Con 168 voti favorevoli, 39 contrari e 55 astenuti, la Camera ha approvato la conversione in legge del decreto energia, su cui il governo Meloni aveva posto l’ennesima questione di fiducia. Il disegno di legge contenente “misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico” intende incrementare la capacità di rigassificazione dell’Italia. Per questo motivo, le regioni potranno presentare “istanze di autorizzazione di unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione” (i cosiddetti rigassificatori) fino al prossimo 29 luglio. Diversi enti minori sono usciti allo scoperto, supportando l’iniziativa: Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, ha dichiarato che «Gioia Tauro sarà inserita nel piano nazionale dei nuovi rigassificatori». In Liguria pare favorita Vado Ligure, seguita da Genova. Nel frattempo, la mobilitazione popolare nata a Piombino contro la costruzione del rigassificatore è arrivata a Bruxelles, all’attenzione della Commissione europea.

Il governo Meloni, coerentemente con “l’agenda Draghi”, continua sulla strada della rigassificazione. Le procedure di autorizzazione per i nuovi impianti verranno estese da 130 a 200 giorni, così da permettere le valutazioni di impatto ambientale, documenti fondamentali non previsti per la realizzazione dei rigassificatori di Piombino e Ravenna, una situazione che ha alimentato le proteste dei cittadini. Il decreto energia, passato agevolmente alla Camera, arriverà in Senato entro il 28 luglio, ultima data possibile per la definitiva conversione in legge. Non è stato fissato un limite ai nuovi rigassificatori, che andranno ad aggiungersi ai quattro esistenti e all’impianto in costruzione a Ravenna. Secondo il Rapporto “Italian Maritime Economy” elaborato dal Centro studi Srm del Gruppo Intesa SanPaolo, il Mezzogiorno potrebbe addirittura ospitare 7 rigassificatori.

La decisione di inserire le valutazioni di impatto ambientale per la realizzazione dei prossimi impianti di rigassificazione è probabilmente figlia della mobilitazione popolare dei piombinesi, arrivata fino a Bruxelles. La Commissione europea sta esaminando la petizione firmata dall’associazione IDRA e dal giurista ambientale Marco Grondacci, che hanno denunciato la violazione del diritto comunitario da parte dell’Italia, condizione che potrebbe portare all’ennesima procedura d’infrazione per Roma. Il rigassificatore è infatti arrivato a Piombino in deroga alla disciplina della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA): secondo l’associazione, ciò sarebbe in evidente contraddizione con le indicazioni europee, oltre che con la logica e il buon senso. L’allocazione della nave capace di riportare il gas naturale dallo stato liquido a quello gassoso si scontrerebbe anche con la direttiva Seveso, la norma europea tesa alla prevenzione e al controllo dei rischi di incidenti connessi con sostanze pericolose. Il rigassificatore è infatti ubicato in un porto piccolo, soggetto a volumi di traffico turistico elevati e in prossimità di un grande centro abitato.

[di Salvatore Toscano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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