di Tamara Pearson

Se volete scoprire che cosa sta accadendo in un paese povero, assicuratevi di aggiungere: turisti alla vostra ricerca su Google News.

“Turisti italiani e canadesi si teme siano stati sequestrati in Burkina Fasu,” era il titolo recente alla BBC un giorno dopo che gli scontri in quel paese sono costate la vita a 46 persone. La BBC non ha fatto servizi online sugli scontri, né ha coperto un attacco terroristico avvenuto lì pochi giorni prima, oppure gli accordi commerciali con la Cina. Se invece  i tragici avvenimenti fossero accaduti in Europa, tutti i media se ne sarebbero occupati.

Vediamo scenari simili con la recente copertura mediatica sui turisti derubati in Brasile (proprio dato che un presidente che è probabilmente più razzista, sessista e omofobico di Trump ha preso il potere – sì, è possibile), di un turista ucciso in Marocco, e delle uccisioni in un villaggio vacanze messicano.

Dal declassare le vite della gente locale nei paesi poveri, allo sminuire la disuguaglianza globale, il razzismo e il paternalismo, il modo in cui le agenzie di stampa occidentali fanno con le notizie internazionali, è profondamente dannoso. Giudicano gli altri paesi in base al presupposto che gli standard politici ed economici statunitensi ed europei siano i migliori e l’unico modo di fare le cose, e che questa pratica sta portando ad alcuni risultati gravemente discriminatori e dannosi.

Mentre l’informazione sta diventando sempre più corporativistica, con le agenzie che

rendono indistinguibile la linea tra il native advertising*  e di concentrarsi sui click rispetto alla qualità, c’è scarso desiderio di esaminare questo tipo di negligenza, figuriamoci di  rettificarla.

Un elenco di distorsioni deliberate che i media predominanti fanno riguardo ai paesi poveri

  1. Il discorso sulle notizie si basa sul presupposto che l’unico modo per fare democrazia, elezioni ed economia sia l’altamente disfunzionale il neoliberalismo disfunzionale con due partiti, degli Stati Uniti e dell’Europa. Se i paesi si allontanano dal modo di fare politica dell’Occidente, o dal commercio “libero” e dalla privatizzazione, vengono etichettate come tirannie, dittature, regimi e altro ancora. Sebbene le notizie sostengano di essere imparziali, c’è una netta incoerenza nella terminologia usata per l’Occidente e per i paesi poveri.
  2. La copertura mediatica riguardo alla beneficienza e agli aiuti da parte degli Stati Uniti e dell’Europa poggia sul presupposto che tale “aiuto” sia desiderato e che gli Stati Uniti e l’Europa abbiano qualcosa da offrire ai paesi poveri, malgrado la loro responsabilità per avere colonizzato, saccheggiato, fatto rispettare il rimborso del debito abusivo, e, prima di tutto, per avere causato la povertà. Il contesto storico ed economico che sta dietro la povertà viene discusso raramente e questo crea l’impressione che la povertà non abbia alcuna causa.
  3. Le agenzie di stampa boicottano le notizie che trattano di che cosa stanno facendo le persone nei paesi poveri, stanno ottenendo, richiedendo, sperando o costruendo. Omettendo questo tipo di copertura, si ha la falsa impressione che le persone nei paesi poveri non stiano facendo nulla per le loro situazioni economiche o politiche. Ciò contribuisce al mito perpetuato dalle organizzazioni di beneficenza che i poveri siano incapaci e passivi e che abbiano bisogno di aiuto esterno.
  4. 4. L’analisi dei media presuppone che le istituzioni di altri paesi lavorino nello stesso modo di quelle che operano nel paese d’origine dei media. Ad esempio, la polizia e le guardie nazionali dovrebbero svolgere lo stesso ruolo in Venezuela come negli Stati Uniti, e se non lo fanno, c’è qualcosa di sbagliato in loro.
  5. I media boicottano costantemente gli esperti che provengono dal vero paese povero in questione quando di tratta di citazioni e di interviste e di analizzare che cosa sta succedendo là. Invece gli esperti sono di solito accademici maschi bianchi statunitensi o europei che non sono lì o che non hanno mai messo piede nel paese che giudicano e sul quale esprimono la loro opinione. Questo tipo di boi Ipocriti, i media non invitano mai intellettuali qualificati nei paesi poveri per esprimere un giudizio sugli Stati Uniti o sull’Europa. Questo tipo di boicottaggio contribuisce alla generalizzazione su chi sia un esperto e su come sembra. Ipocritamente, i media non invitano mai intellettuali raffinati a giudicare gli Stati Uniti o l’Europa.
  6. Collegata a questo , c’è la convinzione che i paesi poveri sono così semplici e simili, che un giornalista occidentale può essere paracadutato in uno di per fare un servizio giornalistico su un’elezione presidenziale, per esempio. Questi giornalisti spesso non parlano la lingua locale e non sanno come funzionano le elezioni locali (come ho testimoniato mentre coprivo le numerose elezioni in Venezuela). I media pensano anche che sia accettabile usare la gente del posto per fare tutto il lavoro di rete e il lavoro noioso sul campo come “mediatori”, o peggio, come “contatti” non pagati, mentre un occidentale ottiene l’onore della firma e una paga molto più alta, per scrivere quel lavoro.
  7. La cultura americana ed europea è rappresentata come ben definita o la norma, mentre la cultura di chiunque altro è “esotica” o “colorata”. Inoltre, i media di solito pensano che basti creare un galleria fotografica occasionale di questa cultura (per esempio, una festa in India) affinché la gente abbia una comprensione o un’intuizione

circa i modi essere e di vivere di persone in paesi come l’India, con i suoi 2,1 miliardi di persone.

  1. Gli errori dei media che riguardano la povertà, si estendono alla sua definizione predefinita. Considerano la povertà come quanta roba può comprare la gente, invece che, per esempio, l’accesso alla cultura, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. Quando si fanno servizi sulle situazioni di altri paesi, non è compresa la loro prospettiva su che cosa consista una vita bella.
  2. I media ordinari occidentali valutano di più le vite della gente dei paesi ricchi. Le persone devono morire a migliaia in una tragedia non politica nei paesi poveri per ottenere un’analoga quantità di copertura riservata alla morte di uno scalatore australiano bianco in Indonesia.
  3. I media etichettano se stessi come “neutrali”, anche se scelgono la prospettiva della loro nazione o regione di nascita. Quando, però 1 miliardo di persone hanno fame abbiamo bisogno che i media abbiano una prospettiva più globale.
  4. E anche se si lodano perché sono oggettivi e concreti, l’accuratezza è meno importante per i medi, quando si tratta di paesi poveri. Sbagliare il nome di un presidente, il vero titolo del capo di stato, o etichettare le organizzazioni come “terroriste” non è una cosa da poco.
  5. Quando accade qualcosa di veramente enorme in un paese povero – come uno tsunami e un terremoto che uccidono 230.000 persone, i media sono felici di sfruttarlo per tutti i clic che possono ottenere. Tuttavia, una volta che il dramma principale è passato, non aspettatevi troppi follow-up che analizzino perché i terremoti causano più danni in alcuni paesi rispetto ad altri, o la ricostruzione e il recupero necessari.
  6. Inoltre, quando i media garantiscono di coprire i paesi più poveri, di solito deve essere relativo a un paese più ricco. Le notizie sul Messico, per esempio, è più probabile che vengano trattate se c’è Trump nel titolo. E’ più probabile che sulla stampa appaiano i paesi africani, quando un famoso attore occidentale si degna di visitarlo.
  7. Talvolta i media decidono che i paesi poveri sono “troppo deprimenti” per i lettori. Se, però, la lettura è “tosta” immaginate che cosa vuol dire viverla. Dovremmo gridare dai nostri tetti per le peggiori ingiustizie , non mettendo ai margini una tale ingiustizia con scuse patetiche.

Cause e conseguenze dei pregiudizi riguardanti i paesi poveri

Il razzismo globale, il classismo e i profitti prioritari sono i fattori fondamentali dietro a tutte queste distorsioni. Le storie sui paesi poveri non attraggono i pubblicitari, ad eccezione di quelli che promuovono organizzazioni di beneficenza che do solito tormentano i paesi poveri e semplificano la povertà perché vogliono che i loro donatori pensino che $ 1 al giorno faccia sparire lo sfruttamento, le guerre e il debito.

Inoltre, i media ordinari hanno smesso di considerarsi una forza attiva nel mondo che ha la responsabilità di informare le persone e aiutarle a capire cosa sta succedendo – se mai hanno considerato loro stessi in quel modo. Invece di essere un servizio pubblico, la notizia è una merce. In quanto tale, le aziende dei media capiscono che le notizie sugli eventi del primo mondo, i bianchi, le celebrità,  i ricchi e potenti tendono a ottenere più clic rispetto a quelle  sui poveri.

Inoltre, nel decenni passato e dato che lo smartphone diventava più accessibile a un maggior numero di persone, i media si sono spostati su notizie a bocconi e con un  contenuto facilmente e rapidamente assimilabile che può essere  scannerizzato e  poi condiviso in pochi secondi o minuti. Tuttavia, nei paesi poveri gli argomenti fondamentali non sono    o semplici. Richiedono un contesto, e i media lo evitano, specialmente quando trattano di diritti dei lavoratori, di ineguaglianza, o di ingiustizia storica.

Infine, i media statunitensi, amano in particolare le storie individuali gente che è passata dalle stelle alle stalle e amano perpetuare il mito che il successo riguarda sempre gli individui che lavorano duramente. I paesi poveri, semplicemente, non entrano in quella narrazione e quindi vengono lasciati fuori completamente.

Le conseguenze di questa copertura selettiva e distorta dei media, sono gravi. Quello che fa è di perpetuare lo status quo: il razzismo, la disumanizzazione delle persone che vivono nei paesi poveri, la disuguaglianza globale e il dominio culturale, economico e violento degli Stati Uniti e dell’Europa. Cioè, la  copertura che i media predominanti riguardo ai paesi poveri, è una partecipazione attiva e deliberata all’oppressione di questi paesi.

La copertura  finisce con il distorcere il modo in cui comprendiamo le forze, la cultura e la storia globale. Ostacola la nostra capacità di apprendere da altri stili di vita sorprendenti di altre culture, le tradizioni letterarie, le filosofie, le tecniche artistiche e cinematografiche, e nutre gli adulti dalla mente chiusa. Questa informazione incentrata sui paesi ricchi, promuove anche un’arroganza ingiustificata in quei paesi che a sua volta incoraggia  i punti ciechi  per come può essere dannosa la politica estera statunitense  (cioè le guerre) ed europea.

Con alte percentuali di senzatetto, con l’impunità della polizia, gli attacchi razzisti, il consumismo e altro, paesi come gli Stati Uniti non sono in grado di giudicare altri paesi. Un sano panorama mediatico vedrebbe invece i media come fonte di informazioni e di istruzione,  piuttosto che come intrattenimento, e darebbe la priorità ai giornalisti  e agli esperti locali.

*https://it.wikipedia.org/wiki/Native_advertising

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/distorted-western-media-coverage-of-poor-countries

Originale: Global Research

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2019 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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