Da fido compagno di vita – spesso e volentieri fin troppo invadente – qual’è, lo smartphone ha oramai invaso ogni ambito del nostro quotidiano. Certamente, la scuola e gli ambienti dell’istruzione non sono estranei a questi apparecchi, anzi, sono tra gli spazi più saturi di onde elettromagnetiche generate da questi dispositivi, dato che sono affollate di giovani che trascorrono più tempo di fronte ad uno schermo che impegnati in relazioni sociali vere, faccia a faccia. Per tal motivo è inevitabile che gli amministratori del settore dell’istruzione tentino di darsi regole per gestire in maniera intelligente la questione. Come rapportarsi con tablet e, soprattutto, cellulari? Consentirne l’uso in classe oppure no? In Francia vige, dallo scorso anno, un divieto assoluto. Non si possomo introdurre cellulari e tablet all’interno delle scuole. In Italia, invece, il dispositivo mobile è il benvenuto tra le mura scolastiche.

“Proibire l’uso a scuola non è una soluzione.” Ha esternato il Ministro dell’istruzione Valeria Fedeli a Bologna, dal palco di Futura, tre giorni interamente dedicata al piano nazionale digitale. Nella stessa occasione, il Ministro ha anche approvato il decalogo  per l’uso dei dispositivi mobili, redatto dal gruppo di lavoro nominato nei mesi scorsi dal MIUR, l’atto che autorizza, de facto, l’utilizzo degli smartphone in aula.

La principale disposizione del documento, vincolante per tutti, a fronte di altre norme che restano a discrezione dei dirigenti scolastici, riguarda la creazione di un regolamento, interno all’istituto, sull’uso del cellulare. L’idea è quella di insegnare ad usare bene i dispositivi,  senza scordarsi di integrarli nella didattica quotidiana; ogni scuola dovrà adottare una cosiddetta PUA, politica di uso accettabile del telefonino. Non sarà concesso a nessuno di utilizzare una propria rete dati, ma sarà l’istituto a dover fornire un proprio accesso wi-fi, almeno per quanto possibile, come specifica la stessa commissione, poichè in molte aule wi-fi e banda larga non arrivano. Gli alunni non potranno utilizzare ininterrottamente e a proprio piacimento il cellulare, ma il suo impiego sarà subordinato alla funzione didattica di guida all’uso competente e responsabile.L’uso personale e non autorizzato dal docente, a cui verrà chiesto di “vigilare” su potenziali (ab)usi di smartphone come fa già oggi, resterà inibito e non autorizzato. La dimensione pubblica e privata dell’utilizzo di cellulare dovrà restare distinta e la seconda continuerà a non essere consentita. sarà proprio il docente, a sua discrezione, a promuovere i modi ed i tempi che riterrà maggiormente opportuni per utilizzare lo smartphone in aula.

Come già accadde con l’avvento dei personal computer, è giunto ora il momento di introdurre all’interno dei programmi scolastici anche gli ultimi gadget tecnologici. Difficilmente qualcuno potrà trovare da ridire sulla necessità di educare all’utilizzo consapevole dello smartphone alle scuole secondarie di secondo livello, ma siamo sicuri che introdurne l’utilizzo regolamentato in classe non concorra a mettere in mano questi dispositivi anche a ragazzi sempre più giovani? E’ già una scena fin troppo comune quella del neonato che gioca con il telefono di mamma, se ora si comincia a diffonderne l’utilizzo anche tra i banchi si andrà inevitabilmente a creare anche un esercito di fratelli e sorelle maggiori con il cellulare sempre in meno. E’ evoluzione o involuzione?

 

Di Mattia Mezzetti

Mattia Mezzetti. Nato nel 1991 a Fano, scrive per capire e far capire cosa avviene nel mondo. Crede che l’attualità vada letta con un punto di vista oggettivo, estraneo alle logiche partitiche o di categoria che stanno avvelenando la società di oggi. Convinto che l’unica informazione valida sia un’informazione libera, ha aperto un blog per diffonderla chiamato semplicemente Il Blog: http://ilblogmm.blogspot.it.

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