di Marjorie Cohn – 3 dicembre 2017

Nel dicembre del 2016 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che riaffermava che gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati (OPT) sono illegali e sollecitava Israele e interrompere le attività di insediamento negli OPT. La Risoluzione 2334 afferma che gli insediamenti non hanno “alcuna validità legale”, li definisce “una palese violazione della legge internazionale” e chiede a Israele di “cessare immediatamente e completamente tutte le attività di insediamento”.

Nove mesi prima, il Comitato dei Diritti Umani dell’ONU (UNHRC), nella Risoluzione 31/36, aveva ordinato all’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani di “produrre una banca dati di tutte le imprese commerciali” che “direttamente e indirettamente hanno reso possibile, agevolato e “lucrato dalla costruzione e crescita degli insediamenti”.

La banca dati era programmata per la pubblicazione a dicembre 2017. Nel frattempo i governi israeliano e statunitense hanno cercato di impedire che la lista – che risulterebbe includere almeno 150 imprese locali e internazionali – diventasse pubblica. “Faremo tutto il possibile per assicurare che questa lista non veda la luce”, ha dichiarato all’Associated Press l’ambasciatore israeliano all’ONU Danny Danon. La portavoce dei Dipartimento di Stato statunitense Heather Nauert ha detto: “Consideriamo semplicemente controproducente quel genere di lista nera”.

L’UNHRC risulta aver rimandato la diffusione della lista fino “agli inizi dell’anno prossimo”.

“Dirigenti [israeliani] affermano di prendere sul serio la cosiddetta ‘lista nera’, temendo che la sua pubblicazione possa avere conseguenze devastanti, allontanando imprese, scoraggiando altre dal venire e inducendo gli investitori a liberarsi di azioni di società israeliane”, ha scritto l’AP.

Un dirigente israeliano ha dichiarato al The Washington Post che le società comprendono banche, società della sicurezza, supermercati, catene di ristoranti, linee di autobus israeliane e imprese multinazionali che forniscono servizi e attrezzature per costruire e per provvedere alla manutenzione degli insediamenti.

La Risoluzione 31/36 ha anche chiesto agli stati di adottare “misure appropriate per contribuire ad assicurare che le imprese domiciliate nei loro territori e/o sotto la loro giurisdizione, comprese quelle di proprietà o controllate da esse, si astengano dal commettere o contribuire a grossolane violazioni dei diritti umani nei confronti dei palestinesi”.

La pubblicazione della lista di imprese renderebbe l’UNHRC “il maggior promotore mondiale del movimento BDS”, ha commentato Danon. In una dichiarazione Danon ha affermato: “Il Comitato per i Diritti Umani si è trasformato in un complice del movimento BDS [Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni] e la sua condotta è sia anti-israeliana, sia antisemita”.

In realtà il movimento BDS non è anti-israeliano poiché prende di mira le politiche di Israele, non il suo popolo. E le iniziative contro le politiche di Israele, compreso il BDS, non equivalgono ad antisemitismo, come spiego altrove.

 

Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni (BDS)

Rappresentanti della società civile palestinese hanno lanciato il movimento BDSnel 2005. Hanno chiamato “organizzazioni internazionali della società civile e persone di coscienza di tutto il mondo a imporre vasti boicottaggi e a mettere in atto iniziative di disinvestimento contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica nell’epoca dell’apartheid … [tra cui] embarghi e sanzioni contro Israele”.

L’appello al BDS specificava che “queste misure punitive nonviolente” dovrebbero durare fino a quando Israele non rispetterà interamente la legge internazionale (1) ponendo fine all’occupazione e alla colonizzazione di tutti i territori arabi e rimuovendo il muro; (2) affermando i diritti umani alla piena uguaglianza dei cittadini arabo-palestinesi di Israele; e (3) affermando i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nella loro terra come richiesto dalla Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’ONU.

Israele cerca di celare le identità delle società che appoggiano gli insediamenti perché avverte la puntura del movimento BDS. Gli Stati Uniti ritengono che la pubblicazione della lista sarebbe “controproducente” perché alimenterebbe il BDS, in tal modo avendo un impatto negativo su Israele, il principale stato vassallo degli Stati Uniti e il maggior beneficiario degli aiuti statunitensi all’estero.

Il BDS è stato uno dei principali fattori che hanno causato la diminuzione del 46 per cento degli investimenti diretti stranieri in Israele nel 2014, secondo un rapporto dell’ONUUn rapporto della Banca Mondialeha rivelato che le importazioni palestinesi da Israele sono scese del 24 per cento nel primo trimestre del 2015.

Numerosi investitori, tra cui Bill Gates, George Soros, TIAA-CREF e il fondo previdenziale olandese PGGM, hanno disinvestito da imprese che fanno affari negli insediamenti illegali. Venezuela e Brasile hanno interrotto i rapporti diplomatici con Israele. Società che si sono ritirate dagli insediamenti e dal mercato israelianocomprendono SodaStream, la telecom francese Orange e la multinazionale francese Veolia.  G4S – la società della sicurezza con sede a Londra che assiste i posti di controllo israeliani, la detenzione illegale e la tortura di prigionieri palestinesi – sta vendendo la sua sussidiaria israeliana a causa di contratti persi per milioni di dollari in conseguenza della campagna BDS.

L’Unione Europea ha promulgato norme che vietano il finanziamento di imprese israeliane con sede negli insediamenti illegali israeliani e ha ammonito sui rischi di fare affari con insediamenti illegali israeliani.

 

Israele mantiene un “regime di apartheid”

A marzo del 2017 un rapporto del Comitato Economico e Sociale dell’ONU per l’Asia Occidentale ha concluso che Israele mantiene un “regime di apartheid” e ha raccomandato che governi nazionali appoggino le iniziative del BDS per contrastare il sistema illegale israeliano di oppressione dei palestinesi. Alla stesura del rapporto ha collaborato Richard Falk, un esperto di diritto internazionale ed ex Relatore Speciale dell’ONU sui Diritti Umani negli OPT. Mandla Mandela, nipote di Nelson Mandela, concorda. In una conferenza stampa del 27 novembre nella West Bank ha affermato che “i palestinesi sono sottoposti alla forma peggiore di apartheid”. Mandela ha indicato: “Gli insediamenti che ho visto mi hanno ricordato ciò che abbiamo sofferto in Sudafrica perché anche noi eravamo circondati da molti insediamenti e non ci era permesso di sportarci liberamente da un luogo all’altro”.

“Quello che abbiamo vissuto in Sudafrica è una frazione di ciò che stanno vivendo i palestinesi” ha dichiarato Mandela a Royal News English. “Eravamo oppressi al fine di servire la minoranza bianca. I palestinesi sono eliminati dalla loro terra e portati fuori dai loro territori e questa è una totale violazione dei diritti umani. Penso sia un’assoluta disgrazia che il mondo possa starsene con le mani in mano mentre simili atrocità sono attuate da un Israele da apartheid”.

Jewish Voice for Peace e altre organizzazioni per i diritti umani hanno fatto appello a una “crescente pressione di base su Israele, mediante campagne di Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni, fino a quando siano realizzati pieni diritti umani per i palestinesi”.

Nabil Shaath, un alto dirigente palestinese, ha detto che l’imminente lista di imprese dell’UNHRC è un “passo importante” nella campagna contro gli insediamenti illegali.

Marjorie Cohn è professore emerito alla Scuola di Legge Thomas Jefferson, ex presidente della Gilda Nazionale degli Avvocati, vicesegretario generale dell’Associazione Internazionale degli Avvocati Democratici e membro di Jewish Voice for Peace [Voce ebrea per la pace]. E’ coautrice, con Kathleen GIlberd di  Rules of Disengagement: The Politics and Honor of Military Dissent [Regole di disingaggio: politica e onore del dissenso militare]. La seconda edizione aggiornata del suo libro , Drones and Targeted Killing: Legal, Moral, and Geopolitical Issues  [Droni e uccisioni mirate: problemi legali, morali e geopolitici]è stata pubblicata a novembre. Visitate il suo sito MarjorieCohn.com. Seguitela su Twitter: @MarjorieCohn.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/hiding-names-of-companies-supporting-israeli-settlements/

Originale: Truthout

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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