di Federico Greco e Mirko Melchiorre –  www.ceraunavoltainitalia.com

Santo Gioffrè, uno dei protagonisti del nostro film c’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando, è politico, scrittore, chirurgo e ginecologo. Nel 2015 viene nominato dalla giunta Oliverio come commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, di cui è stato il primo a denunciare le anomalie dei pagamenti. La sua lotta contro il malaffare locale e internazionale che drenava soldi dalla sanità calabrese verso i privati e le multinazionali estere porterà la stessa ASP ad essere sciolta per infiltrazione mafiosa.

Gioffrè non ha mai accettato di lavorare nel privato e si batte da anni per la sanità pubblica.

Nel 2020 pubblica per Castelvecchi il libro Ho visto. La grande truffa nella sanità calabrese.

Nel 2008 ha scritto il romanzo Artemisia Sanchez, dal quale la RAI ha tratto la fiction omonima, vincitrice nel 2009 dell’Efebo d’Oro insieme a Marco Bellocchio e Giuseppe Tornatore.

Il suo ultimo romanzo è Fadia (Castelvecchi, 2022).

Santo, ci parli di come sei finito a fare il commissario straordinario della Azienda Provinciale di Reggio Calabria, la più disastrata d’Europa?

Fin da quando ho operato nell’ambito ospedaliero – sempre ed esclusivamente nel servizio pubblico – ho assistito a tutte le decadenze di quelli che erano gli ospedali di zona e che davano il senso dell’umanizzazione della sanità. Pian piano quando questa cosa è cominciata a venire meno per tante logiche, ovvero quelle di sintetizzare, di omogeneizzare, di risparmiare, e io ho sempre tentato di impedire che ci fosse una desertificazione della sanità qui da noi, soprattutto nella zona tirrenica della provincia di Reggio Calabria. Cosa che poi si è intensificata durante l’ultima parte del 2000: con il Piano di Rientro, vera e propria spending review della sanità pubblica, c’è stata una devastazione totale.

Sono diventato commissario dell’ASP di Reggio Calabria improvvisamente, per caso, nel senso che la nuova giunta regionale nel 2015 decise di dare un taglio netto rispetto al passato e pensò di nominare medici commissari straordinari, solo per sei mesi, con la possibilità di prolungare altri sei mesi, senza contratto ma come specifica emanazione della giunta regionale. Io arrivai perché mentre avevano deciso per tutte le altre ASP e le Aziende Ospedaliere, trovarono un problema sull’ASP di Reggio Calabria: era rimasta l’unica ASP in cui non si era nominato il commissario. Di colpo venne fuori il mio nome, perché ero stato per nove anni assessore alla cultura della provincia di Reggio Calabria, un record in quel settore strategico, che era quello soprattutto di rivitalizzare il senso culturale, il genius loci, ma anche tutto ciò che si muoveva di cultura all’interno della promozione. Insomma si arrivò al mio nome per caso. Avevo fatto un Master all’Università di Pisa sul Management delle Aziende Sanitarie proprio l’anno prima, nel 2014. Mi chiamarono mentre ero in una trasmissione televisiva e mi dissero che c’era in campo la mia nomina. All’inizio rifiutai perché ebbi paura. Poi mi si chiese di accettare per fare un servizio alla comunità, alla provincia di Reggio Calabria, conoscendomi per come ero stato negli anni precedenti anche nel mio comune di Seminara, sciolto per due volte per mafia, di cui ero stato amministratore, l’unico che era rimasto accanto al sindaco, scortato per tre anni. C’era tutto questo complesso di cose pregresse e mi diedero questo incarico.

Che cosa hai trovato in quell’azienda sanitaria?

C’era stata una riunione a Bruxelles, prima che io mi insediassi, nel 2014, in cui si era parlato dell’ingovernabilità dell’ASP di Reggio Calabria. Senza però mai che venisse affrontata veramente. Trovai un debito enorme che non si riusciva più a capire quanto fosse esattamente. Quando arrivai io c’erano 400 milioni di euro di pignoramenti non regolarizzati, cioè pagamenti che il tesoriere faceva nei confronti di creditori che arrivavano attraverso le ingiunzioni e le sentenze giudiziarie per vedersi pagate anche fatture vecchie di decenni. Pagamenti che una volta effettuati non venivano trasmessi all’ASP di competenza: veniva solo trasmessa una cifra in generale e non le singole fatture pagate, per cui nel partitario delle ASP di Reggio Calabria non venendo negativizzate tali fatture risultavano non pagate. In sostanza: molte voci, pur pagate, restavano lì come se fossero ancora debiti. In questo caos generale, aziende private e multinazionali facevano razzie dei conti nella totale indifferenza di tutti. Sostanzialmente nell’ASP di Reggio Calabria operava da sempre una congrega, un’organizzazione fatta di colletti bianchi proprietari di case di cura private, molto probabilmente massoni, che con la complicità di dipendenti infedeli permettevano queste razzie. I commissari, che venivano sostituiti ogni sei mesi, non riuscivano a ben individuare.

Io me ne accorsi dopo circa un mese che mi insediai. Scoprii la prima transazione falsa quando un avvocato, l’antico curatore di una casa di cura privata, Villa Aurora, mi disse: “Guardi che questa delibera fatta da quelli prima di lei è falsa.” Io mi trovai in una situazione che non capivo, perché a Reggio Calabria ciò che si dice può essere anche altro. Se uno viene e mi dice questa transazione è falsa, io devo capire perché mi si dice questo. Perciò chiamai il mio tesoriere e gli dissi di portarmi le carte. Lui mi sorrise e mi disse: “È inutile che va a cercare, perché nel suo partitario, nella sua tesoreria questi risultano debiti da pagare”.

La cosa davvero grave è che chi doveva certificare era la KPMG, una multinazionale svizzera (1). Il loro gruppo di lavoro aveva certificato che quelli erano debiti. Di fronte a quelli tu non hai mezzi momentanei per controllare. Io rimasi perplesso perché non capivo bene i linguaggi, anche se li conoscevo. Allora ho chiesto le carte al curatore di Villa Aurora, perché io senza le carte rischiavo di poter pagare io per non aver pagato la transazione dove c’era un impegno a monte. Parlai con Scura, che era il commissario del governo. Dapprima fu incredulo, poi venne a Reggio e mi disse “Buttati su questa cosa, perché se è vera vuol dire che siamo in un altro mondo.” Ma io avevo bisogno di carte. Perché quelli vennero a dirmi “Lei perché non mi paga? Noi abbiamo fatto tutti i processi che dovevamo fare, sottoposti a tutti i controlli, il gruppo di lavoro, l’Advisor, la KPMG dice che ci dovete pagare, perché non ci pagate?”.

Purtroppo il curatore di Villa Aurora ebbe una crisi e morì. In seguito fu la famiglia a consegnarmi le carte ed io annullai la delibera. Un atto non facile. Ne parlai ancora con Scura, mi disse “Ti sono accanto, abbi coraggio.” perché mi vide spaventato. Parlai col presidente della Regione Calabria, che chiamò il procuratore della Repubblica. Io chiusi l’ASP per non fare uscire nessuno e annullai la delibera. Ma insieme a questo già avevo trovato altre cose che non andavano: delle multinazionali del farmaco, la Roche, la Novartis che si erano presi circa 4 milioni di pagamenti nell’ASP di Reggio Calabria nel 2012, con il commissario ad Acta e le stesse fatture nel 2014, presentate a Catanzaro presso la BDE, l’ufficio della Regione Calabria che era nata col piano di rientro e doveva pagare i debiti delle ASP con delle transazioni. Si erano presi i soldi, io li scoprii per caso perché un funzionario venne e me lo disse. Chiamai i dirigenti che si precipitarono da Milano, gli dissi “Adesso restituite i soldi sennò vi denuncio”. Loro mi dissero che entro un mese mi avrebbero dato i risultati delle loro verifiche. Poi passò l’estate, io uscii e una parte di quei soldi li ritornarono nel 2019.

Come è finita?

Se deve essere sincero, ne sono uscito vivo per caso perché non ero destinato a uscirne vivo se andavo avanti, se avessi accettato altri sei mesi di incarico invece di essere destituito, per essere un fesso a pensare che l’ideologia deve venire prima di ogni cautela personale… Avevo incominciato a fare degli incroci, e sarebbe venuto fuori di tutto. In Calabria spesso si ammazza anche per €100, o per €1.000. Ma io avevo a che fare con cifre anche cento volte superiori. L’ASP ha 900 milioni di debiti e dal 2005 al 2015 hanno fatto quello che hanno voluto, è stato un vero e proprio bancomat.

Note

(1) È una rete di società indipendenti, affiliate a KPMG International Cooperative, quest’ultima di diritto svizzero, di fornitura di servizi professionali alle imprese, specializzato nella revisione e organizzazione contabile, nella consulenza manageriale e nei servizi fiscali, legali e amministrativi. È attiva in 147 Paesi con circa 219.000 dipendenti. KPMG fa parte delle cosiddette “Big Four”, ovvero le quattro società di revisione che a livello mondiale si spartiscono la grande parte del mercato. (wikipedia)

In tutto questo, dal 2008 ad oggi la Kpmg Advisory per le attività di controllo ha ricevuto compensi pari a 11.015.878,23 euro. Eppure il consigliere regionale del Partito democratico Carlo Guccione chiese al presidente reggente Spirlì e al commissario ad acta Longo se non ritenessero “urgente e necessario fare chiarezza sulle attività svolte dall’advisor Kpmg. I compiti che erano stati affidati alla società, tra i quali il processo di ricognizione e riconciliazione del debito pregresso e verifiche dei dati aziendali per il monitoraggio gestione e contabile delle Asp e Aziende ospedaliere calabresi, non risultano essere stati svolti, vista la gravità e il disordine finanziario in cui versano i Bilanci del servizio sanitario regionale. Per tali attività, a quanto pare non effettuate, alla Kpmg Advisory Spa in questi anni sono state pagate consulenze per oltre 11 milioni di euro”. (https://www.corrieredellacalabria.it/2021/03/04/il-debito-sanitario-e-una-voragine-ma-kpmg-ha-avuto-11-milioni-in-consulenze/)

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-come_le_multinazionali_hanno_saccheggiato_la_sanit_italiana_roger_waters_incontra_i_ragazzi_di_cariati/48173_48433/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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