Francesco Cecchini

Serge Latouche è tornato. Giovedì 8 novembre nella sala polifunzionale a Piazza Martiri della Libertà, 1, alle ore 20.45, in occasione della seconda edizione di Agricolture di Frontiera, rassegna di eventi, conferenze e mostre sul tema dell’agricoltura, promossa dal Comune di Sernaglia della Battaglia (TV), sarà presente il filosofo Serge Latouche. Serge Latouche, economista e filosofo francese, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI, sostenitore e teorico della decrescita felice e del localismo dialogherà con Massimo Bordin, collaboratore della rivista La Chiave di Sophia e professore di filosofia al Liceo G. Marconi di Conegliano
SERGE LATOUCHE E LA DECRESCITA.
C’è uno spettro che si aggira qua e là in Europa ed il suo nome è decrescita. Il gurù di questo spettro/brand è Serge Latouche, che a volte, definisce la sua decrescita serena per distinguerla da quella felice o da altre di concorrenti. Latouche, che parla italiano, come lo può un francese, gira in lungo ed in largo la nostra penisola da Reggio Calabria a Brescia da Torino a Venezia a Treviso (l’anno scorso) creando attenzione, gruppi d’ascolto e dibattito, ma non, per il momento almeno che io sppia, un vero e proprio movimento strutturato per la decrescita In Francia, culla della decrescita, il dibattito è stato, ed ancora lo è, più vivace. Ne hanno parlato in molti, dal Partito Comunista Francese, al Nouveau Parti Anticapitaliste di Olivier Besançon ad Attac, il cui Comité Scientifique ha dedicato al concetto analisi profonde di critica. Ne ha parla anche Jean-Luc Mélanchon, che ha invitato i suoi a non snobbare la décroinnance, ma di prenderla in considerazione come occasione per approfondire alcuni temi. L’ultima volta che ho passeggiato per Parigi molti monumenti e muri avevano graffiti con la parola decroissance. In Italia non ne ho visto nessuno e tantomeno in Africa.
AFRICA E DECRESCITA.

THOMAS SANKARA
Latouche nel suo libro, “Per un’abbondanza frugale” (Bollati Boringhieri), in un passaggio dice che se tutti consumassimo come gli abitanti del Burkina Faso “ci sarebbe ancora un ampio margine di manovra”. E “si potrebbe arrivare fino a 23 miliardi”, di abitanti Se si parlasse ad un africano della necessità di decrescere potremmo aspettarci una reazione violenta. Stessa reazione, probabilmente, l’avremmo in Italia, da parte di operai Fiat o Elttrolux, di altri lavoratori, di precari ,di disoccupati e studenti. Comunque l’ Africa, e probabilmente il mondo, non ha bisogno di Latouche e Co .In Africa è ancora attuale l’ insegnamento di Thomas Sankara che ha indicato un modello sociale ed economico alternativo è stato Thomas Sankara, assassinato molti anni fa. Non il solo, purtroppo, tutti quelli che hanno lottato  per l’indipendenza politica ed economica  contro il debito ad eccezione di Nelson Mandela sono stati uccisi: Patrice Lumumba , Noel  Isidore, Ken Saro Wiwa ed altri.
Gli obiettivi di Thomas Sankaraerano al tempo stesso semplici ed immensi, l’assistenza sanitaria gratuita , l’ alfabetizzazione ed istruzione per tutti, la lotta contro la desertificazione , la diffusione dello sport, la “ battaglia per la ferrovia”, l’informazione partecipata ed innanzitutto il rifiuto di programmi di sviluppo capestro e di pagare il debito esterno. I risultati dopo 4 anni di governo furono notevoli ma la pratica rivoluzionaria di Sankara divenne un cattivo esempio per l’Occidente e per i governi africani corrotti tanto da farlo uccidere con la complicità di servizi segreti francesi ed americani.
ERITREA IN CRESCITA.

MAPPA DELL’ ERITREA
La parola Eritrea deriva dal greco erythros, che significa “rosso”. L’Eritrea è oggi una macchia rossa nell’ Africa neocoloniale, per questo viene chiamata la Cuba d’Africa. Come Cuba l’Eritrea si è liberata attraverso la lotta armata ed entrambi i paesi sono socialisti . Un esempio alternativo in Africa è l’Eritrea, un’eccezione, o quasi, nel panorama africano attuale. Dopo l’ indipendenza nel 1994  gli esperti della Banca Mondiale atterrarono ad Asmara per proporre un “ Programma di sviluppo” che fu rifiutato per la definizione e messa in atto di un  programma autonomo elaborato da Asmara stessa. Sono stati rifiutati anche finanziamenti dell’ IMF e di alcune ONG.  A distanza di  tempo si può affermare che la scelta di sottrarsi alle grinfie degli speculatori finanziari internazionali fu sostanzialmente buona. Il paese si sta sviluppando economicamente, con investimenti nel campo minerario, e socialmente con istruzione ed assistenza sanitaria gratuita per tutti. Inoltre l’Eritrea ha raggiunto la maggior parte degli obiettivi di sviluppo ONU del Millenium .

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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