Chiunque vinca l’aspro scambio commerciale tra le due maggiori economie mondiali, gli Stati Uniti o la Cina, le conseguenze sono destinate a diffondersi ben oltre,  cancellando fino a 600 miliardi di dollari dal PIL globale, secondo una previsione del portale Bloomberg.

I rappresentanti del commercio di Washington e Pechino hanno rasserenato i mercati, dichiarando di essere vicini ad un accordo, prima che la guerra commerciale si riaccendesse due settimane fa. 

Dopo che le due parti hanno introdotto aumenti tariffari, il conflitto commerciale si è trasformato in una guerra tecnologica quando l’amministrazione Trump ha inserito nella lista nera il gigante delle telecomunicazioni cinese Huawei e ha spinto i suoi alleati all’estero a sbarazzarsi delle apparecchiature 5G della compagnia asiatica.

Le tensioni commerciali già lampanti hanno ancora spazio per degenerare. Ad esempio, le tariffe possono essere ulteriormente espanse a tutti gli scambi tra Stati Uniti e Cina, trascinando i mercati verso il basso. Un tale scenario costerebbe al PIL globale circa 600 miliardi di dollari quando l’impatto raggiungerà il suo picco nel 2021, come avvertono gli economisti di Bloomberg Dan Hanson e Tom Orlik.

Anche senza il conflitto commerciale, la produzione in Cina e negli Stati Uniti si ridurrebbe rispettivamente dello 0,5% e dello 0,2%, mentre l’output globale si ridurrebbe dello 0,3% in circa due anni.

Tuttavia, nessuna parte è disposta a cedere le sue posizioni, con ciascuna che spera nel rivale faccia finalmente delle concessioni. Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ribadisce che Washington è in “un’ottima posizione” contro la Cina, Pechino afferma di avere alcune carte vincenti ribadendo che non è disposta a compromettere i suoi “interessi fondamentali”.

Le crescenti tensioni possono determinare tariffe su tutte le importazioni bilaterali anziché su gruppi di prodotti. Data la possibilità di aumentare le tariffe fino al 25 percento, la produzione mondiale potrebbe diminuire dello 0,5 percento, mentre gli output statunitensi e cinesi potrebbero diminuire dello 0,5 percento e dello 0,8 percento, secondo gli analisti.

I mercati finanziari, già sensibili alla guerra commerciale USA-Cina, dovrebbero essere trascinati verso il basso perché uno scenario da incubo include un crollo del mercato azionario del 10 percento, che alla fine colpirebbe i consumi e gli investimenti, oltre ad un aumento delle tariffe. Ciò porterebbe a una riduzione dello 0,6% del PIL globale, mentre la Cina e gli Stati Uniti perderebbero rispettivamente lo 0,9% e lo 0,7%.

Molti analisti hanno già previsto che il commercio globale potrebbe cadere vittima del gioco tariffario. Ulteriori dazi americani sui prodotti cinesi esacerbano “l’incertezza nel contesto commerciale globale” e rallentano ulteriormente la crescita, ha riferito Moody’s all’inizio di questo mese. L’FMI ??ha anche lanciato l’allarme sulle conseguenze delle tensioni commerciali, avvertendo che “metterà a repentaglio” la crescita globale del 2019, minerà la fiducia e aumenterà i prezzi per i consumatori.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_guerra_commerciale_usacina_potrebbe_costare_alleconomia_globale_600_miliardi_di_dollari/82_28610/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy