Insulti e minacce alla mamma rom di Casal Bruciato, che stava rientrando in casa insieme alle sue due bambine. “Puttana, fai schifo, troia, puttana” e “Ti stupro”: queste le parole rivolte da un manifestante alla donna. Che è entrata in casa spaventata stringendo le figlie in mezzo a un cordone di forze dell’ordine.

La famiglia rom legalmente assegnataria dell’abitazione popolare a Casal Bruciato è riuscita a entrare nell’appartamento nonostante la presenza di CasaPound e dei manifestanti proprio fuori il portone di casa. Grida, spinte e urla. Tre persone appartenenti al nucleo familiare, la mamma con le sue due bambine, sono state in particolare oggetto di minacce e insulti sessisti: “Puttana, fai schifo, troia, puttana” e “Ti stupro”. Queste le parole rivolte alla madre e alle piccole da un manifestante mentre rientravano in casa: per farle passare, è stato necessario un cordone di forze dell’ordine. La donna, visibilmente terrorizzata, stringeva a sé le figlie cercando di non farle arrivare a contatto con la folla impazzita. “Noi non ce ne andiamo, saremo in presidio permanente finché questi non se ne andranno via – ha minacciato Mauro Antonini, responsabile Lazio di CasaPound Italia – Non li faremo mai più uscire da qua. Anzi, vogliamo solo vedere che escono in via definitiva”.

Famiglia rom a Casal Bruciato, le minacce di residenti e CasaPound
Sono due giorni che a Casal Bruciato sta salendo la tensione. Da ieri, un gruppo di residenti capitanati da CasaPound sta protestando contro l’assegnazione della casa popolare a una famiglia rom composta da quattordici persone. “Li vogliamo vedere impiccati, bruciati”, “Se ne devono andare”, sono solo alcune delle minacce rivolte alla famiglia. La figlia della coppia, composta da marito e moglie, nella notte ha accusato un malore. E il padre ha denunciato di non poter nemmeno accompagnare i figli a scuola a causa delle minacce subite. Questa mattina la famiglia è stata ricevuta negli uffici del Dipartimento delle politiche abitative: ma nel frattempo, un gruppo di dieci persone si è messo all’ingresso della casa. “Hanno fatto male a uscire, ora non entrano più”, hanno tuonato. Verso le 16.30 decine di persone sono accorse a Casal Bruciato in solidarietà con la famiglia. A dividerle da CasaPound, un cordone di celere. La situazione resta tesa: domani è stata lanciata un’altra manifestazione alle 16 a Casal Bruciato in sostegno degli assegnatari minacciati.

Torrenova, ragazza madre terrorizzata da estrema destra
Solo qualche giorno fa si è verificato un altro brutto episodio, stavolta contro una ragazza madre di origine rom. La giovane ha ottenuto una casa popolare alla fine di marzo, e ci si è quindi trasferita insieme ai suoi bambini. Ma un gruppo di residenti guidato da Azione Frontale, un’altra organizzazione di estrema destra, l’ha letteralmente terrorizzata con minacce e insulti. Senza che nessuno intervenisse, sono rimasti ore sotto la sua finestra a urlare cori razzisti e insulti. Dopo un po’, i blindati della polizia sono andati via e loro hanno continuato indisturbati con le loro urla e minacce. Negli ultimi tempi episodi del genere sono sempre più frequenti: ricordiamo quanto accaduto a Torre Maura, con i pullman su cui viaggiavano le famiglie rom in emergenza abitativa presi a calci dai manifestanti. E anche la famiglia che, nel mese di aprile, è dovuta tornare al campo nomadi de La Barbuta nonostante l’assegnazione di un alloggio popolare, sempre a Casal Bruciato. Adesso è scoppiato un altro caso di questo tipo. La differenza è che quest’ultima famiglia si è detta decisa a rimanere: “È casa nostra, non ce ne andiamo”.

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Stando a quanto si apprende, la sindaca Raggi avrebbe sentito sia il prefetto che il questore di Roma per fare il punto della situazione a Casal Bruciato. L’assessore alla Casa Rosalba Castiglione è andata a visitare la famiglia rom insieme alla presidente del Municipio IV, Roberta Della Casa, che ha portato in dono un vassoio di pastarelle. “Ora le istituzioni italiane portano le pastarelle ai nomadi”, ha urlato al megafono Mauro Antonini, dirigente di CasaPound.

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“Se ci sono stati insulti personali nei confronti della donna li condanniamo, ma sono purtroppo causati dal clima di tensione ed esasperazione dei cittadini”, ha dichiarato il responsabile romano di Casapound Davide Di Stefano. “Giusto opporsi in maniera civile, determinata ma pacifica mentre e’ sbagliato passare all’insulto personale”, ha aggiunto.

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Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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