Jair Bolsonaro


Francesco Cecchini


In poco più di duecento giorni di governo, il fascista Jair Bolsonaro, ammiratore del dittatore paraguayano Stroessner e amico di Matteo Salvini *, ne ha combinato di tutti i colori al Brasile e al popolo brasiliano.
Alcuni esempi.
Oggi circa 25 milioni di brasiliani sono sottoccupati. La crescita promessa dai neo-liberali dell’ultra-destra brasiliana di Bolsonaro non è arrivata.
Ha emesso una legge anti-criminalità, che favorisce l’incarcerazione di neri e poveri e legittimina le violenze dei poliziotti che possono ottenere l’assoluzione dichiarandosi sotto pressione sul lavoro.
In soli 200 giorni, il governo Bolsonaro ha rilasciato nuovi agrotossici molto più che l’Unione Europea negli ultimi 8 anni. Sono state 239 le autorizzazioni per nuovi prodotti chimici mentre l’UE ha rilasciato 229. La valanga di nuovi veleni agricoli, mira a rendere il mercato agrotossico più accessibile agli agricoltori. La strategia consiste nell’offrire una vasta gamma di veleni e quindi abbassarne i prezzi, anche se il risultato è la maggiore contaminazione dell’ambiente e del cibo.
Per non parlare della deforestazione dell’ Amazzonia, della uccisione di indigeni e di molto altro ancora.
Comunque, ora, Jair Bolsonaro è nella merda. Le accuse di corruzione e collusione con gruppi paramilitari stanno sempre più attanagliandolo . Innanzi tutto due scandali minacciano il futuro del suo governo di estrema destra. In primo luogo, i sospetti che suo figlio Flávio, quando era deputato dello stato di Rio de Janeiro, ricevesse denaro illegalmente da gruppi paramilitari nei quartieri nella parte occidentale della capitale. In secondo luogo, il ministro della giustizia di Bolsonaro, Sérgio Moro – l’ex elogiato Superjuez che ha guidato l’indagine anticorruzione Lava jato (autolavaggio) – è accusato di aver violato i principi dell’indipendenza giudiziaria. Questa accusa si basa su centinaia di messaggi e conversazioni telefoniche trapelate al mezzo investigativo americano, The Intercept, in cui il giudice ha concordato strategie con i pubblici ministeri al fine di condannare l’ex presidente Lula da Silva e distruggere il Partito del Lavoro (PT).
Bolsonaro cerca di difendersi, arrestando l’hacker che aveva consegnato conversazioni private tra Moro e la sua squadra di procuratori ai media statunitensi e minacciando Glenn Greenwald, che vive a Rio de JAneiro, di prigione, ma è in frantumi la sua immagine e dei suoi figli come combattenti contro la corruzione brasiliana. I due scandali hanno scosso il governo. Bolsonaro ha il sostegno di uno solo su tre brasiliani e il 33% considera il governo un pessimo.
L’arrivo del fascista Bolsonaro, alla presidenza della repubblica brasiliana, non è stata un caso. L’influenza esterna fu il grande pilastro di un progetto molto ben pianificato, che ha seminato l’odio contro quelli più favoriti per le loro politiche sociali, Lula e Rousseff. Attraverso un’ampia propaganda contro il Partito dei Lavoratori e con la manipolazione della giustizia, sono stati in grado di ottenere la prigione di Lula. Alla fine, la parte della società più retrograda e meno democratica ha vinto e sta dimostrando che non ha limiti. Sta minacciando i popoli e distruggendo la natura. Può Può lanciare, e lo sta facendo, non solo il Brasile, ma tutto il continente latinoamericano in avventure pericolose, con l’appoggio degli Stati Uniti di Trump.
COMUNQUE ORA QUESTA VITTORIA STA TRABALLANDO E SPETTA AL POPOLO BRASILIANO DARE UNA SPALLATA AL FASCISTA jair bolsonaro e a quello che rappresenta.

  • Matteo Salvini ha appena affermato ieri a Cervia che Jair Bolsonaro è un grande statista.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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