In un anno senza elezioni federali (off-year election in gergo), l’election day del 2 novembre è stato vissuto in tono minore dalla stampa internazionale, ma ha comunque dato indicazioni importanti. In programma c’erano infatti le elezioni per i governatori di due Stati, la Virginia e il New Jersey, ma anche quelle suppletive per riassegnare due seggi della Camera dei Rappresentanti in Ohio, nonché le elezioni per i sindaci di diverse città di primo piano.

Il risultato più rilevante è stato quello della conquista della Virginia da parte dei repubblicani, dopo due quadrienni consecutivi nei quali hanno governato i democratici Terry McAuliffe e Ralph Northam. Il Partito Democratico ha provato a riproporre proprio Terry McAuliffe, in carica dal 2014 al 2018, che ha nettamente vinto le primarie, ma la sua candidatura è stata battuta di poco da quella del repubblicano Glenn Youngkin, noto soprattutto per essere stato amministratore delegato del Carlyle Group. Con il 50,9% delle preferenze (secondo i dati disponibili al momento), il politicamente inesperto Youngkin ha ottenuto la carica di governatore che occuperà a partire da gennaio.

Al contrario di quello che è accaduto in Virginia, i democratici sono riusciti a mantenere il controllo del New Jersey, grazie alla conferma del governatore uscente Phil Murphy (in foto). In carica dal 2018, l’ex ambasciatore degli USA in Germania ha ottenuto il secondo mandato con un margine minimo sullo sfidante, il repubblicano di chiare origini italiane Jack Ciattarelli. Stando a quanto noto fino ad ora, Murphy avrebbe ottenuto il 50,02% dei consensi, con meno di ventimila schede di vantaggio su Ciattarelli. L’esito dell’elezione è stato in bilico fino all’ultimo, e a lungo si pensava che i repubblicani avrebbero potuto strappare anche lo Stato nord-orientale ai rivali.

Le elezioni suppletive non hanno cambiato gli equilibri del Congresso, visto che in Ohio gli elettori hanno confermato gli stessi partiti che avevano votato alle elezioni federali. Nell’11° distretto, la democratica Shontel Brown si è imposta con il 78,8% delle preferenze, succedendo a Marcia Fudge, che ha rinunciato alla carica dopo aver ottenuto l’incarico di segretario di Stato per per le Politiche Abitative e lo Sviluppo Urbano. Resta repubblicano, invece, il seggio del 15° distretto, dove Mike Carey ha ottenuto il 58,3% dei consensi. Quest’ultimo sostituirà Steve Stivers, dimessosi dopo essere stato nominato amministratore delegato della Camera di Commercio dell’Ohio.

Passando alle elezioni per i sindaci delle principali città, i democratici mantengono Albuquerque, la città più popolosa del New Mexico, dove è stato confermato Tim KellerDetroit (Michigan), con il secondo mandato per Mike Duggan, e Minneapolis (Minnesota), dove il sindaco uscente Jacob Frey dovrebbe vedere la propria conferma ufficializzata in una sfida a tre tutta tra esponenti dei Dems. Tra le città che avranno un nuovo sindaco democratico, troviamo Boston (Massachusetts), grazie alla vittoria di Michelle WuSeattle (Washington), con l’avvicendamento interno al partito tra Jenny Durkan e Bruce HarrellCleveland (Ohio), dove è stato eletto Martin Bibb, e Cincinnati (ancora in Ohio) con la vittoria di Aftab Pureval. Infine, nella roccaforte Pittsburgh (Pennsylvania), dove i democratici amministrano ininterrottamente dal 1934, Ed Garney succederà al compagno di partito Bill Perduto, avendo ottenuto più del 70% dei consensi nella sfida con il repubblicano Tony Moreno.

I repubblicani si consolano mantenendo saldamente Miami, la città della Florida dove conservano il primato ininterrottamente dal 2009. Il sindaco uscente Francis Suarez ha infatti ottenuto più del 78% dei consensi, anche se questo dato rappresenta un ridimensionamento rispetto al quasi fantascientifico 86% di quattro anni fa.

Resta da assegnare, infine, l’incarico di sindaco di Atlanta, in Georgia, dove però la democratica Felicia Moore sarà la grande favorita, avendo ottenuto il 40,8% al primo turno. Il ballottaggio del 30 novembre la vedrà sfidare un altro candidato dei DemsAndre Dickens, che partirà dal 23% di preferenze. Comunque vada, dunque, anche la città che ha ospitato i Giochi Olimpici del 1996 resterà democratica, dando seguito all’amministrazione del sindaco uscente Keisha Lance Bottoms.

La prossima importante scadenza elettorale negli Stati Uniti sarà quella dell’8 novembre del 2022, quando saranno in programma le elezioni di midterm, considerate come il più importante banco di prova per l’amministrazione federale. Inoltre, ben 36 Stati dovranno eleggere il proprio governatore, fatto che potrebbe ridisegnare non poco la geografia politica degli USA.

N.B.: nell’articolo abbiamo tenuto conto dell’affiliazione partitica dei candidati anche per le città dove gli aspiranti sindaci si presentano ufficialmente come indipendenti.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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