Francesco Cecchini.

Contadini massacrati a Ciénaga


https://www.youtube.com/watch?v=piX0k3HKXG4


Dalla firma dell’accordo di pace tra governo colombiano e FARC-EP ( Acuerdo para la Terminación Definitiva del Conflicto ) avvenuta a Bogotá el 24 de noviembre de 2016 centinaia di leader sociali ed ex guerriglieri sono stati assassinati in Colombia.
Diana Maria Castano Vargas nel documento Il conflitto armato in Colombia: evoluzione e accordo di pace, dell’aprile 2018, così informa: Solo periodo compreso tra il 1958 e 2012 ha determinato più di 8.000.000 di vittime, di cui circa 270.000 morti, 47.000 desaparecidos, 10.250 vittime di tortura, 36.000 sequestrati, 24.550 vittime di violenza sessuale e più di 7.200.000 gli sfollati.
Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, ha recentemente denunciato la grave situazione nel paese sudamericano. Dopo la firma della pace, più di 220 leader comunisti sono stati uccisi. La strage continua, ultima vittima il governatore di Resguardo Huellas, Edwin Dagua Ipia, nella zona rurale del municipio di Calote al nord del dipartimento del Cauca.
Le stragi di contadini, operai non sono cosa nuova in Colombia. A partire dal 5 dicembre 1928 nella città di Ciénaga vicino a Santa Marta, in Colombia, centinaia di operai furono massacrati dallesercito colombiano dietro pressione della compagnia statunitense United Fruit, spalleggiata dal governo di Washington. La strage di Ciénaga viene ricordata anche romanzo Centanni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. “Durante il giorno i soldati stavano nelle strade atraversate da torrenti delle strade, con i pantaloni arrotolati al gincchio, giocando ai naufragi con i bambini. Di notte, dopo il coprifuoco, abbattevano porte con calci di fucile, toglievano i sospetti dai loro letti e li portavani a fare un viaggio senza ritorno”. La violenza dei militari sui cittadini sospetti, realizzata col favore delle tenebre, acquista nel libro una dimensione allucinante, per la doppiezza della loro condotta, grottescamente infantile alla luce del sole e di una crudeltà spietata di notte.
I lavoratori delle piantagioni di banane entrarono in sciopero nel dicembre 1928. Chiedevano contratti scritti, giornate lavorative di otto ore, settimane di lavoro di sei giorni e leliminazione di buoni pasto. Lo sciopero si trasformò nel più grande movimento di lavoratori mai visto prima in Colombia. Il governo di Bogotà del reazionario Miguel Abadía Méndez inviò quindi un reggimento, al comando del generale Cortés Vargas un criminale alcolizzato. per reprimere il moto. Le truppe piazzarono mitragliatrici sui tetti degli edifici della piazza principale di Ciénaga, bloccando le strade di accesso, e dopo un avvertimento di cinque minuti aprirono il fuoco su una folla di lavoratori e sulle loro famiglie, compresi i bambini, che si erano radunati dopo la messa domenicale.
Alla fine della repressione, il massacro durò diversi giorni, secondo Herrera Soto, coautrice di uno studio completo e dettagliato dello sciopero del 1928, le vittime vanno da 47 a 2.000. Sopravvissuti, storie orali popolari e documenti scritti danno però cifre da 800 a 3000 uccisi, aggiungendo che i soldati li avrebbero gettati in mare. Durante la presentazione dellinchiesta parlamentare, nel settembre del 1929, Jorge Eliécer Gaitán, in una accorata denuncia segnalò l oligarchia come la responsabile del massacro. A proposito del clero disse: quei missionari di cristo sono farisei che tradiscono la loro dottrina, non compiono con i loro doveri per entrare nella palestra delle miserabili lotte politiche, terrene e opportuniste. Gaitán constatò che era stata applicata contro i lavoratori in sciopero e in favore degli interessi statunitensi, la politica del nemico interno: Io non sto negando che una grande mobilitazione per la giustizia sociale percorra da un estremo allaltro il paese. Esiste, ma non come frutto del comunismo, bensì come ragione vitale di un popolo che vuole difendersi contro la casta dei politici senza scrupoli.Così agiscono le autorità colombiane quando si affronta in questo paese la lotta tra lambizione smisurata degli stranieri e la giustizia delle rivendicazioni dei colombiani. Naturalmente non si può pensare che il governo esercitò nessun potere per far giustizia agli operai. Questi erano colombiani e la compagnia era americana, e tristemente lo sappiamo che in questo paese il governo ha per i colombiani la mitraglia omicida e davanti alloro americano un tremante ginocchio in terra.
Le parole di Jorge Eliécer Gaitán, hanno valore ancora oggi, nel 2018. Va ricordato che Gaitán, candidato alla presidenza e diventato il grande nemico delloligarchia, fu assassinato il 9 aprile del 1948 a Bogotá. Questo scatenò il periodo noto con il nome di La violenza che in 6 anni ha causato circa 300 mila morti, quasi tutti contadini.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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