di Yves Engler – 7 ottobre 2017

Se ci si prendono le risorse minerarie di una nazione, si ha un dovere morale di accettarne la popolazione?

Domenica circa quaranta persone hanno dimostrato fuori dalla stazione della metropolitana di Montreal contro deportazioni in Guinea. I dimostranti hanno sollecitato il primo ministro Justin Trudeau a essere all’altezza della sua retorica del “Benvenuti in Canada” e a permettere di restare ai richiedenti asilo della piccola nazione dell’Africa occidentale.

Dopo un’amnistia di fatto sulle deportazioni tra il 2013 e il 2016, da dicembre le richieste di asilo dei guineani sono state respinte in massa. Secondo l’Ufficio Profughi e Immigrazione, i guineani in Canada si sono visti rifiutare l’asilo dal 30 giugno. Sessantatré richiedenti dell’impoverito paese sono attualmente in attesa.

Gli organizzatori della dimostrazione hanno citato lo sfruttamento della nazione ricca di minerali come motivo per il quale ai richiedenti asilo dovrebbe essere consentito di restare. Certamente in molti modi questo paese ha contribuito all’impoverimento che spinge i guineani a cercare altrove una vita migliore.

Un pugno di compagnie minerarie canadesi opera nella piccola nazione dell’Africa occidentale e per rafforzare il loro potere Ottawa ha firmato con la Guinea nel 2015 un Accordo sugli Investimenti Esteri e la loro Protezione. Almeno due società estrattive canadesi hanno generato considerevole conflitto e controversia in Guinea.

I residenti vicino alla miniera Kiniero della SEMAFO, ha scritto Guinée News nel 2014, ritenevano che “la società canadese ha portato più disgrazie che benefici”. Nel 2008 l’esercito ha ucciso tre persone in uno sforzo per cacciare minatori su piccola scala dalla sua miniera nella Guinea sud-orientale. BBC Monitoring Africa ha scritto: “I soldati hanno sparato a una donna a bruciapelo, bruciato un bambino e nel panico un’altra donna e il suo bambino sono caduti in pozzo di una miniera d’oro e un uomo è caduto fatalmente dalla sua moto mentre scappava dai ranger”. Incolpando delle uccisioni la società di Montreal, i locali ne hanno danneggiato le attrezzature.

Nel 2011 si sono nuovamente accese proteste per la mancata assunzione, da parte della società, di giovani locali e per lo scioglimento di un comitato che spendeva fondi per lo sviluppo comunitario. I dimostranti hanno attaccato sedi della SEMAFO causando centinaia di migliaia di dollari di danni. Alcuni hanno anche preso di mira un autobus che trasportava dipendenti della società, inducendo le autorità a evacuare tutti i dipendenti immigrati a Bamako, nel vicino Mali.

Nel 2014 il Comité Technique de Revue des Titres et Conventions Miniers ha concluso che la società di Montreal aveva evaso 9,6 milioni di dollari di imposte. Il Comité Technique ha rilevato anche che la società non aveva “prodotto studi dettagliati di fattibilità” e non era “in regola con le nuove misure del codice minerario del 2011”. Il Comité Technique ha raccomandato che la SEMAFO fosse multata e privata dei suoi diritti minerari nel paese. Successivamente in quell’anno la SEMAFO ha venduto la miniera Kiniero.

Gli interessi minerari canadesi nel paese risalgono al periodo coloniale. Nel 1916 la società Alcan, con sede a Montreal, cominciò a esplorare in Guinea e una dozzina d’anni dopo cominciò a operare attraverso una sussidiaria francese. Nel 1938 la Alcan aprì una miniera di Bauxite nell’isola di Tamara nelle Isles de Los. (Nel 1904 Londra aveva ceduto l’isola – e alcuni altri territori africani – alla Francia in cambio della rinuncia ai suoi diritti di pesca in Terranova, che comprendevano il diritto di seccare il merluzzo a terra).  Per costruire un pontile su tale isola appena fuori dalla costa di Conakry, la società canadese si rivolse al sistema carcerario coloniale con la maggior parte dei 170 operai costretti a lavorare dal penitenziario locale.

Quindici anni dopo la Alcan avviò sull’isola un impianto moderno per rifornire le sue fonderie in Québec. Les Mines et la Recherche Miniére en Afrique Occidendale Française descrive l’isola appena fuori dalla costa della Guinea come una “enclave canadese” all’inizio della produzione nel 1951. La Alcan occupò circa 1.200 operai per costruire il sito con i lavoratori africani pagati 5,000 Fr. (20 dollari canadesi) al mese.

Nel 1953 il direttore delle miniere per l’Africa occidentale francese concesse alla Alcan diritti esclusivi di prospezione su 2.000 chilometri quadrati di territori nella Guinea occidentale. La società scoprì uno dei depositi di bauxite più ricchi del mondo nella regione di Boké. Durante una visita del 1956 alle colonie africane occidentali francesi l’ambasciatore canadese in Francia, Jean Désy, ispezionò il nascente sito di Boké.

Dopo l’indipendenza della Guinea nel 1958 il progetto Bokè divenne fortemente controverso. Nel gennaio del 1961 gran parte della manodopera attuò una settimana di sciopero per chiedere il licenziamento di una dozzina di dirigenti bianchi. In seguito in quell’anno la miniera fu nazionalizzata. In Negotiating the Bauxite/Aluminium Sector under Narrowing Constraints Bonnie K. Campbell segnala: “Nel novembre del 1961 il governo prese possesso dei siti Kassa e Boké a causa del mancato rispetto da parte della società privata Les Bauxites du Midi (una sussidiaria al cento per cento della Alcan) del suo impegno a trasformare localmente la bauxite in allumina entro il 1964”. Quando il governo invalidò il suo contratto, la Alcan trasferì illegalmente i documenti della società fuori dalla Guinea.

La Alcan (oggi Rio Tinto Alcan) mantiene una presenza nel paese con le più vaste riserve note di bauxite del mondo. Anche se la Guinea ha estratto considerevoli quantità del minerale, esso è stato quasi interamente raffinato altrove.

Per contro la bauxite non è estratta in Canada, ma il paese è da lungo tempo tra i principali produttori del prezioso metallo. Dipendenti dall’elettricità a basso costo delle dighe costruite su terre indigene, le fonderie di alluminio del Québec hanno raffinato considerevoli quantità di bauxite guineana. La divisione tra bauxite/alluminio e la sua estrazione/produzione ha tradizionalmente riflesso un’economia mondiale estremamente gerarchica – plasmata dal commercio transatlantico di schiavi, dal colonialismo europeo, da aggiustamenti strutturali, ecc. – in cui i poveri forniscono il minerale e quelli al vertice attuano la produzione a valore aggiunto.

Lo sfruttamento delle risorse guineane in questo modo ha molto chiaramente avvantaggiato imprese canadesi e creato occupazione in questo paese, anziché nel luogo da cui ha origine la bauxite.

Perciò la risposta alla domanda posta all’inizio di questo articolo è “sì”. Il ruolo di Ottawa nel modellare il sistema economico gerarchico internazionale e l’estrazione delle risorse guineane da parte di società canadesi dovrebbero essere fattori da considerare nel valutare ogni richiesta guineana di asilo in questo paese.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale:https://zcomm.org/znetarticle/refugees-and-economic-exploitation/

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy