Vincenzo Giardina

Si calcola che siano almeno cinquemila gli uomini, le donne e i bambini detenuti “in condizioni inumane”

ROMA – “Una tragedia per certi versi inevitabile“: così oggi Leonard Doyle, portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), a seguito dell’uccisione di un giovane sudanese ricondotto a Tripoli dalla Guardia costiera della Libia. Secondo le informazioni disponibili, l’uomo è stato colpito a morte da un proiettile che lo ha raggiunto allo stomaco. L’episodio si è verificato subito dopo lo sbarco nel terminale di Abusitta di 103 migranti, che erano stati bloccati in mare dopo aver lasciato la Libia. Tutti dovevano essere trasferiti in centri di detenzione. I disordini sono cominciati con un loro tentativo di resistenza agli ordini degli uomini armati incaricati di gestire il trasferimento. Secondo Oim, l’episodio conferma la “situazione terribile dei migranti fermati dalla Guardia costiera dopo aver pagato i trafficanti per portarli in Europa”. L’Organizzazione ha calcolato che a oggi restano detenuti in Libia “in condizioni inumane” circa 5mila migranti, uomini, donne e bambini

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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