Le dernier voyage de Karl Marx di H.J. Kriyansk. ( progetto d’un film d’animazione).

Francesco Cecchini

” Il y aura ce jour. Rien ne peut entamer la terrifiante lumiére glacée de cette certitude”                                                                                                                           Jacques Derrida

Orazione funebre di Friedrich  Engles per Karl Marx.

All’età di 65 anni muore Karl Marx. È un giovedì e siamo nel 1883.Tre giorni dopo la morte viene sepolto a Londra  nel cimitero di Highgate a fianco della tomba della moglie Jenny von Westphalen, morta 14 mesi prima.

Friedrich Engels con queste parole apre e chiude il discorso di commiato:

“ Il 14 marzo, alle due e quarantacinque, ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra. L’ avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l’abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre…Il suo nome vivrà nei secoli e così la sua opera”

Tredici mesi prima della morte, Karl Marx abbandona, per la prima e l’ultima volta,   l’Europa e va in Africa, ad Algeri. La città che incontra nell’inverno del 1882, non è quella che Albert Camus descrive nel suo romanzo Lo Straniero. Né tanto meno quella dove vivo. Il tempo trasforma. Ora è una metropoli soffocata dal traffico, le colline sono di cemento e le periferie pericolose come quelle di Marsiglia. Il terrorismo islamico a volte la macchia di sangue.                                                                                                              La luce, quando il vento spazza via nuvole e smog, è però la stessa di sempre, come il mare che sta di fronte. Allora vista dalle alture della Casbah, gli edifici antichi della parte bassa, le onde che si infrangono contro le rocce lungo il mare, Algeri sembra ai miei occhi come una L’Avana del mediterraneo, simile, forse, al luogo che ospitò Marx, più di cento anni fa.

Tutte le guide turistiche, Le Petit Fouté, Le Routard, Lonley Planet ed altre descrivono il luogo, ne consigliano la visita, sottolineano che un film di Tarzan con Johnny Weissmuller è stato girato al suo interno nel 1932. Si tratta di un famoso orto botanico sperimentale in una città di mare.                             La descrizione, qui sotto, del luogo, è di un autore speciale e non appare nelle guide o in articoli di riviste di viaggi e turismo.                                                    “Ieri verso l’una del pomeriggio, siamo discesi a Mustapha e da lì con il tram abbiamo raggiunto il Jardin Hamma o Jardin d’Essai utilizzato come Promenade Publique, dove si tengono concerti di musica militare, utilizzato come vivaio, per la crescita e la diffusione della vegetazione indigena, oltre che per la sperimentazione botanica e scientifica e come giardino di acclimatazione. Il tutto occupa un vasto terreno con una parte accidentata ed una in piano. Per visitarlo con attenzione, serve almeno un giorno intero…”                                          Hamma, il nome del giardino, significa in arabo febbre, quella che profumi ed i colori possono dare e con queste parole Karl Marx riferisce all’amico Engels della vastità e della sommaria geometria del Jardin d’Essai,che per volontà dell’autorità militare francese aveva iniziato a prendere forma mezzo secolo prima.                                                               Siamo ad Algeri, di fronte al mediterraneo, in una giornata d’inverno o primavera del 1882.  Algér la bianche, una città ancora mezza ottomana e mezza francese.  La città di allora non era quella di Albert Camus né tanto meno quella di oggi soffocata dal traffico e dallo smog ed ogni tanto ancora macchiata di sangue dal terrorismo islamista.

Chi scrive non è un viaggiatore qualsiasi, uno dei tanti europei che in quegli anni visitano quest’Africa non lontana, ma Marx il più grande rivoluzionario di quel secolo, tra l’ altro autore assieme ad Engels del Manifesto dei Comunisti ed ispiratore della Comune di Parigi. Chi gli fa da guida è un botanico italiano Gaetano Leone Durando, nato nel 1811 a Caraglio in provincia di Cuneo. Oltre ad essere un  botanico autore di lavori ed articoli specializzati è un seguace di Charles Fourier. Trascorre la maggior parte della sua vita in Algeria. Muore ad Algeri  nel 1898 ed una strada ed ospedale portano il suo nome.

Marx  e Durando prima di visitare l’ Orto Botanico si fermano a bere un caffe in un cafè mauresque, all’aperto . Marx racconta che il caffè che bevono eduti su sgabelli è eccellente; descrive anche l’ ambiente dove nota una certa uguaglianza di comportamento tra gli avventori arabi, sia che siano vestiti riccamente o modestamente. All’ occhio critico di Marx sicuramente non sfugge che questo “ egualitarismo” non è fondato sulla coscienza di essere tutti  colonizzati dai francesi, ma su una visione religiosa, quella mussulmana della vita, del mondo e della società.

Café mauresque

La ragione, comunque, della visita ad Algeri, non ha niente a che vedere con la rivoluzione o con un’analisi sul campo del colonialismo francese. Karl Marx ha scritto, alla fine degli anni trenta, assieme a Engels tre articoli sulla sulla conquista dell’Algeria da parte dei francesi. I due rivoluzionari vedono nel colonialismo una tappa necessario dello sviluppo capitalista e quindi della maturazione del comunismo, con buona pace di chi al colonialismo francese si oppone come l’Emiro Abd El Kader. L’ FLN/ALN che sconfisse la Francia quasi un secolo dopo non si basò certo su quello che allora dissero i due.

La decisione di andare ad Algeri è legata alla salute ed è sofferta per vari motivi, l’età, la vecchiaia, l’ impegno teorico e pratico nel movimento comunista. Marx sta vivendo il periodo, non solo più difficile, ma più brutto della sua vita. É morta da poco più di due mesi la moglie Jenny von Westphalen.  Assieme nel pieno dell’ autunno freddo, umido e piovoso del1881  avevano viaggiato da  Londra a Parigi per l’ultima visita di Jenny malata di cancro terminale  alla figlia maggiore, Jenny  Caroline, che vive con il marito Charles Longuet  ad Argenteuil. Le due Jenny hanno entrambi il cancro, al fegato la madre, alla vescica urinaria la figlia. L’ incontro non è triste, anzi. Jenny la moglie di Marx è una donna solare che non perde  mai il sorriso, la leggerezza e la voglia di scherzare. Karl e le due Jenny ricordano i momenti belli della loro vita trascorsa, il matrimonio, la nascita della prima  figlia e degli altri. Sanno di volersi bene, di stimare quello che fanno ed hanno fatto. Sanno che il ricordo continuerà per sempre, che la storia ricorderà. Nel giro di poco tempo moriranno tutti e tre, Jenny a Londra il 2 dicembre 1881, Jenny Caroline l’ 11 gennaio 1883 ad Argenteuil, Karl sempre a Londra il 14 marzo 1883, ma la morte ed il suo pensiero restano lontani da quella casa alla periferia di Parigi. Rivivono invece innumerevoli episodi di una vita fuori del comune, che li rende orgogliosi. La visita dura pochi giorni, dopo il ritorno a Londra la moglie muore e Marx, oltre alla tristezza ed il dolore, si ritrova con i polmoni malati di tutte le malattie polmonari possibili: pleurite, bronchite, polmonite. É talmente ammalato che non può partecipare ai funerali di Jenny. Termina il 1881,le feste di fine anno senza la moglie sono deprimenti, arrivano gennaio e febbraio del 1882, ma non c’ è nessun miglioramento e i medici inglesi che lo hanno in cura consigliano un soggiorno ad Algeri dove il clima può aiutare una guarigione. Non sanno che gli inverni ed anche gli inizi di primavera sono piovosi ed umidi, a volte perfino nevica.  Sarebbe stato più opportuno consigliare il deserto del Sahara, dove il caldo secco è adatto ad uno che ha i polmoni malati. Anche Batna o Biskra  sarebbero  state più indicate di quella parte della costa algerina, ma gente che non si è mai mossa da Londra, Manchester od Edimburgo crede che l’Africa sia tutta sole e calore. Il parere dei medici inglesi vede d’ accordo Engels ed i famigliari, anche loro ignoranti del clima di Algeri. A Marx non resta che partire.

Il viaggio ad Algeri inizia a Parigi  alla Gare de Lyon ed inizia male.

Durante la notte il treno si rompe un paio volte, a Cassis e a Valence dove  fa un freddo cane e tira vento. Marx tossisce disperatamente e l’unico rimedio è bere l’ acquavite che ha portato con sé. Riscaldato dall’ alchol, uccide il tempo guardando delle foto delle moglie  morta da due mesi. Il ricordo di lei lo accompagna nel viaggio notturno. Jenny  von Westphalen la più bella ragazza di Treviri, una bruna dagli occhi verdi …nessun lavoro d’ arte è più bello di lei ..,così Karl scriveva al padre,i primi tempi dell’amore nel lontano 1836.  Mai la passione di Karl per Jenny diminuisce; nel 1842 scrive ad un amico, Arnold Ruge:

Posso garantirvi, senza alcun romanticismo, che sono innamorato dalla testa ai piedi, e molto seriamente”

Ha nelle tasche, oltre le foto anche una lettera che nel lontano 1856 scrisse da Manchester a Jenny che si trovava, allora, a Treviri, dalla madre.

Mia piccola cara, ti scrivo nuovamente perché sono solo e perché sono tormentato dal fatto di dialogare di continuo con te nella mia testa, senza che tu ne sappia niente, senza che tu mi possa capire e rispondere…e trovo che i miei occhi, abituati alla luce della lampada e al fumo, sono capaci, malgrado tutto, di creare un’immagine, non solo in sogno ma anche quando sono aperti. Tu sei davanti a me in carne ed ossa, e io ti tengo fra le mie mani. Ti abbraccio dalla testa ai piedi e cado in ginocchio e cado in ginocchio davanti a te e mormoro: Signora vi amo…Una momentanea assenza è utile… Grandi passioni, che per la vicinanza del loro oggetto, la forma di piccole abitudini, crescono e riacquistano la loro dimensione naturalein virtù dell’azione magica della lontananza.  Così capita al mio amore… Il mio amore per te, dal momento in cui ti allontani, appare per quello che è: gigantesco, ed è in lui che convengono tutta l’ energia del mio spirito e tutti gli impulsi del mio cuore”

Mentre guarda vecchie foto e legge e rilegge la lettera di una trentina di anni fa, pensa che  il loro sia stato uno straordinario amore,che superò momenti di grande miseria,una vita nomade,un’espulsione dopo l’altra, Bonn, Parigi, Bruxelles, poi ancora Parigi ed alla fine Londra,  le difficoltà della lotta politica, il sacrificio di studiare e scrivere in condizioni difficili  e lutti terribili come la morte di tre bambini. La moglie gli ha dato 6 figli con nome ed uno senza in una dozzina d’ anni.Un buon ritmo di procreazione anche per quei tempi. Le figlie Caroline, Laura ed Eleanora sono ancora vive; Edgar, Henry Edward e Franziska sono i nomi dei 3 bambini morti. Marx pensa anche al settimo figlio, nato e morto nel luglio del 1857 e rimasto senza nome  e a Friedrich, amato come tutti gli altri, ma avuto da Elena Delmuth, chiamata anche Lenchen, una donna bionda e robusta  della campagna tedesca,che condivise  con la famiglia Marx un lungo tempo di povertà nera senza voler  mai essere pagata. Una di famiglia, una seconda mamma per i figli, un’ amica per Jenny ed un’amante per Karl con il quale fece quel bambino. Il sentimento che ora Karl ricorda è affetto ed ancora di attrazione ma non passione. Far l’amore con Lenchen non fu un tradimento, ma un gesto di calore in tempi di fredda miseria, che Jenny accettò e perdonò, anche se gelosa.

Il treno entra nella stazione Saint Charles di Marsiglia, il  18 Febbraio del 1882. È ancora buio ed un vento violento soffia da nord-est, le mistral invernale, che  scuote la città, i dintorni ed il mare a 100 km. l’ ora.  Marx, che non sa dove andare, aspetta seduto in carrozza. Ma senza riscaldamento il freddo è insopportabile Scende dal treno solo una decina di minuti per bere del caffè con latte che lo riscalda . Ad una  parete del locale vi è appeso un manifesto, che  celebra i cinquant’ anni dell’ Algeria francese, una scritta in fondo  offre viaggi  che  dice della vita, voyages de la vie.  Vi è dipinta a colori vivaci la vita in un villaggio  arabo in riva al mare.Vi sono donne che passeggiano nel loro costume tradizionale bianco,el haik , che le ricopre dalla testa ai piedi, uomini che seduti sulle soglie delle case fumano e parlano, bambini che giocano. Il cielo è senza nubi e dello stesso colore  del mediterraneo. Il sole illumina tutto.Karl non può fare a meno di sorridere e pensare che anche il suo  viaggio ad Algeri è per la vita ed assapora i giorni che verranno, di sole e calore, ai bordi del mediterraneo. Il presente, però, non ha niente di solare, il mistral continua a percuotere Marsiglia e sbatte contro gli edifici una pioggia scrosciante. Marx non ha fame ,continua a bere acquavite a piccoli sorsi, tossisce, si è preso un raffreddore da cavallo che porterà in Algeria con le altre malattie. Dalla stazione  Saint Charles a le Vieux Port,la scalinata non è ancora stata costruita, c’ è uno stradone in discesa di poche centinaia di metri, che Marx fa in carrozza per la pioggia scrosciante ed i bagagli a seguito.                                                                                                                 La nave postale, un battello  a vapore di nome El Said,lascia il porto alle cinque e trenta del pomeriggio ed arriva ad Algeri il primo mattino di due giorni dopo. Trentaquattro ore per attraversare un mediterraneo inquieto, con pioggia e vento. La cabina anche se di prima classe è  poco più che un buco squallido, il mare mosso, il ponte della nave affollato di passeggeri. Un giorno e mezzo pessimi che solo la gentilezza e la simpatia del capitano della nave attenuano un po’. Quasi alla fine del viaggio, quasi in faccia al porto, capitan Macé invita Karl Marx nella cabina di comando gli offre un sigaro ed un caffè e dice:

“Se del bel tempo lo avesse permesso, Monsieur Marx,  avrei fermato i motorl e la nave  ed  aspettato il levare del sole, per farvi vedere  uno spettacolo che mai avete visto prima. Le luci della città prima luccicano e tremano poi impallidiscono e si spengono. La nebbia si dissolve e sparisce, il paesaggio emerge dalla notte e dal mare. Improvvisamente masse oscure appaiono.Il massiccio del Bouzereah a destra, al fondo l’Atlante a sinistra le montagne della Kabilia. Il cielo ad oriente da nero diventa  rosso e poi azzurro. Così il mediterraneo. L’ Africa all’alba, con al centro Algeri nella sua collina.”

Il tempo fa schifo e la città che sta di fronte è un blocco grigio su sfondo oscuro. Marx, illudendosi, pensa che ci saranno altri viaggi, altri arrivi  per poter ammirare l’ alba africana che Macé ha descritto. Ci sarà una partenza in una mattinata di sole, nella quale vedrà Algeri allontanarsi e sparire, ma nessun ritorno.

La  traversata burrascosa  ed il clima che trova, qualche grado sopra lo zero, non migliorano la salute. Ad Algeri dove arriva alle tre e trenta del primo mattino  il cielo è nero, nuvoloso, cade pioggia fredda e sulle montagne a sud nevica. In una delle prime lettera che invia, egli  stesso commenta all’amico Engels  la meteorologia di quelle giornate:

…il mese di dicembre è stato spaventoso ad Algeri, in gennaio ha fatto bello, a febbraio il tempo è stato freddo, anche umido, sono cascato nei tre giorni più freddi di questo mese: il 20,21 e 22 febbraio.

Algeri 1882

Non c’è miglioramento e dei medici inglesi consigliano un soggiorno ad Algeri dove il clima può aiutare una guarigione. Non sanno che gli inverni ed anche gli inizi di primavera sono piovosi ed umidi e sarebbe più opportuno consigliare il deserto del Sahara, questo sì caldo e secco ed adatto ad uno che ha i polmoni malati. Il parere vede d’accordo Engels ed i famigliari. Marx parte da Marsiglia il 18 febbraio 1882 alle cinque del pomeriggio sul vapore “Said” ed arriva ad Algeri il mattino del 20 alle tre e mezzo del mattino. È una traversata faticosa, anche se la cabina che occupa è confortevole, Marx non riesce per due notti a chiudere occhio per il rumore delle macchine, del vento e delle onde.

Il maltempo durante la traversata dall’Europa all’Africa ed il clima che trova non aiutano. Il soggiorno è quasi inutile, guarisce della bronchite cronica ma non è in salvo ed esposto ad altre ricadute che arriveranno.                          

Un amico  dei generi, Paul Lafargue, sposo di Eleonora  e Charles Longuet, sposo di Jenny, lo accoglie e lo aiuta.  Si tratta del  giudice Albert Fermé che giorni prima aveva ricevuto una lettera da Lafargue. Fermé si trova ad Algeri in esilio per aver partecipato alla Comune di Parigi.

Albert Férmé                               

Lo sbarco dal Said avviene dove si trova ora  la pêcherie vicina all’ Ammiragliato. Da lì Marx e Fermé salgono la rampa  che porta a l’ Avenue de la Republique, l’attuale lungo mare o Boulevard Che Guevara.

Boulevard de la Republique.

Dopo aver trascorso due notti al Grand Hotel d’Orient, nel centro di Algeri, tra la Grande Poste e l’Hotel Aletti, si sistema ne la Pensione Hotel Vittoria , all’incrocio tra il boulevard Bon Accueil  e la strada che portava nel quartiere di Mustafa superieur, nelle colline ed piena campagna allora. Fermé abita non molto distante, più giù al 37 di Rue Michelet oggi Didouche Mourad non molto distante quindi dalla chiesa del Sacro Cuore, progettata su disegni di Le Coubusier

Algeri, quartiere di Mustafa superiore

Marx racconta la sua permanenza ad Algeri in un epistolario che invia al suo amico e compagno Engels ed alle figlie. Le lettere sono raccolte nel libro Lettres d’ Algér et de la Côte d’ Azur, pubblicate da Le temps des Cerises e tradotte al francese  e presentate da Gilbert Badia, un germanista che tra le molte opere ha scritto, assieme a Renée Cartelle, L’ideologie allemande de Karl Marx, Frederich Engels.

Vedere la nota pubblicata un anno fa su Ancora Fischia il Vento:

https://www.ancorafischiailvento.org/2018/05/06/a-200-anni-dalla-nascita-di-karl-marx-lettres-dalger-et-de-la-cote-dazur/

Le lettere sono anche commentate da Tobias Goldschmidt nel suo lavoro Karl Marx and colonialism in Algeria  Goldsmidth dopo aver preso in considerazione la corrispondeza da Algeri ssofferma su gli i di Engels u  articolo del 1848 per l’Herald Tribune di New York, uno per New American Cyclopedia ed un’ analisi comparativa tra il colonialismo francese del 1848 e la situazione del 1857. Di Marx analizza quanto ha scritto in generale sul modo di produzione asiatico. Il lavoro di Goldsmith è interessante perché mette in luce che da una parte, nelle lettere, condanna moralmente il comportamento dei colonialisti, ma a livello teorico generale rimane convinto che il colonialismo libera la società algerina dagli ostacoli feudali e la incammina verso il capitalismo ed il comunismo.

 Nelle lettere,   Marx riferisce quello che il Giudice racconta delle ingiustizie del regime coloniale francese, condanne a morte e torture per casi di furto. Commenta anche la presenza di propietà comunitaria nella società berbera in Kabilia, convinto che quando in Europa la classe operaia vincerà questi popoli potranno passare direttamente al comunismo senza vivere una fase capitalista. Ma la sua descrizione di Algeri è innanzitutto fisica, racconta le persone che incontra e luoghi che visita, la Casbah, il luogo dove vive, il Jardin d’ Essai. Descrive quello che vede.

Qui, la situazione è magnifica, davanti alla mia camera la baia del mare Mediterraneo, il porto di Algeri, alcune ville disposte ad anfitrato che si arrampicano sulle colline, più lontano delle montagne, tra le altre le cime nevose, dietro il Matifou delle montagne della Kabilia, le punte aguzze del Djoura. Il mattino verso le otto, niente di più esaltante che il panorama, l’’aria, la vegetazione, questa mescolanza meravigliosa europea – africana.

 Marx viene preso in cura da miglior medico d’ Algeri il dr. Stephann che gli applica innanzitutto trattamenti  che provocano “cloques sur la potrine”, bolle,  vesciche sul petto . I due comunque parlano fra loro di scienze naturali, di fisica, di cosmogonia, ma soprattutto parlano della morte. Secondo Marx bisogna rassegnarsi al proprio destino: “ Solo gli atomi sono immortali”.

Il pensiero della morte abita in questi giorni nella testa di Karl Marx ne parla anche con Madame Casthelaz padrona della pensione la quale gli chiede “ Chi nella sua concezione dello Stato farà i lavori più umili? Non posso immaginare un mondo livellato per il basso, perché voi avete senza dubbio certi gusti e certe attitudini che vengono attribuite all aristocrazia”. “ Nemmeno io”, risponde Marx. “ Ma questi tempi arriveranno, e noi non saremo più in questo mondo.”  Il tema ritorna sotto forma di un racconto  breve “ “Lezione di saggezza araba”, in una lettera scritta alla figlia Laura:

“ Un traghettatore sta per attraversare con una piccola barca un fiume impetuoso. Sale a bordo un filosofo che vuole raggiungere l’altra sponda. Tra i due c’è un dialogo.

  • Traghettatore, conosci la Storia.
  • No!
  • Allora hai perduto metà della tua vita.
  • Traghettatore, hai studiato le Matematiche?
  • No!
  • Allora hai perduto più della metà della tua vita.

Appena il filosofo pronuncia queste parole un forte vento rovescia la piccola barca ed i due occupanti, filosofo e traghettatore, preipitano in acqua. Il traghettatore urla:

  • Sai nuotare?
  • No!
  • Allora la tua vita intera è perduta. “

Tra le persone, che Marx frequenta alla Pensione Hotel Victoria, oltre il giudice Fermè, il dottor Stephann,  i padroni ed il personale di sevizio, vi è una giovane donna carina ed intelligente, rimasta senza nome. Sappiamo solo che è tedesca, originaria di Dessau, conosce per fama l’ospite, è ammiratrice di Auguste Bebel, di cui ha letto Lafemme et le socialismeLa ragazza conosce bene il console prussiano ad Algeri, il Dr. Fröbe, la cui villa, sede del consolato si trova a Mustafa Superiore, non lontano dalla Pensione. Anzi durante il soggiorno trova lavoro come istitutrice dei ragazzi del console. Marx si guarda bene di presentarsi al consolato, ma possiamo immaginare che in qualche maniera venga controllato utilizzando la giovane che è inconsapevole. Fröbe non teme per la Prussia che non ha interessi importanti in Algeria, ma forse spera che il vecchio rivoluzionario sia in missione politica per creare problemi al “nemico” francese. Sicuramente non conosce il pensiero di Marx sul colonialismo né è ben al corrente delle sue condizioni di salute.

Sappiamo solo che è tedesca, originaria di Dessau, conosce per fama l’ospite, è ammiratrice di Auguste Bebel, di cui ha letto La femme et lesocialisme.La ragazza conosce bene il console prussiano ad Algeri, il Dr. Fröbe, la cui villa, sede del consolato si trova a Mustafa Superiore, non lontano dalla Pensione. Anzi durante il soggiorno di Marx trova lavoro come istitutrice dei ragazzi del console. Marx, che è entrato in Algeria con il solo biglietto della traversata marittima, si guarda bene di presentarsi al consolato, ma possiamo immaginare che in qualche maniera venga controllato utilazzando la giovane pur inconsapevole. Wera parla di mille cose con il console, di cosa accade in patria, di nuovi arrivi di viaggiatori ed artisti tedeschi, dei francesi che non meritano questo paradiso in terra, di esosizioni di arte indigena, del programma di commedie e concerti all’ Opera d’ Alger. La scorsa stagione, quella del 1881 Wera, Frobe e la moglie avevano assistito a Madame Favart di Daru e Chivot; musica di Offembach. Parlando della prossima nuova stagione, che non ci sarà in quanto l’ edificio andrà in fiamme, Wera, così la possiamo chiamare, racconta che vuole portare a teatro un loro compatriota ospite alla pensione, un uomo importante di nome Karl Marx. Fobe, strabuzzando gli occhi, viene a sapere quasi incredulo, che a poche decine di metri vive niente di meno che il rivoluzionario più pericoloso d’ Europa, quindi del mondo. Marx comunque non è clandestino, è entrato in Algeria senza passaporto, non necessario, ma lista dei passeggeri del Said con il suo nome è stata pubblicata, il 24 febbraio da un quotidiano del posto, Al Khabar. Marx è quasi in cima alla lista al settimo posto. 

 Il console non si allarma o impaurisce perché sa che da questa riva del Mediterraneo sia difficile se non impossibile cospirare contro la Prussia, che  inoltre  non ha interessi importanti in Algeria. Però vola con la fantasia pensando che Marx sia qui in missione politicaper prendere contatto con i ribelli arabi per organizzare un sollevamento generale. Frustrato per il noioso incarico ad  Algeri si vede come un Frobe del Maghreb che redige per il Kaiser rapporti drammatici sulla rivolta che avanza e mette a ferro a fuoco questa parte di Africa. Egli stesso organizza incontri e collaborazioni tra Marx ed i rivoltosi che armi  alla mano combattono il comune nemico. Frobe poco colto, ignora quello che Marx ed Engels, tutto sommato fino ad allora due moderati filocolonialisti hanno scritto sul dominio inglese in India e francese in Algeria se no non si iluderebbe di un futuro di gloria. Inoltre non sa che Marx è li per un breve soggiorno di cura.

Wera e Marx parlano. Lui le confida il suo complesso di colpa per l’ ozio, per l’ abbandono dell’ attività teorica e rivoluzionaria, racconta le sue esperienze. Lei ascolta sempre attentamente, rapita quando Karl parla di rivoluzione, i moti del 1948 o La Comune di Parigi e scrive alla sorella dove parla della città e dell’ uomo che ha appena conosciuto:

“ Mia cara,

Algeri, in che città vivo, Giselle!

I miei amici arabi la chiamano nella loro lingua El-Badhjia, la radiosa. Una città sulle colline che scintilla tra il mar Mediterraneo ed il cielo. Nei giorni sereni quando il sole appare all’ alba la crederesti uscita da un blocco di marmo bianco, venato d’ azzurro…

Alla pensione dove mi trovo è arrivato un uomo fuori del comune. Sembra un vecchio lupo delle nostre foreste. Il pelo quasi bianco ma ancora lucido, lo sguardo ed il cuore giovani, il cervello una lama affilata. Un eroe che per tutta la vita ha combattuto per la liberazione delle donne e degli uomini dallo sfruttamento. Karl, questo è il suo nome mi parla della sua vita da ribelle, dei suoi scritti, delle sue azioni e della rivoluzione che porterà il comunismo che non potrà vedere. Voi giovani lo vedrete. Assieme passeggiamo per la città.

È anche un uomo buono, ancora innamorato della moglie morta da poco ed è pieno di affetto per la famiglia, per le figlie. Della moglie, una donna bellissima mi mostra le fotografie che con  se e mi legge le lettere che scrive alle figlie…

Devo fare violenza a me stessa per non innamorarmi di lui. Troppo poco resterà ad Algeri, poi riattraverserà il mare. Ma so che è inutile blindare il mio cuore, niente resterà come prima…”

La ragazza senza nome

In un certo senso il vecchio Marx si invaghisce della ragazza che gli ricorda una delle figlie.  Ė lei, la bella senza nome, che accompagna Marx nelle sue passeggiate in città, in una di queste incontrano un pittore che sta dipingendo uno scorcio della Casbah, una scalinata Dalla descrizione, volto emaciato con barba è Pierre-Auguste Renoir.

I due non si riconoscono, né parlano del motivo della loro presenza. Marx è lì per guarire; Renoir, da buon orientalista, è in città per dipingere l’Oriente e per caso incrocia uno dei meno orientalisti tra gli europei.

E’ alla ragazza che Marx confida il suo complesso di colpa per l’ozio, per l’abbandono dell’attività teorica e rivoluzionaria. Lei ascolta e forse è una informatrice messagli alle costole dall’Ambasciata Prussiana in Algeria, alla quale Marx ben guarda di annunciarsi.

Il 28 aprile Marx scrive a Engels: “ A causa del sole mi sono sbarazzato della barba da profeta e della capigliatura ( siccome le mie figlie mi preferiscono con) mi sono fatto fotografare nell’ altare di un fotografo algerino. Avrò le foto  domenica prossima (30 aprile). Vi invierò le copie da Marsiglia..”

Marx trascorre ad Algeri settantadue giorni, la lascia il 2 maggio 1982 verso l’Europa e la fine della sua vita. Sul molo agitando il fazzoletto vi sono sicuramente l’amico Fermé, il dottor Stephanne e la giovane tedesca.

Il nome del piroscafo a vapore con il quale riattraversa il Meditterraneo è  “Péluse”.

Una pensiero, simile a parole scritte dall’algerino Jaques Deirrida oltre un secolo dopo,sembra assillarlo, mentre guarda Algeri che si allontana.

I biografi di Karl Marx hanno dedicato poco tempo a questi 72 giorni trascorsi fuori d’ Europa. Comunque quest’odissea solitaria di un rivoluzionario a poco dalla morte può, senz’altro, essere il tema di lavori d’arte, romanzi o film, più adatti a raccontare la vicenda che fredde analisi politiche. D’ altronde

Alla Fiera del Libro di Algeri del 2009 si parlò di un équipe cinematografica che fece un sopraluogo nei luoghi visitati da Marx, per un documentario o un film. Nel quotidiano algerino El Watan di venerdì 9 dicembre 2011 appare un’intervista con il cineasta franco-americanoPhilip Diaz che dichiara: “Fare un film sulla personalità di Marx in Algeria è una questione interessante.

 Nel passato l’Algeria è stata visitata da grandi uomini, come Victor Hugo appassionati e con sguardi differenti. Il documentario permetterà di mettere in luce la scoperta di Marx della realtà algerina, dell’ élite algerina, del sentimento nazionale. So che sul soggetto ci sono delle discussioni in corso.” Del film si è parlato anche in marzo del 2012 indicando oltre al regista, Philip Diaz, il produttore, il budget, l’attore principale Mario Adorf etc.,etc.. Poi il silenzio.

Bibliografia.

  • K. Marx – Lettres d’ Alger et de la Côte d’ Azur. Traduzione e presentazione di G.Badia. Ed. Le temps de Cerises, Parigi 1997
  • Marlen Vesper. Marx in Algier. Ed. Pahl-Rugenstain. Bonn 1995
  • Tobias Goldschmidt. Karl Marx and colonialism in Algeria.
  • H.J. Kriyansk. Le dernier voyage de Karl Marx.( progetto d’un film d’animazione).
  • M.L. Benhassaine. Le sejour de Karl Marx a Algér du 20 fevrier au 2 mai 1882.
  • Louis Piesse. Itnéraire de l’Algérie. Guides-Joanne. Hachette. 1882

La ricerca sul soggiorno di Marx ad Algeri ha ancora dei percorsi algerini da esplorare:

  • Gli archivi del Consolato Prussiano dell’ epoca. Dove sono? Ne sa qualcosa l’ ambasciata tedesca ad Algeri?
  • Non è possiblie dare un nome alla ragazza tedesca che Marx ha incontrato alla Pensione Hotel Victoria e verificare se ha scritto qualcosa? La ragazza ha la lavorato come istiturice dei figli del Console Prussiano, la cui casa era anche sede del Consolato.
  • Gli archivi dei giornali che Marx lesse ad Algeri, Le petit colon innanzitutto disponibile per i clienti sia, al Grand Hotel d’Orient sia alla Pensione Hotel Victoria, ma anche Solidarité, Akhabr, Vigie Algerienne, Moniteur d’ Algérie e che informarono puntualmente della sua morte forse contengono qualcosa sul suo soggiorno ad Algeri.
  • Il dr. Stephann che ha curato Marx era Professore all’Univesità d’ Algeri. Forse esistono degli archivi medici di allora dei pazienti.
  • Ad Algeri tra professori ed intellettuali circola voce d’ un incontro tra Marx ed un’imporante personalità politica algerina di quei tempi, il Consigliere Generale Ben Rahal. Per chiarire il dubbio si potrebbero consultare gli archivi di Ben Rahal che si trovano alla Biblioteca Nazionale di Algeri.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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