoglio delle schede la notte del 26 maggio: è fuorviante rispetto alla funzione di pedagogia politico-sociale che occorre mettere in campo come metodo di formazione al nostro interno e di riversamento dei contenuti e delle proposte al nostro esterno.

Un progetto politico nasce e cresce se ha un cervello: può anche avere due, tre, quattro gambe piccoline ma andrà sempre piano e finirà col cadere per terra senza una coordinazione dettata da una certezza rappresentata dalla coscienza di ciò che si vuole essere.

Qui sta il punto per la costruzione dell’argine prima e per la continuazione della lotta anticapitalista. Per sentirci uniti dobbiamo esserlo sapendo di condividere una analisi, una visione e anche una allucinazione comune: una nuova stagione dell’utopia non come non-luogo irraggiungibile ma semmai come sogno da declinare nel quotidiano con ragionamenti scientifici, con una nuova dialettica delle contraddizioni del sistema, con una nuova coscienza critica che abbiamo dimenticato da troppo tempo.

Manca il cervello. Quindi manca l’idea, l’ideologia e quindi anche tutte le altre parti del corpo non funzionano. Ed intanto la risposta sulla costruzione dell’argine rimane insoluta.

MARCO SFERINI

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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