IL FASCISTA JAIR BOLSONARO E IL COMUNISTA CARLOS MARIGHELLA.

Francesco Cecchini


La storia di due film, o meglio di un film e un documentario, dimostra fino a che punto Jair Bolsonaro e il bolsonarismo vogliono riscrivere la storia criminale della dittatura militare brasiliana (1964-84).
Il film dell’attore, e ora regista, Wagner Moura, “Marighella”, che narra la lotta contro la dittatura del guerrigliero Carlos Marighella, ha riscosso una critca favorevole al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e applausi dal pubblico, ma non è ancora distribuito in Brasile. Secondo il suo distributore: “La congiuntura non è la migliore”.
ll Brasile sta vivendo un delicato momento politico, in cui la polarizzazione tra destra, o meglio estrema destra, è sempre più evidente, mentre cresce, per fortuna, un voglia di cambio. Figure iconiche della storia rivoluzionarie del Brasile tornano ad occupare l’immaginazione popolare. Una di queste è Carlos Marighella che fu uno dei principali resistenti alla dittatura militare.

Carlos Marighella
Vi è il ritorno, quindi, di uno dei principali protagonisti della resistenza alla dittatura militare brasiliana. Il film Marighella di Wagner Moura ne racconta la storia. Carlos Marighela nacque a Salvador de Bahia il 5 dicembre 1911, considerato il nemico numero dai militari al potere è ancora oggi simbolo di lotta al fascismo. Dopo essere militante del Partido Comunista do Brasil (PCB), si allontanò da questo subito dopo l’inizio della dittatura, nel 1964, per divergenze sul che fare. Prima era stato deputato per il PCB e prima ancora sotto la dittatura di Getulio Vargas imprigionato e torturato. Fondò l’ Ação Libertadora Nacional (ALN), che organizzo azioni di guerriglia urbana, assalti, rapini, rapimenti. Oltre ad agire Carlos Marighella scrisse molto sulla lotta armata e sulla resistenza: Perché ho resistito alla prigione, La crisi brasiliana, Alcune questioni sulla guerriglia in Brasile, Appello al popolo brasiliano, Manuale di guerriglia urbana e molti altri. Marighella morì nel 1969, in un’imboscata organizzata da Sérgio Fleury, capo di un gruppo di sterminio. L’agguato di Fleury fu possibile da informazioni ottenute con la tortura a frati domenicani che avevano legami con l’ ALN.
Il film Marighella di Wagner Moura è bastato sul libro Marighella — O Guerrilheiro que Incendiou o Mundo” del giornalista Mário Magalhães, che racconta gli anni dal 1964 al 1969 quando il rivoluzionario fu assassinato.

Mário Magalhães
Il film è stato denigrato e sabotato attivamente da Jair Bolsonaro e dal suo entourage. Il guru ideologico di Bolsonaro, Olavo de Carvalho, un abile giornalista, astrologo e filosofo, residente in Virginia (USA), ha definito il film “comunista” e “contrario all’interesse nazionale” e si è battuto, con successo, perché il film non venga presentato al Festival di Cannes. “Marighella” che si basa su fatti reali e su un rigoroso lavoro di documentazione storica realizzato da Magalhães, rappresenta un pericolo per il progetto di Bolsonaro e il suo governo per cancellare i crimini della dittatura militare, che includono migliaia di prigionieri politici e centinaia, forse migliaia, di torturati, assassinati e scomparsi.
Mentre Marighella non viene proietettato, anzi viene boicottato, il documentario Brasile sta ottenendo una promozione notevole. Opera di una società di produzione legata alla destra brasiliana, il documentario presenta il colpo di stato del 1964 come un cambio di governo necessario prima del pericolo del comunismo. Cancella tutti i riferimenti alle migliaia di persone detenute, torturate e uccise dai generali. Evita di nominare quale era il regime installato dopo il colpo di stato. Allo stesso tempo non tiene conto di cinque decenni di storiografia brasiliana e straniera.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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