Cosa sta succedendo? Il presidente appena eletto che ci diceva che l’Afghanistan era stato uno sbaglio GROSSO e costoso, adesso cambia idea. “Il mio istinto iniziale era di tirarcene fuori” dice, ma ora afferma di essersi piegato ai consigli dei suoi funzionari e che adotterà una linea più dura col Pakistan.

E’ un cambio di paradigma, ma non è isolato dal progetto generale degli Stati Uniti. Fondamentalmente, quello che dice Trump è che il Pakistan è per l’Afghanistan quello che la Cina è per la Corea del Nord, e che entrambi i vicini devono dare assistenza nei rapporti con i loro confinanti. Se ciò accadesse, la sicurezza regionale ne trarrebbe giovamento, visto che un maggior numero di paesi sarebbe direttamente responsabile del suo mantenimento.

Ma questo risultato non sarebbe così gradito come sembra. Gli Stati Uniti continuano a portare avanti una guerra al terrore fittizia e fallimentare, in cui intere nazioni che la maggior parte degli Americani non sarebbero in grado di individuare su una mappa, rappresentano semplici danni collaterali.  E così una settimana è la Corea del Nord, quella dopo il Venezuela e adesso di nuovo l’Afghanistan, facendo ad ogni buon conto sentire al Pakistan il tintinnio delle sciabole.

Come abbiamo già visto in Siria e altrove, gli Stati Uniti non sono in grado di vincere la guerra al terrore, essendo essi stessi uno stato terrorista. Cercano semplicemente di scaricare la colpa: non riescono più a raggiungere i propri obiettivi militarmente, così cercano di incolpare il Pakistan per i loro problemi e pretendono che risolva la situazione.

Gli stati che gli USA vogliono minacciare, ed i loro potenziali alleati, capiscono cosa succede. Quello che viene fatto oggi al Pakistan – un alleato degli Stati Uniti – può essere fatto a loro un giorno. Il Pakistan è anche una potenza nucleare, con la reale capacità di esercitarla, diversamente dalla Corea del Nord, che non ha la tecnologia per far funzionare i propri missili. Ma contro chi potrebbe essere esercitata la potenza del Pakistan, se è minacciato dagli infidi Stati Uniti e da un presidente che è sempre più percepito con imbarazzo dai suoi alleati, è una domanda che si fanno tutti.

Così in tanti speravano che ci sarebbe stato un vero cambio di politica, non uno scarico delle colpe, e che il Presidente Trump avrebbe trovato il coraggio di tirarsene fuori e mettere fine ad una guerra insensata e illegale. Ma in un recente discorso ha affermato addirittura che l’Afghanistan fosse responsabile di avere ospitato gli ideatori del piano dell’11 settembre, il che fa immaginare che non si sia semplicemente piegato ai consigli dei suoi generali, ma che abbia deciso di propria iniziativa che la guerra in Afghanistan debba continuare e che qualcun altro debba pagare per essa, che gli piaccia o no. Trump ha pertanto dichiarato due guerre: un’estensione del conflitto in Afghanistan e una ai propri alleati se non la combattono per lui.

La guerra in Afghanistan è stata dall’inizio un totale disastro, ma fino a poco tempo fa la sua copertura mediatica è stata scarsa nel migliore dei casi. Adesso Trump ha cambiato tutto. Come ha ben affermato Peter Lavelle di RT Cross Talk, ‘’Adesso è la guerra di Trump – quanto scommettete che all’improvviso l’Afghanistan entrerà nel campo radar dei media liberali? Diventerà un altro bastone con cui picchiarlo. Un bastone che si sarà procurato da solo proprio a questo scopo…’’

Che fine hanno fatto le impronte dei Sauditi?

Gli Afghani vogliono semplicemente essere lasciati in pace. Hanno anche la memoria lunga. Militari britannici che hanno prestato servizio lì in anni recenti, raccontano storie riguardanti incontri con Afghani che dicevano loro che soldati inglesi avevano incendiato il mercato locale, solo per scoprire che era successo nel 1832, e questa è l’unica cosa a cui i Britannici sono tuttora associati nelle menti della popolazione locale.

Anche se la guerra fosse legittima, gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO, come la mette un esperto, non dovrebbero utilizzare “bombardieri pesanti ed eserciti di mercenari contro la legittima resistenza nazionale afghana, i Talebani e i loro alleati. Ci siamo alleati con la feccia della società afghana: spacciatori di droga che sostengono il governo fantoccio, ex torturatori comunisti, truffatori e banditi prezzolati.”

Torna in mente un film divertente ma realistico, Sesso e Potere [in italiano], una satira in cui dei politici americani iniziano una guerra finta con “terroristi” stranieri per distrarre l’attenzione da problemi interni e far scendere i numeri dei sondaggi. Far salire di livello il conflitto afghano con l’utilizzo di terzi delegati allo scopo, sembra essere la cosa di cui Trump ha più bisogno ora che la situazione gli sta esplodendo in faccia, come il suo tentativo di citare quello che lui pensava fossero i commenti del Generale Blackjack Pershing su come trattare i terroristi.

Che Donald sia un pesce fuor d’acqua è innegabile. È sorprendente vedere quanto sia ingenuo, e quanto questo stia compromettendo la politica in generale. Ma è anche indifferente nei confronti della propria base, le persone che lo hanno messo dove è adesso. La maggioranza di quelli che lo sostengono, e in special modo i Repubblicani incalliti, continuano a sostenere le sue posizioni originali, comprese quelle di politica estera. Anche se i media lo demonizzano per come cambia idea su tutte le questioni, tradire i propri elettori, senza una spiegazione credibile, farà sì che lui non serva ad altri che non a se stesso, contro il suo stesso popolo e con serie conseguenze per gli Stati Uniti e per il mondo intero.

Ma c’è ancora altro in gioco. Israele e l’Arabia Saudita, anche loro vogliono far fuori il Pakistan, che è l’unica nazione musulmana con armi atomiche e che appoggerebbe l’Iran se gli Stati Uniti e la NATO lo attaccassero. Nonostante tutte le promesse di Trump a proposito di tirarsi fuori dalle secche e dalle costose disavventure estere, l’Afghanistan funge da base per operazioni contro l’Iran. Metterlo al sicuro da insorti basati in Pakistan serve a quello scopo, non al bene del popolo afghano, che per quarant’anni ha visto altri paesi importarvi armi e truppe per tentare di risolvere i problemi dell’Afghanistan e poi scapparne via non appena si rendevano conto che l’Afghanistan non può essere conquistato [in inglese].

Negli ultimi due mesi si sono verificati numerosi incidenti al confine tra Iran e Pakistan, e questi non sono altro che la continuazione di attacchi terroristici risalenti ad anni addietro. Sembra che le persone che sparano a tradimento alle guardie di confine iraniane trovino rifugio in Pakistan. Con grande probabilità si tratta di agenti statunitensi-israeliani-sauditi o di membri delle forze armate pakistane che lavorano per i Sauditi. Abbiamo già visto tutto questo in altre occasioni, in posti come lo Yemen, e questa è senza dubbio “l’assistenza contro il terrore” che gli Stati Uniti vogliono che il Pakistan continui a fornire, dato che i gruppi terroristi operanti al di fuori del Pakistan erano tutti allo stesso tempo armati e finanziati dagli USA.

Il prossimo bersaglio nel mirino della politica USA

Il Pakistan potrebbe trovarsi sotto attacco dagli Stati Uniti nel futuro prossimo, con la complicità dell’India, che in passato ci ha già combattuto delle guerre contro. L’India non ha mai accettato che al Pakistan venisse dato tutto l’aiuto che riceve anche la stessa India, e in particolare l’addestramento di scienziati nucleari che sono misteriosamente in grado di procurarsi tutti i componenti delle bombe atomiche da fonti occidentali. Collegare il Pakistan al terrorismo da una parte, e dire che non pagherà per i propri conflitti dall’altra, è esattamente il tipo di doppiezza di cui l’India vorrà approfittare.

Il Pakistan sta trattando la bellicosità degli Stati Uniti come la sciocchezza che in effetti è, semplicemente dicendo che gli USA hanno informazioni false. Il che significa: perché mai dovremmo smettere di sostenere gruppi che gli Stati Uniti definiscono terroristi quando gli stessi USA non lo fanno? Chiedere all’India di mettere in riga il Pakistan è una minaccia anche per la stessa India, dato che questa potrebbe diventare il prossimo obiettivo degli Stati Uniti se non obbedisce. Il Pakistan ha resistito all’India per 70 anni, nonostante le sconfitte militari; non si farà impressionare dalla minaccia di un conflitto India-Pakistan iniziato da Donald Trump, che nessuna delle due parti prenderebbe sul serio.

L’India non ha nessun motivo per andarsi a infognare col Pakistan, quando per parte sua sta andando davvero bene. Se il Pakistan rappresentasse una vera minaccia, allora l’avrebbe già esercitata. Si è arrivati ad una certa forma di coesistenza ed entrambi i paesi ne traggono beneficio. Non stanno ad aspettare che gli USA li vadano ad infilare in un altro conflitto tra di loro in quella polveriera che è l’Afghanistan – una delle ragioni per cui gli insorti afghani operano dal territorio pakistano è che il Pakistan non vuole essere coinvolto DIRETTAMENTE in quel conflitto, anche se appoggia questo o quel gruppo di combattenti.

Gli stessi Stati Uniti che adesso vogliono combattere i Talebani ne chiedevano l’inclusione in colloqui multilaterali non molto tempo fa. Questo è stato un insulto per tutti quelli che sono morti combattendo i Talebani e tutti gli Afghani le cui vite sono state distrutte al fine di sbarazzarsene. Adesso i Talebani sono nuovamente terroristi indesiderabili perché hanno approfittato di questa situazione per arrivare ad una vittoria a tutto campo anziché condividere il potere. Di tutte le parti coinvolte in Afghanistan, gli USA dimostrano di essere i meno dotati e i meno capaci, il vero costo di quest’avventura.

Forse gli USA in Afghanistan vogliono semplicemente uscire dalla porta di servizio pretendendo dal Pakistan che faccia tutto il lavoro sporco al loro posto. Gli Stati Uniti sono ancora perseguitati dalla sconfitta patita in Vietnam, dissimulata dietro la finzione che abbia portato ad una “pace con onore”. Queste minacce contro il Pakistan riguardo l’Afghanistan non porteranno né pace, né onore, e un  mentitore seriale nonché svergognato internazionalmente come Trump, non sarà in grado di far accettare una tesi di questo genere.

Politica afghana sbagliata e fallimentare

Una persona che gode di molto credito è Imran Khan, ex atleta di cricket e rubacuori, entrato in politica sull’onda della sua fama sportiva. Khan è così rispettato, a dispetto della sua reputazione di playboy occidentalizzato, che non appena ha iniziato a rilasciare dichiarazioni politiche, il governo pakistano ha dichiarato che “non si sarebbe fatto intimorire” dal suo ingresso in politica, anche se all’epoca non aveva alcun potere o autorità da esercitare e stava semplicemente esprimendo le sue personali opinioni come qualunque altro privato cittadino.

Khan ha chiarito agli Stati Uniti che  “Mai più combatteremo guerre per voi.” [in inglese] Ha anche criticato violentemente gli USA per la loro “politica afghana sbagliata e fallimentare” ed ha anche detto che il Pakistan “deve rifiutare di essere usato come capro espiatorio” per i fallimenti statunitensi.  Ha dato anche un consiglio chiaro circa ciò che gli USA dovrebbero fare come prossima mossa, e come continuare con la stessa strategia non risolverà ma complicherà i problemi [in inglese].

Khan attualmente è all’opposizione, ma potrebbe restarci per non molto, data la base [in inglese] che lo sostiene. Se diventerà Primo Ministro alle elezioni dell’anno prossimo, Trump non andrà da nessuna parte col Pakistan, visto che Khan ha dimostrato nel corso della sua carriera di non essere il burattino di nessuno e di essere impermeabile all’intimidazione, ed è questa una delle ragioni per cui è così riverito dalla sua gente.

La piattaforma di Khan è anche molto simile a quella di Trump per un aspetto: vuole rimuovere un establishment politico e militare corrotto al fine di “fare di nuovo grande il proprio Paese”. Trump sa che funziona, e sa perché. Le sue minacce all’attuale governo pakistano sono anche velate promesse: fate come dico io, e vi aiuterò con Imran Khan, anche se questo significa fare a livello internazionale l’opposto di quello che ho promesso in patria.

Terroristi con un altro nome

Negli Stati Uniti, Trump ha stracciato la Costituzione e la Carta dei Diritti. Lo “Stato di Diritto” non è più in vigore, e neanche il sistema di controlli incrociati su cui dovrebbero essere basati gli USA.  Ha trasformato il suo paese in quella specie di dittatura del Terzo Mondo che gli Stati Uniti hanno sempre guardato dall’alto in basso, e non c’è segno che questo processo in futuro avrà fine.

Nessuno si fa dare lezioni da un paese così. Né lo vorrà come partner. Queste minacce spingeranno il Pakistan verso la Cina, un Paese che ha i mezzi per sostenere le proprie ambizioni globali e non chiede ai propri alleati di combattere guerre o minaccia di attaccarli perché ospitano terroristi che esso stesso finanzia. Vuole forse Trump che la Cina guadagni ancora più influenza a spese degli Stati Uniti? Probabilmente no, ma se da tutto questo ci guadagna qualche nuovo albergo, non gli interesserà minimamente.

Il termine “Grande Gioco” è attribuito all’agente dell’intelligence Britannica Arthur Connolly, ed è stato reso famoso da Rudyard Kipling nel suo libro del 1904 “Kim”, in cui dipinge delle lotte di potere tra le grandi nazioni come una specie di partita.

La linea del fronte tra gli Imperi russo e britannico passava per l’Afghanistan e l’Iran dei nostri giorni. Quest’area ha già vissuto queste vicende. Ma le minacce al Pakistan hanno fondamentalmente cambiato le regole del Grande Gioco, e i Paesi nella regione lo sanno.

Adesso gli USA da soli stanno giocando una partita, e né i loro alleati né i loro nemici hanno un motivo per entrarci. Stanno dimostrando,  e continueranno a farlo, che se a loro la partita non piace, non dovranno più giocarla. Ancora una volta, quanto più gli USA minacciano altri paesi, tanto più finiscono per minacciare se stessi, mentre i loro ex schiavi restano seduti a spartirsi i proventi.

Anche se la politica di Trump presa al suo valore nominale è in effetti uno sviluppo positivo, visto che significa che gli USA smetteranno di “costruire nazioni” a propria immagine, e inizieranno ad ammazzare terroristi, come avrebbero dovuto fare dall’inizio. Ma Trump non è in grado di mettere in pratica questa politica da solo, e ha fatto un pasticcio nel tentativo di ottenere che altri lo facessero per conto suo. Tutto quello che ha fatto è rendere il controllo russo e cinese della regione più sicuro [in inglese], con la volenterosa partecipazione degli alleati degli Stati Uniti, stanchi di avere il sangue sulle loro mani e nelle loro case.

*****

Articolo di Henry Kamens, pubblicato il 01/09/2017 su New Eastern Outlook

Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

http://sakeritalia.it/asia-centrale/afghanistan/cambiare-le-regole-nel-grande-gioco-dei-fallimenti-della-politica-estera-statunitense/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy