Francesco Cecchini
Di origine campesina le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia y Ejército del Pueblo) iniziarono il loro cammino di ribellione all’oligarchia colombiana a Marquetalia il 27 maggio 1964, 57 anni fa. L’anniversario è stato celebrato nelle zone di transizione, veredas, ricordando il loro fondatore Manuel Marulanda Vélez,Tiro Fijo, e tutti coloro che sono morti o caduti combattendo nelle proprie file, ma anche con feste popolari, cibo, musica e danze. Il clima generale è stato però di preoccupazione per la situazione generale. Mercoledì 17 maggio la Corte Costituzionale colombiana ha annullato i paragrafi J e H dell’Articolo 1 dell’Atto Legislativo 01 del 2016, che proibivano al Parlamento di modificare l’Accordo di Pace Definitivo tra governo e FARC-EP. Il Parlamento può, d’ora in poi, modificare con voto tutti i regolamenti o atti legislativi per la soluzione del conflitto, che prima erano decisi dal Governo con Via Rapida o Fast Track. La decisione è stata presa con 5 voti favorevoli, 3 contrari e un’astensione. La richiesta di incostituzionalità era stata presentata il 22 marzo dal senatore Iván Duque del Centro Democratico uribista e candidato presidente alle prossime elezioni del 2018 per il Centro Democratico. A quasi 180 giorni dalla data stabilita dall’Accordo Definitivo affinché le FARC-EP consegnino tutte le armi la situazione è critica e preoccupante. L’estrema destra, nemica della pace, ha preso slancio dopo la sentenza della Corte Costituzionale che costituisce un serio ostacolo all’attuazione degli accordi tra FARC-EP e governo Una vittoria di Uribe che ora cerca di trarne il maggior vantaggio politico per il suo partito, il Centro Democratico e per il suo candidato presidente, Iván Duque. Tra altri esponenti e forze politiche non vi è omogeneità di giudizio. Il presidente Santos sminuisce la portata della sentenza affermando che solo riguarderebbe la procedura, ma non la sicurezza giuridica dell’Accordo. Humberto de la Calle ha invece detto che la Corte ha messo in pericolo gli accordi. Il partito del candidato a presidente Germán Vargas, Cambio Radical, addirittura supera a destra Uribe. Il capo del partito, Jorge Enrique Vélez, ha detto che se otterranno la presidenza non continueranno il dialogo con l’ELN.
La presa di posizione di Timoleón Giménez, Timochenko, leader delle FARC-EP, con il presidente Santos è stata molto dura. Oltre criticare la sentenza della Corte Costituzionale, Timoshenko ha messo in evidenza, tra altri, i seguenti punti.
1. Fino ad ora i passi in avanti verso la pace sono dovuti, quasi esclusivamente, alle FARC-EP. Il Potere esecutivo non ha mantenuto l’80% degli impegni.
2. In riunioni tenute nelle Zone di Transizione con leader campesinos e Juntas Vecinales le FARC-EP hanno raccolto le loro preoccupazioni per il ritardo della riforma agraria e la sostituzione delle coltivazioni illecite.
3. Non si è ancora iniziato a discutere leggi come il Fondo de Tierras para la Paz o la partecipazione poitica delle comunità colpite dal conflitto armato.
4. Nelle Zone di Transizione, dove quasi 7000 guerriglieri attendono di inserirsi nella vita civile, vi è preoccupazione per i paramilitari che hanno occupato le zone abbandonate dalla guerriglia. Le FARC-EP hanno aumentato la vigilanza, ma anche lo stato deve fare la sua parte e non la sta facendo. Lo stato deve assumersi la sua responsabilità di farla finita con le minacce e gli attacchi del paramilitari contro i guerriglieri e la popolazione civile.
5. Timochenko ha informato che l’ONU ha provato una presenza di paramilitari lungo tutti i fiumi al confine con l’Ecuador. Il nome del gruppo è “Nuevas guerrillas Unidas del Pacífico” ed è composto da giovani con uniformi, sotto i vent’anni e bene armati. Una prova in più della crescita del paramilitarismo in Colombia.
Tutto questo in una Colombia scossa da proteste sociali.
Inoltre i dialoghi tra ELN (Ejército de Liberación Nacional) e governo a Quito non sono privi di difficoltà, anzi.
Commentatori politici colombiani prevedono che le FARC-EP non consegnino tutte le armi allo scadere dei 180 giorni, che vi saranno dei seri ritardi nel conseguimento di una pace definitiva e che questa difficilmente sarà ottenuta prima delle elezioni del 2018.