L’accordo finale per creare un governo a trazione M5S-Lega sembra esserci, sulla base di una versione definitiva del “contratto” che sta circolando in rete da qualche ora .
L’Italia, se il contratto in questione verrà approvato nella votazione online dai militanti M5S prevista per oggi pomeriggio, vedrà nascere il governo più a destra della sua pur turbolenta storia repubblicana, quello formato dall’asse Lega-M5S.
di Adriano Manna
Non è una lettura ideologica quella che fa parlare di un Governo che si presenta come spiccatamente reazionario, ma è la stessa lettura del programma definitivo a suggerire tale affermazione.
Il partner principale, ribaltando totalmente quelli che sarebbero dovuti essere i rapporti di forza stando agli esiti elettorali, sarà proprio il partito di Matteo Salvini, che inserisce nel programma praticamente tutte le questioni chiave della sua visione di governo del paese.
Dei pochi spot dal sapore vagamente progressista, di cui si è fatto vanto il movimento nella sua contraddittoria, ma efficace, macchina di propaganda, non resta che una scatola vuota se non addirittura una completa abdicazione: si guardi ad esempio alla lotta per l’acqua pubblica, derubricata a mera questione di ammodernamento della rete idrica, senza alcun cenno al processo di privatizzazione nella gestione del servizio idrico in atto da anni, tradendo così l’esito referendario.
Per non parlare del No-Tav, dove viene semplicemente cancellato dal programma l’annunciato stop ad una delle opere più costose e dannose della storia del nostro paese.
Sul piano delle misure economiche poi, parliamo di vera e propria fantascienza, degna del mio libro di Asimov: tutte le misure annunciate non prevedono alcun tipo di copertura, se non alcuni escamotage (richiesta unilaterale del taglio del debito pubblico alla BCE, accesso al Fondo Sociale Europeo) che in questo contesto non hanno quasi senso logico, oltre ad essere praticamente infattibili. Nei fatti risulta quasi superfluo addentrarsi su questa parte del programma, dove viene tra le altre cose mantenuta l’odiosa proposta leghista della Flat Tax (appena rivisitata in senso progressivo per non risultare anticostituzionale) che è forse la formula più regressiva possibile sul piano fiscale, e non a caso era un cavallo di battaglia della Lega Nord.
La Legge Fornero non viene più abolita ma appena rivisitata (con quali risorse, poi?), così come viene salvato l’impianto della “buona scuola”.
Il Jobs Act non si tocca, di reintrodurre l’art.18 neanche se ne parla, ma si prevede l’introduzione di un salario minimo orario (si reintroducono i voucher per il lavoro a chiamata), e presunte “politiche attive” per l’occupazione. Della concertazione sindacale tuttavia non si fa neanche cenno, quasi a voler preludere a una visione corporativista e dirigista dell’economia.
Assolutamente fattibili sul piano pratico sono invece i provvedimenti riguardanti la gestione dei migranti, la regressione sui timidi passi avanti di questi anni sui diritti civili, l’addestramento in chiave anti-terrorismo di tutto il corpo di polizia, l’applicazione di telecamere di ordinanza incorporate nelle divise degli agenti ma, ovviamente, nessun provvedimento per rendere individuabile l’agente stesso nel caso di presunti abusi in servizio.
Sui migranti poi, oltre alla stretta su tutte le ONG, si parla di superare Dublino (che sarebbe sacrosanto), peccato che lo stesso M5S ha votato contro, appena la settimana scorsa nel parlamento europeo, ad un provvedimento che andava in tal senso, mentre la Lega si è astenuta (se risolviamo il problema, su cosa facciamo la propaganda poi?).
Sul piano delle riforme istituzionali si arriva all’apoteosi dell’egemonia leghista, con l’accentuazione del regionalismo fiscale (che equivale a voler abbandonare definitivamente il sud Italia, che in virtù del livello decisamente più basso di reddito pro-capite godrà di ancor meno risorse rispetto alle regioni del Nord per poter finanziare i servizi pubblici locali), per non parlare dell’introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari, provvedimento sbandierato come soluzione al trasformismo politico, che rischia però di rendere i parlamentari completamente eterodiretti dai vertici del proprio partito. Dalla democrazia rappresentativa alla democrazia eterodiretta, con buona pace per quella diretta che si è persa per strada.
Il tradimento grillino al Mezzogiorno, che pure gli ha fornito il grosso dei voti, si manifesta quasi comicamente nel paragrafo di poche righe dedicato alla questione meridionale: “Con riferimento alle regioni del sud, si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare specifiche misure”.
Buon governo a tutti. Se la sinistra italiana (lasciamo perdere il buon Renzi e il PD, corresponsabili dello smottamento a destra delle classi subalterne di questo paese) volesse timidamente provare a dare segnali di attività celebrale, anche solo un cenno con la mano, per segnalarci che ancora respira, gliene saremmo tutti infinitamente grati.
http://www.sinistraineuropa.it/approfondimenti/versione-finale-contratto-lega-m5s-arriva-la-destra-piu-agressiva/