Murale, medici e non bombe


Francesco Cecchini


TORINO
Un murale è apparso alla periferia di Torino per ringraziare i medici cubani che sono arrivati in Piemonte per combattere COVID-19.
“Grazie Cuba. Grazie Henry Reeve Brigade! È l’iscrizione che accompagna il murale. Il murale è stato creato da un gruppo di militanti di Noi Restiamo e della Rete Comunista, per esprimere apprezzamento per le azioni di Cuba nella lotta contro il nuovo coronavirus e in omaggio alla brigata Henry Reeve, fondata da Fidel Castro, nel 2005.
Lunedì prossimo, 25 maggio, il lavoro sarà presentato a sostegno dell’invito promosso in Italia da Luciano Vasapollo e Rita Martufi (coordinatori della Rete italiana di intellettuali e artisti in difesa dell’umanità) per l’assegnazione del Premio Nobel per la pace alla Brigata Henry Reeve, come richiesto da altre organizzazioni internazionali.


CREMA


Brigata medica Henry Reeve a Crema. Nelle magliette rosse è scritto Me dicen Cuba


A Crema, sabato 23 maggio è stata ringraziata la Brigata medica Henry Reeve, 36 medici e 15 infermieri che ha aiutato per due mesi la città nella lotta contro il coronavirus. Erano presenti oltre ad autorità cittadine e regionali, come il sindaco Stefanía Bonaldi, l’ambasciatore di Cuba in Italia, José Carlos Rodríguez e la presidente della Asociación Nacional de Amistad Italia-Cuba (Anaic), Irma Dioli. Nella centrale Piazza del Duomo, gremita di gente, si sono suonati e cantati gli inni nazionali di Italia e di Cuba.


MONDO

Medici cubani con la bandiere di Cuba e ritratti di Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara.


La prima esperienza della Collaborazione Medica Internazionalista Cubana avvenne 57 anni fa in Algeria. Nel maggio del 1963 arrivarono in Algeria 56 tra medici, infermiere, stomatologi e tecnici sanitari. L’ iniziativa nacque da un incontro nel 1962 tra l’ allora primo ministro algerino, Ahmed Ben Bella e Fidel Castro, che pensò di aiutare l’ Algeria che dopo l’indipenza era rimasta con pochi medici di inviare una brigata di medici.
Fídel Castro, all’ inizio della rivoluzione cubana, li aveva chiamati el ejercito de las batas blancas, lesercito dei camici bianchi. Sono i medici e gli infermieri cubani impegnati in missioni internazionali che da quel lontano 1963 sono state moltissime. Basti pensare agli interventi ad Haiti e in altri paesi caraibici colpiti da uragani o in molte nazioni dell’ Africa.
Ora oltre 40 paesi hanno chiesto l’aiuto di Cuba della per affrontare la pandemia che è presente in quasi 200 regioni del mondo.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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