Francesco Cecchini

“Il genocidio è un atto criminale premeditato, organizzato sistematicamente e messo in atto con l’obiettivo di sterminare delle comunità civili mirate, scelte in base a criteri di nazionalità, razza o religione.” 

Ryzard Kapuscinski.

La storia del XX secolo conta oltre una decina di episodi di genocidio. Il termine episodio non è comunque il migliore, poiché questi massacri sono generalmente durati molto tempo. In ogni evento lo svolgimento del massacro e dello sterminio della comunità perseguitata è stato preceduto da un periodo di sofferenze, di privazione per fame, di umiliazione, di terrore. Inoltre, in tutti i casi i genocidi sono stati preparati ed eseguiti in contesti sociali di profonda crisi economica, politica, culturale e morale. I genocidi vanno ricordati e non perdonati. Oltre i genocidi degli ebrei, del popolo armeno, dei tutsi in Ruwanda e di altri c’è stato in Indonesia un genocidio innanzitutto di comunisti.

Kusno Sosrodiharjo, noto come Sukarno, conosceva una frase in italiano: vivere pericolosamente. Chiamò il discorso che tenne il 17 agosto 1965 in occasione della festa nazionale il 17 agosto: the year of living dangerously, l’anno del vivere pericoloso. Molte furono, allora nel 1965, le decisioni di Sukarno ritenute pericolose dall’ imperialismo americano. Il primo agosto fu riconosciuto uno dei nemici più importanti degli Stati Uniti il Nord Vietnam; fu rafforzata una politica estera che privilegiava i rapporti con Pechino, Ha Noi, Pyongyang in primis ed altre nazioni non allineate, ma non amiche degli Stati Uniti, Algeria, Jugoslavia ed altre, furono instaurati stretti rapporti con il PKI ( Partito Comunista Indonesiano), il terzo partito comunista più grande al mondo dopo quelli di Unione Sovietica e Cina; si tentò di mettere in atto la riforma agraria anche con occupazione delle terre; crebbero il movimento operaio e quello degli studenti, le loro lotte e le loro rivendicazioni; si sviluppò una democrazia guidata, ma socialmente avanzata; fu intensificato il confronto anche armato con la Malesia considerato uno strumento di penetrazione dell’imperialismo nell’area d’influenza indonesiana.

Il pretesto per la sanguinaria controrivoluzione si verificò il 30 settembre 1965: il colpo di Stato di un quartetto di colonelli che proclamò «un governo rivoluzionario» dopo aver giustiziato alcuni membri dello stato maggiore della fazione di centro destra. Suharto, responsabile delle truppe riserviste nazionali (KOSTRAD), il giorno dopo, il 1 ottobre 1965, prese il controllo di Jakarta e iniziò la repressione. Il coinvolgimento della Cia, dell’ambasciata degli Stati Uniti, così come dei servizi segreti britannici sono provati. Furono gli Stati Uniti a contribuire alla formazione per la guerra contro-insurrezionale degli ufficiali indonesiani nella Scuola ufficiali a Bandung (SESKOAD). La Cia svolgerà inoltre un ruolo chiave nell’elaborazione della propaganda anticomunista dei golpisti, non solo facendo circolare false notizie sulle atrocità commesse dai comunisti, ma fomentando l’odio razziale contro i cinesi e religioso contro gli atei. L’ambasciata e l’intelligence degli Usa avevano anche stilato un elenco di 5000 quadri di tutti i livelli del PKI (Partito Comunista Indonesiano) per l’esercito indonesiano, facilitando così la distruzione fisica di questo partito. Con l’aiuto degli Stati Uniti venne lanciata una campagna di circa un anno per sterminare leder comunisti, funzionari, membri e simpatizzanti del PKI. Alla fine il bagno di sangue assieme ai comunisti aveva decimato anche il movimento sindacale assieme alla classe intellettuale ed artistica, ai partiti democratici, a leader studenteschi, giornalisti, persone d’etnia cinese, uomini donne e bambini che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Secondo le stime il bagno di sangue fu un massacro da 500.000 a 1.000.000 di persone, non c’è una contabilità precisa. Molti corpi vennero gettati nei fiumi, seppelliti in fretta e furia o abbandonati ai lati delle strade. Alla strage parteciparono anche squadre della morte private come la Gioventù Pancasila, che contava 3 milioni di aderenti. L’Indonesia è stata condannata per genocidio dal Tribunale internazionale del popolo (Tpi), ma non è riuscito a portare alla sbarra i responsabili dei massacri.  Ha invitato l’Indonesia oltre a perseguire i responsabili a chiedere scusa ai superstiti e alle famiglie delle vittime e a risarcire e riparare. I governi indonesiani hanno sempre negato l’esistenza legale del Tribunale internazionale del popolo. Il principale responsabile del genocidio, il generale Suharto, non è mai stato punito ed è morto nella sua casa a Jakarta nel 2008.

Il link con il trailer del documentario The act of killing con sottotitoli in italiano è il seguente:

https://www.youtube.com/watch?v=QwuJaxs9KDE

L’atto di uccidere (The Act of Killing) è un film-documentario del 2012 diretto dal regista statunitense Joshua Oppenheimer, da Christine Cynn e da un co-regista indonesiano anonimo. Il film, prodotto da Signe Byrge Sørensen, è una co-produzione tra Regno Unito, Danimarca e Norvegia Il film-documentario descrive la purga anticomunista avvenuta in Indonesia tra il 1965 e il 1966, che portò alla morte di circa milione di persone, raccontata dal punto di vista di due delinquenti, Anwar Congo e Adi Zulkadry, diretti responsabili dell’uccisione di centinaia di uomini ed oggi rispettabili membri di organizzazioni paramilitari indonesiane.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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