Dal fronte occidentale, forse, qualcosa si sta muovendo nei confronti di Israele. Prima la notizia dell’ordine esecutivo firmato dal presidente americano Joe Biden che prevede sanzioni contro coloni e cittadini israeliani coinvolti in attacchi contro i civili palestinesi, nonché contro leader o funzionari governativi “direttamente o indirettamente coinvolti” nella violenza contro i palestinesi. Una decisione che non è certo bastata ad entusiasmare le organizzazioni palestinesi, che parlano di una misura destinata principalmente «a fare appello agli elettori arrabbiati per il sostegno di Biden alla guerra a Gaza», ma che ad ogni modo rappresenta un passo mai fatto da nessuna amministrazione americana. Poi, nella giornata di ieri 2 febbraio, è arrivato un documento firmato da circa 800 funzionari ed ex funzionari di Stato di vari Paesi occidentali con cui avvertono che le politiche che stanno portando avanti i loro governi potrebbero equivalere a «gravi violazioni del diritto internazionale», denunciando inoltre come le voci dissonanti siano state fin qui del tutto inascoltate.

Giovedì il presidente Biden ha firmato un ordine esecutivo che consente agli Stati Uniti di imporre sanzioni ai coloni israeliani – e potenzialmente anche ai politici e ai funzionari governativi israeliani – coinvolti in attacchi violenti contro i palestinesi, individuano e sanzionando quattro israeliani. Sebbene sia senz’altro ancora poco, l’ordine esecutivo firmato dal Presidente USA è senza precedenti ed è il passo più significativo che qualsiasi amministrazione statunitense abbia mai compiuto in risposta alle violenze dei coloni israeliani contro i civili palestinesi in Cisgiordania. Secondo l’ufficio umanitario delle Nazioni Unite (OCHA), dal 7 ottobre si sono verificati quasi 500 attacchi di coloni israeliani contro i palestinesi. In questi attacchi, i coloni israeliani hanno ucciso almeno otto parsone, tra cui un bambino, e ne hanno ferite 115.

Il primo round di sanzioni include quattro coloni israeliani che, secondo gli Stati Uniti, sono stati direttamente coinvolti in attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania e in atti sistematici che hanno portato allo sfollamento forzato delle comunità palestinesi. Nella lista dei sanzionati ci sono David Chai Chasdai, che secondo gli Stati Uniti ha guidato una rivolta in un villaggio palestinese, Einan Tanjil, accusato di aver aggredito contadini palestinesi, Shalom Zicherman, che ha aggredito attivisti israeliani in Cisgiordania, e Yinon Levi, che ha ripetutamente attaccato diverse comunità in Cisgiordania. In questo modo, i beni e i conti bancari dei coloni negli Stati Uniti saranno congelati e a nessuno sarà permesso di commerciare o trasferire loro denaro attraverso il sistema finanziario statunitense.

L’ordine esecutivo consente inoltre all’amministrazione di imporre sanzioni a coloro che hanno diretto o partecipato ad atti o minacce di violenza contro i civili palestinesi, intimidito i civili palestinesi inducendoli a lasciare le loro case, distrutto o sequestrato proprietà di civili palestinesi o che sono stati coinvolti in atti di terrorismo contro civili palestinesi. L’ordine esecutivo permette all’amministrazione di sanzionare anche leader o funzionari governativi direttamente o indirettamente coinvolti nella violenza contro i palestinesi. Tant’è che l’amministrazione aveva inizialmente preso in considerazione la possibilità di includere già dal principio i ministri ultranazionalisti Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich nella lista delle persone sanzionate, salvo poi rinunciare. Ricordiamo che alcuni giorni dopo l’attacco di Hamas e l’invasione israeliana di Gaza, Ben-Gvir , Ministro della Sicurezza nazionale, aveva distribuito migliaia di fucili di assalto ai civili che formano le squadre di sicurezza, ovvero civili armati, soprattutto nei villaggi di confine di Israele con Gaza e in quelli dei coloni della Cisgiordania.

Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che l’ordine esecutivo di Biden non è necessario: «La stragrande maggioranza dei coloni sono cittadini rispettosi della legge e molti di loro stanno combattendo in questi giorni per proteggere Israele. Israele sta prendendo provvedimenti contro le persone che infrangono la legge ovunque e quindi non c’è posto per misure insolite in questo senso». Il Ministro delle Finanze israeliano Smotrich ha poi detto«La campagna di ‘violenza dei coloni’ è una menzogna antisemita che i nemici di Israele diffondono con l’obiettivo di diffamare i coloni pionieri e l’impresa degli insediamenti, di danneggiarli e quindi diffamare l’intero Stato di Israele».

Il Council on American Islamic Relations (CAIR) ha minimizzato il significato delle sanzioni: «Non ha senso che l’amministrazione Biden si opponga all’uccisione di civili palestinesi in Cisgiordania mentre consente l’uccisione di civili palestinesi a Gaza», ha dichiarato in una nota. Da parte sua, Abed Ayoub, direttore esecutivo dell’American-Arab Anti-Discrimination Committee (ADC), ha definito le sanzioni “vuote”, affermando che sono tutt’altro che rivoluzionarie. Ayoub ha detto che la Casa Bianca vede le sanzioni come un «modo sicuro» per fare appello ad alcuni elettori che sono arrabbiati per il sostegno di Biden alla guerra a Gaza. Infatti, l’annuncio arriva mentre Biden parte per una visita in Michigan, lo stato con la più grande popolazione di arabo-americani. E gli elettori arabo-americani sono arrabbiati per la politica di Biden sulla guerra a Gaza, cosa che potrebbe penalizzarlo nella corsa alla Casa Bianca di novembre prossimo.

Nel frattempo, un documento firmato da circa 800 funzionari ed ex funzionari di governo, tra cui ambasciatori e diplomatici vari, di Stati Uniti, Gran Bretagna, UE e Paesi membri, con cui si denuncia l’operato dei governi occidentali nei confronti di Israele. Nella “dichiarazione transatlantica” viene detto che le loro amministrazioni rischiano di essere complici di «una delle peggiori catastrofi umane di questo secolo», ma che i loro consigli di esperti sono stati messi da parte.

Uno dei firmatari della dichiarazione, un funzionario del governo degli Stati Uniti con oltre 25 anni di esperienza nella sicurezza nazionale, ha detto alla BBC«Ciò che è davvero diverso qui è che non stiamo fallendo nel prevenire qualcosa, siamo attivamente complici. Questa è fondamentalmente diversa da qualsiasi altra situazione che io possa ricordare». Il funzionario statunitense ha poi aggiunto: «C’è un rischio plausibile che le politiche dei nostri governi stiano contribuendo a gravi violazioni del diritto internazionale, crimini di guerra e persino pulizia etnica o genocidio», ha affermato. Nel documento, i funzionari affermano di aver espresso internamente le loro preoccupazioni professionali, ma di essere stati «sopraffatti da considerazioni politiche e ideologiche».

Sebbene, per il momento, le azioni siano ancora del tutto insufficienti a mettere una reale pressione sul governo Netanyahu, come si capisce dalle dichiarazioni dei governanti israeliani, senz’altro queste vengono intraprese per la prima volta contro Israele. Il continuo massacro di civili, soprattutto di donne e bambini, le atrocità come quella della fossa comune appena trovata con corpi bendati, ammanettati e imbustati, e dopo la prima sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, in Occidente inizia a emergere chiaramente qualche preoccupazione, vista anche la concreta possibilità di un allargamento del conflitto a tutta la regione mediorientale, con quelle che sarebbero le sue drammatiche conseguenze.

[di Michele Manfrin]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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