“L’ordine fu dato da chi insistendo sulla modifica sapeva qualcosa di più”Condividi su facebookCondividi su twitterCondividi su whatsappCondividi su emailCondividi su print
ROMA – Colpo di scena al processo a carico degli otto carabinieri accusati dalla procura di aver “depistato” l’inchiesta sul pestaggio in caserma di Stefano Cucchi. Questa mattina i carabinieri Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano, entrambi imputati nel processo sui “depistaggi”, hanno chiesto al giudice Giulia Cavallone di costituirsi parti civili nel procedimento contro i colleghi coimputati Francesco Cavallo e Luciano Soligo. La motivazione, hanno spiegato i legali dei due carabinieri, sarebbe da ricercare nell’obbligo come militari di eseguire ordini arrivati dai superiori: il tenente colonnello Cavallo e il tenente colonnello Soligo. Per questo la decisione di costituirsi parti civili contro i due superiori gerarchici, anche loro imputati nel processo. “L’ordine fu dato da chi insistendo sulla modifica sapeva qualcosa di più – ha spiegato uno dei legali – Labriola e Di Sano hanno subito un danno di immagine, da questo punto di vista siamo nella stessa posizione degli agenti di polizia penitenziaria”.