Il campo Smara a Tindouf, il più grande campo di rifugiati Saharawi.


Francesco Cecchini


Tindouf, una remota città del desertonel sud dell’Algeria circondata da cinque campi profughi saharawi,case e tende che si estendono fino all’orizzonte. Il campo di Smara è il più grande dei cinque, con circa cinquantamila abitanti. L’ ONU ha recentemente stimato che più di centosettantamila saharawi vivono nei campi intorno a Tindouf.
Le scuole operano e i dispensari forniscono cibo e medicine. È in vigore un codice legale e i tribunali processano i casi.Il Fronte Polisario ha lavorato per abolire differenze di classe, di genere e razziali nella cultura saharawi. Le donne nei campi profughi saharawi godono di un livello di libertà e autonomia inusuali nel resto del mondo arabo; le donne possono ricevere ospiti da sole a casa, divorziare e recarsi alla Mecca senza un guardiano.Nel corso dei decenni, le condizioni economiche nei campi sono migliorate. Negli anni ’70, i residenti vivevano in difficoltà comunitarie. In questi giorni, vi sono mercati e una piccola quantità di commercio. Un segno di ciò che il Sahara occidentale sarà dopo l’indipendenza. Inoltre il Sahara Occidentale sarà ricco grazie alle abbondanti riserve di fosfati e ricchezza di risorse ittiche.
Oggi il Marocco controlla l’ottanta per cento occidentale del Sahara Occidentale e il Fronte Polisario, Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e del Río de Oro, occupa il resto. Il Fronte Poliario iniziò come una ribellione armata contro gli occupanti spagnoli e oggi definisce il Sahara occidentale l’ultima colonia dell’Africa, affermando che il Marocco ha sostituito la Spagna come colonizzatore e sfrutta le risorse del territorio che appartengono al popolo saharawi. I negoziati per l’autoderminazione si sono ripetutamente arrestati, rendendo il Sahara occidentale il luogo di uno dei conflitti congelati più antichi del mondo. La Repubblica Democratica Araba Saharawi proclamata dal Fronte Polisario è riconosciuta dall’Unione Africana e dall’Algeria, che per decenni ha dato supporto politico-militarre e attualmente ospita i rifugiati saharawi. Nonostante 82 paesi quindioggi riconoscano la Repubblica Democratica Araba dei Saharawi e la RASD sia parte dellUnione Africana, la situazione di fatto non cambia. Unione Europea e Nazioni Unite non riconoscono la RASD e così le sentenze della Corte di giustizia europea, che però parlano, almeno, del Sahara Occidentale e del Marocco come di territori distinti.
Dal 9 luglio 2016 il segretario generale del Fronte Polisario è Brahim Ghali.
Il 5 e 6 dicembre 2018, per la prima volta in sei anni, si sono svolti negoziati per avviare una risoluzione del conflitto. Hanno partecipato al negoziato Marocco, Fronte Polisario, Algeria e Mauritania. Non si parlò di referendum per l’autoderminazione, ma per lo meno l’evento sembra aver tolto spazio alle calunnie che normalmente il Marocco dice sul Fronte Polisario.
Per esempio dopo gli attacchi dell’11 settembre, il Marocco cercò ancora una volta di rappresentare il Fronte Polisario come il nemico pubblico numero uno, sostenendo che un Sahara Occidentale indipendente sarebbe diventato un paradiso per i terroristi. E così via.
Giovedì scorso, quindi, a Ginevra, Marocco e Fronte del Polisario hanno ripreso un dialogo sul Sahara occidentale, interrotto da anni. Le loro posizioni sul referendum per lindipendenza del Sahara occidentale sono diametralmente opposte. Il rappresentante del Marocco,Nasser Burita, ha ribadito che un referendum non è allordine del giorno. Il Marocco che ha occupato e occupa militarmente il Sahara occidentale lo considera una sua regione.
Il risultato principale della riunione promosso dalle Nazioni Unite, è che entrambi le parti si sono impegnate a mantenere i colloqui. Köhler dellONU è stato estremamente cauto, ma ha presentato come importante risultato che le quattro parti partecipanti hanno detto che vogliono risolvere questo problema e quindi andrà a un secondo ciclo di incontri in primo trimestre del 2019.
In una recente dichiarazione , Brahim Ghali, l’attuale leader del Polisario, ha assicurato che il sogno del movimento di un Sahara Occidentale indipendente rimane praticabile. Il Fronte Polisario è pronto a coesistere come stato indipendete con il Marocco. L’impasse di decenni è colpa della comunità internazionale che ha preso alla leggera questa drammatica situazione.
Il Fronte Polisario ha vinto la battaglia del 91 per fare il referendum sullautodeterminazione dei saharawi, che di fatti è ostacolato da 27 anni dal Marocco e non mai è stato attuato; nel frattempo il Polisario cerca di portare questa causa a livello internazionale attraverso i mass media e con cause legali contro chi fa interessi col Marocco a discapito dei saharawi, come nel caso della pesca nelle acque del Sahara Occidentale.
Conclusione. Bisogna essere coscienti che non si arriverà nel 2019 importante sarà la prossima riunione tra Marocco, Fronte Polisario, Algeria e Mauritania, ad una definizione sul referendum sull’indipendenza, nascerà dissidenza nel popolo Saharawi su una soluzione negoziata che non arriva e la riappparirà la necessotà di riprendere le armi.

Bandiera della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi , la stessa che venne utilizzata dal Fronte Polisario nel 1973, nella lotta contro la colonizzazione spagnola
UN RECENTE ESEMPIO DI REPRESSIONE NEL SAHARA OCCIDENTALE.
Lo scorso 13 dicembre è stato aggredito e acoltellato per tre volte Mohamed Dihani, militantr saharawi e direttore di Western Sahara Timesoccupati del Sahara Occidentale. Poi agenti di polizia gli hanno impedito di farsi medicare nellospedale Ben Lmahdi di El Aaiún . Non è la prima volta che questo succede a Mohamed Dihani. Lui e tanti altri attivisti saharawi in Sahara Occidentale sono stati aggrediti, arrestati, torturati. Molti sono stati uccisi e oggi sono considerati dei martiri dal popolo saharawi. Il responsabile è sempre uno: lo Stato marocchino, che da anni occupa una parte di quei territori e perseguita chi invece ne reclama la libertà.

Mohamed Dihani

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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