Coprtina del romanzo Rosario Tijeras

Francesco Cecchini

A Marulanda, Tiro Fijo, un rivoluzionario colombiano.

E’ il 2007. Arrivo a Bogotà da Cartagena de las Indias. Bogotá è a 2600 metri, più vicina al cielo di Cartagena e chi vi abita dice: ” La costa es otro pais.”

 Il cielo non è blu ma grigio per le nuvole. All’ orizzonte non c’è il Caribe, ma le Ande, coperte anche loro da nuvole. L’ aria è fine e la vita vivace, sebbene sia la capitale di un paese in guerra, o meglio in guerriglia. Le cose che si possono fare a Buenos Aires, Roma e Londra  si possono fare anche a Bogotá. Le discoteche della Zona Rosa, negozi à la page, cinema con gli ultimi films nazionali ed americani, ristoranti.

L’ ingegnere al quale presento un progetto di ingegneria del suolo, il consolidamento e l’ impermeabilizzazione del suolo di una diga si chiama Juan.

” Bogotá non è la mia città. Sono nato, cresciuto ed ho studiato a Medellín, la citta’ di Pablo Escobar. Un luogo di cocaina e sicari. Ti consiglio di leggere Rosario Tijeras di Jorge Franco. Si legge facilmente.” Usciti dall’ ufficio  trovo il romanzo in una libreria del centro. La commessa mi chiede se voglio acquistare anche un CD del cantante Juane, Mi sangre. C’ e’ anche una canzone che canta di Rosario Tijeras. Me la fa ascoltare e mi da un foglietto con le parole.

Y se llamaba Rosario, del barrio era la manda más,

con su pistola en la mano siempre lista pa’matar

en odios y desengaños Rosario era la number one

nunca amó ni la amaron…

Y en sus ojos siempre el dolor existió,

todo fue porque en su niñez

un malpa la violó y ella se vengó.

Era Rosario Tijeras, la de pistola, espejito y labial en su cartera siempre llena de vicio, sexo, balas, placer y dolor,

las de las mil y una vidas pam pam pam!

Rosario la que nunca amó ni la amaron

Y en sus ojos siempre el dolor existió

y todo fue porque en su niñez

un malpa la violó y ella se vengó

Y confundió ,el amor fue una bala lo que entr ó en su corazón

nunca jamás lloró y en su alma siempre un llanto se escuchó,

 tantos que mató uno vino mal herido y se vengó

Rosario así murió y en el cementerio nadie la lloró

Compro libro e cd.

Leggo il romanzo di Jorge Franco, en diagonal, in meno di un paio d’ ore.

L’ inizio è folgorante:

“ Siccome a Rosario le spararono a bruciapelo, mentre la baciavano, confuse il dolore dell’ amore con quello della morte.”

Rosario Tijeras racconta di una ragazza che fu violentata a 8 anni dal padrino e a 14 da vicini di casa. Adulta diventa una pericolosa sicario, uccide a pagamento,vendicandosi così di quello che ha subito. Ama, allo stesso tempo due coetanei dell’ alta borghesia, conosciuti in una discoteca. Lo sfondo è la città di Medellin di fine anni 80, inizio 90, il luogo più violento della Colombia.

Crimminalità e violenza legate al traffico ed alla vendita di cocaine e di altre droghe sono le principali cause di omicidi a Medellin e nelle città colombiane. Inoltre vi è la limpieza social che colpisce i tossicodipendenti negli slums, innanzitutto quando non pagano. Squadroni della morte colpiscono per strada questi disgraziati, I cui corpi nessuno reclama. Rosario Tijeras lavora da sola, assassina su comissione. Ė una free lance del crimine.

Juan, nei giorni che trascorro a Bogotà, cena con me e mi racconta cose della regione dove sorgerà la diga.  Di indigeni, di acqua e di cocaina.

Juan è un uomo di cinquant’ anni, non sposato. Vive solo. Intuisco che ha bisogno di parlare di fatti di cui non parla con colleghi ed anche con amici, nel caso ne avesse.

” La diga si trova al nord della Colombia e non è la sola che il governo pensa di costruire”

” Lo so, ho chiesto l’ elenco dei progetti”

” Conosco la regione, l’ ho visitata tre volta per l’ offerta e per vedere dove sorgeranno le altre”

” Se verrà accettata la proposta tecnico-economica che vi sto presentando , mi dovrai  accompagnare per vedere e definire l’offerta”

” Vi sono dei problemi di cui mi sono reso conto e non sono tecnici.”

” Quali?”

” La regione è abitata da indigeni. Quattro etnie, differenti per cultura idiomi e religioni, ma uniti nel loro rapporto con la terra ed, in generale con la natura. Sono circa 10.000 persone.”

”  Immagino che le dighe sconvolgeranno la vita di questa gente”

” Ci puoi scommettere. Nella regione non vi sono solo gli indigeni, ma l’ esercito, i paramilitari, il narcotraffico e la guerriglia.”

” Quindi non e’ il paradiso perduto, ma l’ inferno come in molti luoghi del tuo paese.”

” Verranno assestati dei colpi mortali a due risorse vitali per gli indigeni. L’ acqua e le foglie di coca.  Il fiume dove verrà costruita la diga è considerate propietà degli indigeni, di un gruppo in particolare. La diga inteferisce con il ciclo naturale dell’ acqua. Nella regione si coltiva la coca che ha un ruolo fondamentale nella vita quotidiana e viene utilizzata per offerte e cerimonie. L’ invaso di questa diga e delle atre toglierebbe terra alle foglie di coca.”

” Cosa pensa di fare il governo?”

” Semplice, spostare gli indigeni che intralciano i progetti idroelettrici.Con le buone o con le cattive. Non sarebbe la prima vota.”                                                                               

  “ Tu cosa pensi di fare?”

“ Io posso fare poco. Ho già informato, confidenzialmente,  organizzazioni come Survival. Ho anche fornito loro foto. Hanno scritto ed informato il mondo intero, ma credo che nulla cambierà. Sono in crisi, penso di abbandonare l’ impresa. Di andare a insegnare matematica in un istituito superiore. Salario basso, ma dormirò piu tranquillo.

Ma prima, nei prossimi giorni, ti accompagno a vedere”.

Sono curioso di vedere, in Peru ho conosciuto le foglie di coca,il mate di coca, nelle Ande e la cocaina a Lima, ma  non sono mai venuto a contatto con una realtà simile.

Al quarto giorno il direttore mi chiama nel suo ufficio.

” Mi spiace, ma la vostra offerta è troppo costosa. Pensiamo di affidare il lavoro ad un subcontrattista colombiano. La sua vista del luogo è, quindi, inutile, ma vi sono altri progetti. Pensi a contenere I costi. Ad utilizzare solo tecnici ed operai colombiani ” 

Non dico niente. Saluto ed esco.

  L’   ultima sera ceno, come al solito,  con Juan, ma non parliamo di indigeni, acqua e foglie di coca. Ritornano Rosario Tijeras e Medellin. Dal libro hanno fatto un film con un attrice molto bella, ma Juan è uscito dalla sala prima che terminasse. Juan pensa anche di ritornare a Medellin. Leggerò il romanzo di Jorge Franco parola per parola. Storia e scrittura non  meritano una lettura superficiale, in diagonale. Lo porterò con me a Buenos Aires.

Dopo cena, Juan mi porta in un locale dove si suona e si balla cumbia, perché non lasci la Colombia triste, per le sue tragedie e per la proposta bocciata. Juan resta seduto, fuma e beve. Io ballo cumbia con una sexy-hostess del locale che tra una cumbia e l’ altra vuole bere intrugli che preparano per lei, acqua colorata. Io bevo aguardiente colombiana, un distillato di canna ed anice, freddo. Ma non per molto, come Juan  ho altro per la testa.

Usciamo. Bogotá di notte è luminosa e movimentata, auto, uomini e donne che da un posto vanno in un altro, passeggiano, musica esce dalle disco. La Sierra Nevada, il Cauca, Catacumba ed altre regioni sono lontane, ma rimangono nelle nostre teste.

Di fronte all’ albergo dove dormo, Juan mi abbraccia.

“ Scrivimi.” Mi dice.

“ Ritornerò in Colombia.”  Rispondo.

Bogotá

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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