La Federazione Russa è, insieme alla Repubblica Popolare Cinese, uno dei principali nemici individuati sullo scenario globale da parte degli Stati Uniti. Lo ha affermato chiaramente, e in numerose occasioni, il presidente Joe Biden, che in questo modo ha dimostrato di situarsi lungo il solco tracciato dal suo predecessore, Donald Trump. Non può dunque essere un caso che proprio la Russia si trovi attualmente a dover fronteggiare un attacco multidimensionale, ovvero una serie di offensive perpetrate da Washington e dai suoi fedeli servitori europei sotto diversi punti di vista.

L’evento più eclatante che è stato riportato dai media di tutto il mondo negli ultimi giorni riguarda la violazione delle acque territoriali russe del Mar Nero da parte del cacciatorpediniere della marina britannica HMS Defender. Questo evento ha contribuito ad aumentare le tensioni come non avveniva da tempo, e non può essere certamente considerato come un incidente. Si tratta infatti di una vera e propria provocazione da parte di Londra, certamente concordata con gli Stati Uniti, nel tentativo di tastare le difese russe in quell’area di grande tensione, al confine tra Russia e Ucraina.

L’annuncio dell’episodio è stato dato mercoledì 23 giugno dal ministero della Difesa russo, secondo il quale la flotta russa del Mar Nero, insieme al servizio di sicurezza federale per il controllo delle frontiere, ha impedito al cacciatorpediniere britannico nei pressi di Mis Fiolent (o Capo Fiolent), in Crimea, non distante dalla città di Sebastopoli. Va ricordato, infatti, che la penisola di Crimea è dal 2014 stata annessa alla Federazione Russa, sebbene i Paesi occidentali la considerino come appartenente all’Ucraina. Questo ha fornito alla marina britannica l’alibi per violare le acque territoriali russe, affermando di operare in acque territoriali ucraine con il permesso del governo di quel Paese.

Sergej Rjabkov, viceministro degli Esteri di Mosca, è tornato sull’episodio, condannando l’azione intrapresa dalla nave britannica come violazione del diritto internazionale, ed affermando che la Russia difenderà i suoi confini con tutti i mezzi disponibili, compresi quelli militari: “Questo contraddice completamente le norme del diritto internazionale”, ha dichiarato il rappresentante del governo russo. “Queste non sono le acque territoriali dell’Ucraina, queste sono le acque territoriali della Federazione Russa, questo è il nostro confine. Lo difenderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione, compresi quelli militari”, ha aggiunto.

Anche Marija Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri, ha affrontato la questione, sottolineando come l’azione della HMS Defender sia certamente avvenuta in accordo con il governo degli Stati Uniti. La nave britannica partecipava infatti alle esercitazioni Sea Breeze tenute nel Mar Nero sotto il comando degli Stati Uniti, e al momento dell’incidente sulla HMS Defender non si trovavano solamente ufficiali britannici, ma anche statunitensi ed ucraini, secondo quanto dichiarato dalla stessa Zacharova: “In queste condizioni, è impossibile che il ‘passaggio pacifico’ del cacciatorpediniere britannico non sia stato concordato con il ‘grande fratello’”, ha affermato la portavoce.

Non può essere caso, del resto, neppure che le autorità statunitensi siano immediatamente intervenute in difesa del proprio fedele alleato britannico per bocca del segretario stampa del Pentagono, John Kirby, provocando l’ovvia reazione dell’ambasciata russa negli USA: “Negando l’ovvio, il Pentagono vive ancora nelle illusioni sulla situazione reale nella Crimea russa e in tutta la penisola”, si legge sull’account ufficiale Twitter della missione diplomatica. 

Nel frattempo, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE, dall’acronomo inglese di Parliamentary Assembly of the Council of Europe) ha approvato una risoluzione sulla Crimea che è stata immediatamente respinta dalle autorità russe, come affermato dal presidente della Duma di Stato, la camera bassa del parlamento moscovita, Leonid Sluckij: “La PACE purtroppo rimane fedele ai suoi doppi standard. La risoluzione adottata contiene richieste di utilizzare la legge ucraina in Crimea (sul territorio russo!!!) che è l’apice dell’assurdità innanzi tutto dal punto di vista legale”, ha scritto Sluckij attraverso i social network. Secondo il politico russo, “è giunto il momento che l’assemblea smetta di approvare decisioni che la Russia non attuerà perché contraddicono la costituzione russa e il diritto nazionale“. La risoluzione, presentata dalla rappresentante islandese Sunna Ævarsdóttir, propone infatti l’utilizzo della legge ucraina in Crimea, che, come abbiamo sottolineato, è oggi parte integrante della Federazione Russa: l’ennesima provocazione antirussa.

Da questi dati, emerge chiaramente come la questione della Crimea sia centrale nella tattica statunitense ed occidentale di destabilizzazione della Federazione Russa. Con l’Ucraina passata nel campo dello schieramento imperialista dopo il colpo di Stato del 2014 contro il presidente Viktor Janukovyč, Washington possiede infatti un Paese vassallo direttamente ai confini della Federazione Russa, oltreutto in un’area geopolitica strategica come quella del Mar Nero. Questo rende la situazione potenzialmente ancora più incandescente rispetto alla guerra fredda, quando la cortina di ferro suddivideva in maniera netta i due blocchi, evitando il contatto diretto tra le superpotenze.

Ha dunque perfettamente ragione l’ambasciatore russo a Londra, Andrej Kelin, quando afferma che l’incidente della HMS Defender rappresenta “una provocazione deliberata e intenzionale, portata avanti dagli inglesi”. Secondo Kelin, che ha ricordato anche come episodi simili abbiano già avuto luogo in passato, si è trattato di una mossa cercata volutamente per portare ad un peggioramento delle relazioni tra Mosca e l’Occidente, anche correndo il rischio di scatenare un vero e proprio scontro armato nelle acque del Mar Nero. “Per quanto riguarda i disaccordi, i britannici sostengono la loro versione. Si basa principalmente sul loro non riconoscimento della Crimea. Ma bisogna capire che c’è la posizione politica, e poi c’è quella vera. Queste cose possono tradursi solo in un grande incidente militare“, ha affermato Kelin.

Tutto questo prova unicamente l’atteggiamento sempre più aggressivo da parte dell’imperialismo e dell’atlantismo nei confronti della Federazione Russa, non più sottoposta unicamente alla gogna mediatica e propagandistica e alle ingiuste sanzioni unilaterali, ma ora attaccata direttamente nelle proprie acque territoriali. Si tratta di una vera e propria guerra multidimensionale, come quella a cui è da anni sottoposta la Repubblica Bolivariana del Venezuela. E, se un giorno dovesse accadere un grave incidente tale da dare vita ad uno scontro bellico, la macchina mediatica filoimperialista farà di tutto per far ricadere le responsabilità su Mosca.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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