Immagine di geoglifi, recentemente scoperti a Nazca.


Le linee di Nazca sono geoglifi, linee tracciate sul terreno, del deserto di Nazca, un altopiano arido che si estende per una ottantina di chilometri tra le città di Nazca e di Palpa, nel Perù meridionale. Le oltre linee vanno a formare disegni, che includono i profili stilizzati di animali comuni nell’area (la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor e l’enorme ragno lungo circa 45 metri).  
A Nazca, sul sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO,  dal 2004 operò un gruppo di ricerca giapponese dell’Università di Yamagata, guidato dal professor  dal professor Sakai Masato in collaborazione con l’archeologo peruviano Jorge Olano.  Con recenti nuove scoperte,168 geoglifi,   il gruppo ha scoperto un totale di 358 geoglifi che si ritiene risalgano al 100 a.C. e 300 d.C  Un comunicato, che rileva anche che 77 dei reperti erano concentrati in un parco archeologico istituito nel 2017 vicino al centro della città di Nazca. Altri 36 di questi geoglifi sono stati scoperti nella zona di Aja, vicino alla città di Nazca. La scoperta di 41 geoglifi in quest’area è stata annunciata dall’Università di Yamagata nel 2014 e nel 2015, portando alla creazione di un parco archeologico nel 2017 in collaborazione con il Ministero della Cultura peruviano. Con questa scoperta, è ormai noto che in questo parco archeologico sono concentrati un totale di 77 geoglifi. I risultati di questa scoperta saranno applicati a futuri studi basati sull’intelligenza artificiale sulla distribuzione dei geoglifi di Nazca e sulla loro protezione, è stato annunciato. I geoglifi sembrano rappresentare uomini e animali. Sono stati creati rimuovendo pietre nere dalla superficie della terra per rivelare una superficie di sabbia bianca sottostante. La scoperta ha stabilito che esistono due tipi di geoglifi: uno lineare e l’altro in rilievo. Del numero totale di geoglifi scoperti nello studio, solo cinque sono del primo tipo, mentre 163 sono del secondo. La maggior parte dei geoglifi di quest’ultimo tipo sono piccoli, meno di 10 metri di diametro, e sono distribuiti principalmente lungo antichi sentieri.I geoglifi sembrano rappresentare uomini e animali. Sono stati creati rimuovendo pietre nere dalla superficie della terra per rivelare una superficie di sabbia bianca sottostante.
Ora 29 nuovi geoglifi sono stai trovati a Nazca, in Perù. “I geoglifi ritrovati guardano a sud, verso le Linee di Nazca”, ha spiegato l’archeologo che ha guidato la squadra. I geoglifi rappresentano figure di felini e figure antropomorfe e risalgono tra il 300 a.C. e 100 d.C. Circa 29 nuovi geoglifi sono stati rinvenuti da un team composto da 20 studenti e un archeologo dell’Università Nazionale San Luis Gonzaga di Ica nei distretti di El Ingenio e Changuillo, nella provincia peruviana di Nazca. Questa squadra era guidata dall’archeologo e insegnante Omar Bendezú, che ha spiegato ai media locali che i geoglifi, che rappresentano figure di felini e figure antropomorfe, risalgono tra il 300 e il 300 a.C. e 100 d.C., e coprono periodi che vanno dalla fine di Paracas all’inizio di Nazca. Secondo Bendezú, finora nel distretto di El Ingenio sono state identificate dieci figure che hanno forme feline e “una misura varia che va dai 17 metri di altezza”. 12 metri di altezza per circa 42 metri di lunghezza per 43 metri di altezza.Allo stesso modo, ha detto che nel centro della città di San Juan a Changuillo, sono stati trovati otto geoglifi con forme di felini, che hanno anche misure che variano da 11,30 metri di lunghezza per 9,53 metri di altezza a 37,31 metri di lunghezza per 13,70 metri di altezza, approssimativamente . “I geoglifi ritrovati guardano a sud, verso le Linee di Nazca. A quanto pare gli abitanti di quell’epoca avevano il felino come divinità o aveva per loro un significato molto speciale”, ha aggiunto Bendezú. L’archeologo ha anche indicato che sul pendio della collina nel centro della città di San Francisco de El Ingenio, una decina di geoglifi sono stati rinvenuti esemplari di forma antropomorfa, mentre un altro è stato ritrovato a San Juan. Questi ritrovamenti sono stati effettuati nel corso di un lavoro di ricerca durato quattro mesi, autorizzato dal Ministero della Cultura, attraverso voli programmati con droni che hanno registrato i geoglifi e l’utilizzo di un software specializzato per analizzare le immagini e identificare le forme trovate.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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