L’attenzione della stampa mainstream è oggi rivolta verso le celebrazioni della giornata mondiale dell’ambiente. Ciò che manca, tra carte di giornale verdi e approfondimenti ad hoc, è un pensiero a chi dell’ambiente ne ha fatto un impegno quotidiano: gli ecoattivisti. Questi ultimi, nonostante la disobbedienza civile non violenta, sono finiti nella rete dello stigma sociale e della repressione. Lo scorso aprile, in Italia, i militanti di Ultima generazione sono stati accusati dalla Procura di Padova di costituire un’associazione a delinquere. Per lo stesso reato, a cui si è aggiunto l’aggravante del sabotaggio, la procura generale di Monaco di Baviera ha autorizzato perquisizioni e sequestro di beni nei confronti di sette attivisti di Ultima generazione. A fine maggio, in Olanda, la polizia ha arrestato 1.500 persone che stavano manifestando senza autorizzazione ma in modo pacifico contro i sussidi ai combustibili fossili che, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), sono raddoppiati tra il 2021 e il 2022, raggiungendo la soglia del trilione di dollari.

La strada intrapresa dai Paesi europei, e non solo (come dimostrano i casi di repressione negli Stati Uniti), segna un punto di rottura tra i governanti e le “ultime generazioni” in grado di agire per contrastare la crisi ecologica. Lo scorso aprile, il governo Meloni ha presentato al Senato un disegno di legge che amplierebbe la possibilità di arresto in flagranza degli ambientalisti in caso di imbrattamento di beni culturali o paesaggistici. Da dicembre 2021, gli attivisti di Ultima generazione hanno collezionato in Italia 2mila denunce e 90 fogli di via, a fronte di 120 proteste realizzate. Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, ha dichiarato: «gli attivisti per il clima, guidati dalla voce morale dei giovani, hanno continuato a perseguire i loro obiettivi anche nei giorni più bui. Devono essere protetti, abbiamo bisogno di loro ora più che mai. I manifestanti sono stati determinanti in momenti cruciali per spingere i governi e i leader delle imprese a fare molto di più. Gli obiettivi climatici globali sarebbero già fuori portata senza di loro».

Per richiamare l’attenzione sulla necessità di interventi seri e strutturali per fermare, o quantomeno limitare, i cambiamenti climatici, gli ecoattivisti hanno fatto ricorso a vari strumenti: dagli iniziali blocchi del traffico si è arrivati al lancio di vernice lavabile su quadri (protetti da vetri) o monumenti. Al di là dei metodi adottati, che negli ultimi mesi hanno diviso l’opinione pubblica tra “favorevoli” e contrari”, dovrebbe preoccupare la scelta dei governanti europei di cavalcare l’onda della repressione per continuare a guardare il dito, ignorando la luna: punire la disobbedienza civile non violenta non affrontando il problema alla base, dunque la tutela dell’ambiente. Quest’ultima scelta richiederebbe d’altronde uno scontro frontale con lobby e gruppi di interesse potenti, a cui il mondo politico ha da tempo ceduto il passo.

[di Salvatore Toscano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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