La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd mi bare una buona notizia. Banalmente perché, anche per chi opera nel campo della sinistra d’alternativa, è preferibile una segretaria che seppur in modo flebile e contradditorio pone una critica al neoliberismo rispetto al neoliberismo che il Pd di Bonaccini avrebbe garantito acriticamente.

Con Bonaccini viene sconfitto il renzismo di ritorno che tanti danni ha fatto al Paese e viene sconfitta quell’idea di partito degli amministratori dell’esistente, per altro tranne rare eccezioni modesti, senza alcuna visione di futuro e che ha portato il Pd ad ammalarsi di governismo e per questo a trovare naturale allearsi con la destra, anche a livello locale. Con Bonaccini viene anche sconfitto quel “io” autoreferenziale che da tempo caratterizza la sua comunicazione. Il “noi” introdotto da Schlein ha suscitato quell’empatia in settori di sinistra/centrosinistra che l’arido pragmatismo di Bonaccini non ha intercettato.

Se è facile capire cosa viene ricacciato indietro con la sconfitta di Bonaccini, non è semplice comprendere cosa si prospetta con la segreteria Schlein. Il corpaccione del Pd è ormai un partito di impostazione neoliberista – con il suo portato di privatizzazioni, precarietà e diseguaglianze – europeista solo per l’austerità, atlantista e sostenitore della cobelligeranza nel conflitto in Ucraina. Questa impostazione è risultata nettamente predominante nelle primarie interne, ma in quelle aperte ha vinto una impostazione che “romanticamente” chiede una sterzata a sinistra ad un partito che ha dimostrato da anni di non avere più quegli argomenti nelle sue corde.

Se devo misurare Elly Schlein per quello che ha fatto da vicepresidente dell’Emilia-Romagna il mio giudizio è completamente negativo. Ha messo la sua firma su provvedimenti arretrati come il Piano dei Trasporti o il Piano dei Rifiuti, non si è opposta alla strisciante privatizzazione della sanità e il suo Piano per il clima è stato affossato da altri provvedimenti che peseranno per i prossimi anni come il rigassificatore di Ravenna. Con il suo silenzio ha avvallato l’autonomia differenziata dell’Emilia-Romagna quando a opporsi era solo la sinistra fuori dall’assemblea legislativa.

Ma so bene che le fasi politiche cambiano e che condizioni nuove possono favorire l’avanzare di posizioni che solo poco tempo fa rimanevano ingabbiate. Saranno dunque i fatti concreti quelli su cui misureremo Schlein segretaria del Pd, a partire dal nodo della partecipazione alla guerra, o della ricerca della pace, che è quello attorno a cui oggi si determina il futuro del nostro Paese e dell’Europa intera.

Per quanto riguarda noi, la sinistra-sinistra, la costruzione di Unione Popolare come soggetto della sinistra di alternativa, antiliberista, anticapitalista, capace di dare voce a tutti coloro – la maggioranza – che non hanno alcuna rappresentanza sociale e politica, deve diventare l’ossessione quotidiana. Se non ci riusciremo continueremo ad essere un paese senza sinistra in cui alla sinistra può essere concessa solo qualche temporanea illusione.

Stefano Lugli Prc UP

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