Michele Santoro, ospite della nuova puntata della trasmissione di La7 Dimartedì, parla delle imminenti elezioni con toni cupi e per farlo inizia da un ricordo personale.
“Quando ero bambino – racconta il giornalista – mio padre si preparava per andare a votare, col suo vestito migliore e mi portava con lui al seggio. Non mi parlava di politica ma questa era una lezione d’educazione civica. Io il voto ce l’ho stampato non nella memoria ma sulla pelle come se fosse un tatuaggio. Stavolta però è come se me lo avessero rubato, come se mi avessero portato via un pezzo di pelle”.
“Me lo ha rubato il fatto di farci precipitare in una campagna elettorale – accusa Santoro – mentre eravamo sotto l’ombrellone. Quindi noi andremo a votare informandoci solo gli ultimi 7-8 giorni, fondamentalmente attraverso la televisione. Non abbiamo avuto la possibilità di mettere insieme candidati e progetti alternativi. Sono stati scelti tutti dalle segreterie dei partiti. Noi elettori non contiamo più niente”.
“Comincio a pensare – prosegue Santoro – che tra poco i forni smetteranno di fare il pane, perché c’è una guerra di cui i partiti non parlano. Non affrontano questo problema. Si sfidano in dibattiti esangui senza passione, convinzione, senza dirci qual è il modo per far finire questo conflitto. E intanto la gente va in piazza con le bollette perché non ce la fa a pagarle”.
La conclusione è su Draghi e i tecnici al governo: “Sono 10 anni che i tecnici ci governano ma la povertà è sempre aumentata, siamo l’unico Paese in Europa che è rimasto indietro su salari e pensioni. Sti tecnici a che ‘tecnicamente’ servono!”
Michele Santoro furioso a diMartedì: “Sono 10 anni che i tecnici ci governano ma la povertà è sempre aumentata