Quindi Italia, Francia e Spagna si sganciano dall’operazione “Guardiano della prosperità” (la missione navale organizzata dagli USA nel Mar Rosso). La Francia non manderà navi aggiuntive e quelle già presenti in zona restano sotto comando francese, la Spagna ha fatto sapere che parteciperà solo a missioni organizzate dalla NATO o dall’Unione Europea, e l’Italia conferma l’invio del “Virginio Fasan” ma solo perché gli armatori italiani hanno chiesto una scorta per le loro navi, e agendo nel quadro della Combined Task Force 153, non della nuova missione. Infine, Olanda, Norvegia e Danimarca non manderanno navi ma personale in Bahrein, dove tecnicamente ha sede la missione: 10 ufficiali la Norvegia, 2 l’Olanda e 1 (uno) la Danimarca.
Ora si tratta di capire cosa è successo: fuga in avanti degli USA, che hanno annunciato la missione prima di avere ottenuto l’assenso degli alleati, o marcia indietro degli alleati quando è venuto fuori che USA e Gran Bretagna avevano in mente di colpire le installazioni militari yemenite? E soprattutto, perché dobbiamo sapere cosa farà la nostra Marina dalla Reuters (https://www.reuters.com/world/us-red-sea-taskforce-gets-limited-backing-some-allies-2023-12-20/) o dai canali russi, e non dai nostri media?
Intanto, stamattina una cisterna battente bandiera liberiana ma che pare essere di proprietà dell’israeliano Idan Ofer, le cui navi sono già state bersagliate in precedenza, è stata colpita da un drone nell’Oceano Indiano, ben lontana dal Mar Rosso (allego foto dell’allerta). Visto che non pare probabile che sia stato l’Iran, se ne deve dedurre che gli huthi hanno a disposizione droni in grado di colpire parecchio lontano dalla loro coste.

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