LA VARIANTE VENETA
Da Potere al Popolo Padova
Dopo l’estate il Veneto punta tutto sui test rapidi, questo lo sappiamo, anche se la loro affidabilità non è chiara: pare si fermi al 70%, quindi ogni dieci positivi tre rischiano di non essere individuati dal test. Crisanti e il suo staff lo fanno notare, pubblicando uno studio a fine ottobre, e pochi giorni dopo compare una lettera sulla stampa, proveniente da dentro l’Ospedale di Padova, che mette in questione quello stesso studio. Oggi veniamo a sapere che dietro quella lettera ci sarebbero state pressioni provenienti dalle “alte sfere” della sanità veneta, e che non si trattava di un’iniziativa spontanea dei firmatari. In attesa di leggere i dettagli in edicola domani, ci accontentiamo di aprire i giornali di oggi: “Veneto arancione”, “paura in Veneto” e via così. La nostra regione è diventata il focolaio d’Italia, con un boom di contagiati.
Di chi è la colpa? Di tutti e di nessuno: delle mutazioni del virus, dell’irresponsabilità dei cittadini che si assembrano…in nessun caso di chi ha diretto la sanità veneta in questi mesi e in questi ultimi dieci anni.
Eppure qualcosa da dire ci sarebbe. Prendiamo le Unità Speciali di Continuità Assistenziale, unità di potenziamento della sanità ordinaria pensate precisamente per combattere il Covid. In base al decreto del 9 marzo, le USCA avrebbero dovuto essere attivate ENTRO 10 GIORNI dall’entrata in vigore del decreto stesso nella proporzione di una ogni 50.000 abitanti, quindi in Veneto circa 90: otto mesi dopo, a fine novembre, erano poco più della metà (51). E intanto arrivava la seconda ondata, nel mese di novembre le denunce di infortuni sul lavoro date da Covid nella nostra regione aumentavano del 56% in un solo mese (report INAIL del 22 dicembre) e i morti cominciavano a essere contati a migliaia, più che raddoppiando i dati estivi.
Nel frattempo, la dirigenza regionale si adoperava per costruire manovre a mezzo stampa con cui screditare Crisanti. Le priorità sembrano chiare. Non la salute reale dei cittadini, ma la salute mediatica dei dirigenti.
Per mesi si è parlato, sbagliando, di un presunto “modello Veneto”. Adesso è la “variante veneta” a essere sulla bocca di tutti. E qui siamo d’accordo, ma l’unica variante che ci affligge e di cui vogliamo liberarci sono Zaia e la dirigenza della sanità – e la posta in gioco, ormai, è la nostra vita.
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