Il presidente statunitense Donald Trump ha licenziato via Twitter il suo segretario alla marina. Il motivo principale è stato che il segretario alla marina non ha rispettato il suggerimento di Trump riguardo all’operatore della Guerra Speciale Edward Gallagher. Trump voleva che Gallagher conservasse la sua posizione di Navy SEAL (membro della Squadra Mare, Aria e Terra). Gallagher era accusato di aver accoltellato a morte un combattente ferito dell’ISIS nel 2017; era anche accusato di altri incidenti, compresi gli assassinii di una scolara e di un anziano e poi di ostruzione alla giustizia. A luglio di quest’anno un tribunale militare ha assolto Gallagher dalla maggior parte delle accuse ma lo ha ritenuto colpevole di aver posato con il corpo del combattente che aveva accoltellato a morte.

La situazione di Gallagher è finita sulle prime pagine solo a causa dell’intervento di Trump. Diversamente, quando tali accuse di crimini di guerra o di “cattiva condotta” emergono, sono a volte indagate e poi semplicemente svaniscono. Articoli sopra articoli si sono accumulati negli ultimi sedici anni a proposito di crimini di guerra commessi in Afghanistan e in Iraq. La guerra USA-NATO in Afghanistan è iniziata nel 2001, mentre la guerra in Iraq è iniziata nel 2003. A malapena passa un giorno in tali paesi in cui i combattenti non commettano crimini di guerra.

Già il 21 dicembre 2001 l’ONU ha indagato notizie di “esecuzioni sommarie di prigionieri dopo la cattura”; la notizia immediata era che circa 2.000 prigionieri talebani a Qala-i-Jangi, vicino a Mazar-i-Sharif, Afghanistan, erano stati “soffocati a morte o uccisi a colpi d’arma da fuoco in camion container”, secondo un rapporto di Medici per i Diritti Umani. Nel 2009 è divenuto chiaro che l’amministrazione del presidente statunitense George W. Bush aveva ostacolato ogni indagine su quella particolare atrocità. Nessuno ha vista l’aula di un tribunale per quel crimine di guerra.

Che cosa costituisce un “crimine di guerra”? Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, entrato in vigore nel 2002 ma redatto nel 1998, definisce crimini di guerra le “gravi violazioni delle leggi e delle consuetudini applicabili ai conflitti armati internazionali”. Esse includono attacchi contro civili, attacchi contro gli arresi, attacchi con armi biologiche e chimiche e attacchi contro istituzioni mediche e culturali.

Lo Statuto di Rome è basato su un secolo di precedenti legali consolidati nelle Convenzioni di Ginevra e nelle Convenzioni dell’Aja. Non ci sono ambiguità nello statuto, che andrebbe letto dagli scolari dei paesi che sono inclini a portare avanti guerre.

Corte Penale Internazionale

Gli Stati Uniti non partecipano alla Corte Penale Internazionale (ICC). Avevano contribuito a creare la ICC, ma poi hanno invertito il corso e si sono rifiutati di consentire di essere sotto la giurisdizione della corte. Nel 2002 il Congresso USA ha approvato la Legge sulla Protezione degli Statunitensi in Servizio, che consente al governo statunitense di “usare ogni mezzo” per proteggere i propri soldati dai procuratori della ICC. L’articolo 98 dello Statuto di Roma non prescrive agli stati di consegnare personale ricercato di un paese terzo se tali stati hanno firmato un accordo di immunità con le terze parti; il governo statunitense ha perciò incoraggiato la firma di questi “accordi ex articolo 98” per garantire ai soldati impunità dall’incriminazione.

La grande quantità di prove di crimini di guerra commessi da soldati statunitensi e affiliati agli USA in Afghanistan e in Iraq ha pesato sulla credibilità della ICC. Nel 2016, dopo un decennio di indagini, la ICC ha diffuso un rapporto che dava speranza al popolo afgano. L’ICC affermava che c’era “una base ragionevole” per condurre ulteriori indagini su crimini di guerra di varie forze in Afghanistan, quali i talebani, la rete Haqqani, e le forze dell’esercito statunitense assieme alla CIA. L’anno successivo la ICC ha proseguito con un riconoscimento più dettagliato della possibilità di crimini di guerra. Le pressioni sul procuratore della ICC sono montate.

Pressione sulla ICC

E’ a quel punto che tutto è sembrato finire. L’amministrazione Trump, attraverso John Bolton e Mike Pompeo, ha chiarito alla ICC che se avesse perseguito una causa contro gli USA, allora l’amministrazione Trump avrebbe attaccato il procuratore della ICC e i giudici personalmente. Una richiesta di visto USA di Fatou Bensouda, la procuratrice dell’ICC, è stata negata; intendeva recarsi negli Stati Uniti per comparire davanti alle Nazioni Unite. Si è trattato di un colpo di avvertimento alla corte. Gli USA non avrebbero giocato pulito.

Non molto tempo dopo, nell’aprile del 2019, la ICC ha affermato che non avrebbe proceduto con una causa per crimini di guerra contro gli Stati Uniti, o in effetti contro qualsiasi parte belligerante in Afghanistan. La corte ha affermato che condurre tali indagine non avrebbe “servito gli interessi della giustizia”.

Trump ha reagito a tale decisione dichiarando “illegittima” la ICC e, al tempo stesso, che il giudizio della ICC era “una vittoria, non solo per questi patrioti, ma per il primato della legge”.

Il personale della ICC era costernato per la decisione della corte. Era ansioso di contestarla, temendo che se si fosse consentito alle tattiche da mafia di Washington di prevenire le sue procedure, allora la ICC avrebbe perso ogni residuo straccio di legittimità. Così come stanno le cose, la ICC è considerata come impiegata contro i nemici degli Stati Uniti; non c’è stata alcuna indagine serie su qualsiasi potenza strettamente allineata agli Stati Uniti.

A giugno la Bensouda ha presentato una richiesta nel complicato sistema della ICC per appellarsi, in essenza,  contro la decisione di non indagare i crimini di guerra in Afghanistan. All’appello della Bensouda hanno aderito vari gruppi in Afghanistan, tra l’Associazione Afgana delle Famiglie delle Vittime e l’Organizzazione Afgana delle Scienze Forensi. A settembre, la Camera Preprocessuale della ICC ha affermato che avrebbe consentito all’appello di proseguire.

L’ufficio della Bensouda dovrà ora organizzare un enorme caso per il suo appello; questo, di per sé, potrebbe occupare la parte migliore di sei mesi. E’ probabile che l’amministrazione Trump abbia già cominciato a premere sulla ICC, il che, teme il personale della corte, avrà un impatto sull’appello, così come è accaduto nella prima presentazione.

Gran Bretagna e ICC

Il principale alleato degli USA in queste guerre in Afghanistan e in Iraq è stato il Regno Unito. Un recente programma televisivo in Gran Bretagna ha offerto prove raggelanti di crimini di guerra britannici in Iraq. Nel 2017 la ICC ha affermato di avere prove “credibili” che le forze armate britanniche avevano commesso orribili crimini di guerra – tra cui assassinii, torture e stupri – tra il 2003 e il 2009. Le notizie si sono accumulate ma nessuna azione è stata intrapresa. Ora, considerate le nuove rivelazioni del programma Panorama della BBC, la ICC dice che probabilmente riprenderà in mano il caso.

Non ci sono dubbi che se il caso britannico sarà deciso equamente, solleverà molti problemi riguardo al socio dominante in queste guerre, cioè gli Stati Uniti. Boris Johnson, per ora il primo ministro del Regno Unito, dice di voler approvare una legge che – come negli USA – garantisca l’immunità ai soldati britannici. Il Partito Laburista di Jeremy Corbyn ha affermato, d’altro canto, di accogliere l’esame.

Nessun soldato dovrebbe essere al di sopra della legge. Né dovrebbero esserlo quelli che hanno mandato i soldati in guerra. Nessuna di queste inchieste pone tale domanda più fondamentale.

L’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha definito “illegale” la guerra statunitense in Iraq. Nessuno, nemmeno la Bensouda, ha suggerito che George W. Bush, il suo governo, e Tony Blair siano portati al banco degli imputati.

Se dev’essere ricercata giustizia, non è al livello di qualcuno come il solo Edward Gallagher; dovrebbero essere i suoi superiore a livello politico a dover rispondere domande a proposito non solo di questo o quel crimine di guerra, ma riguardo all’intera guerra e al crimine totale di essa.

Questo articolo è stato prodotto da Globetrotter, un progetto dell’Independent Media Institute.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  https://zcomm.org/znetarticle/how-to-commit-war-crimes-and-get-away-with-it/

Originale:  Independent Media Institute

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2019 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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