Tra i motivi che spinsero Obama sulla strada dell’accordo con l’Iran (detto dei 5+1) tre furono importanti.

La necessità di impedire che l’Iran diventasse una potenza nucleare, le controindicazioni su una possibile guerra e perfino sui bombardamenti “chirurgici”, la possibile instabilità dell’Arabia Saudita dovuta all’avanzata età dei governanti sauditi e alle incognite legate alla successione al trono.

Un Iran nucleare avrebbe costretto sulla stessa strada pure l’Arabia Saudita, la Turchia e, probabilmente, anche altri Paesi dell’area. Sarebbe così enormemente aumentato il numero dei possessori di armi atomiche con il rischio che, alla fine, qualcuno ne facesse uso innescando la più terribile delle guerre.  Una “guerra” preventiva all’Iran, anche sotto forma di bombardamenti mirati sulle strutture nucleari conosciute, era militarmente improponibile: l’Iran non è l’Iraq né per la conformazione orografica né per le proprie capacità militari e non c’era alcuna certezza di poter neutralizzare tutte le scontate ritorsioni aeree e missilistiche.  Inoltre, nonostante anche in Iran esistano minoranze etniche insoddisfatte del potere centrale, un attacco esterno avrebbe ricompattato tutti gli iraniani, rinforzando il potere degli Ayatollah.

Continua…

https://it.sputniknews.com/opinioni/201707044715841-arabia-saudita-medio-oriente/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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