Francesco Cecchini

Proteste a Delhi martedì 17 dicembre contro Citizenship Amendment Act


EMENDAMENTO ALLA LEGGE DI CITADDINANZA. Lo scorso 13 dicembre, l’ Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha rilasciato una potente dichiarazione che ha criticato la nuova legge sulla cittadinanza dell’India, definendola fondamentalmente discriminatoria. L’11 dicembre 2019 il governo Modi ha approvato la Legge sulla modifica della cittadinanza 2019 del Ministro degli interni Amit Shah , in cui consente ai rifugiati non msulmani appartenenti a 6 religioni provenienti da Pakistan, Bangladesh e Afghanistan di diventare cittadini dell’India senza problemi. Questa legge è però discriminatoria perché per la prima volta nella storia dell’India indipendente la cittadinanza verrà data sulla base della religione. È ancora un altro passo del BJP per escludere intenzionalmente i musulmani e creare una divisione in India per rafforzare la linea politica induista. La legge modifica quella sulla cittadinanza del 1955 fornendo un percorso alla cittadinanza indiana per le minoranze religiose dei paesi a maggioranza musulmana del Pakistan, Bangladesh e Afghanistan. Nel disegno di legge sono specificate sei minoranze: indù, sikh, buddisti, giainisti, parsi e cristiani. Per ottenere la cittadinanza ai sensi della legge modificata, un richiedente deve essere entrato in India entro il 31 dicembre 2014 e aver subito persecuzioni religiose o aver paura di persecuzioni religiose nel proprio paese di origine. L’emendamento anche migliora il requisito della residenza per la naturalizzazione di questi migranti da 11 a 5 anni. Secondo l’Indian Intelligence Bureau, oltre 30.000 migranti, quasi tutti indù o sikh, potrebbero beneficiare della legge sulla cittadinanza modificata . La legislazione è stata però criticata in India e all’estero per presunta violazione della Costituzione secolare dell’India e della sua promessa di uguaglianza ai sensi dell’articolo 14. Oltre 1.000 scienziati e studiosi indiani hanno firmato una petizione contraria al disegno di legge. I partiti comunisti, incluso il Communist Party of India (Marxist) e il Communist Party of India stanno organizzndo manifestazioni in tutto il paese contro Legge sulla modifica della cittadinanza.
La legge da giorni sta provocando violente proteste di piazza con morti e feriti. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in molte città indiane. Soprattutto nella capitale New Delhi si sono registrati violenti scontri tra i partecipanti alla marcia partita dalluniversità Jamia Millia Islamia. Arrestati e poi rilasciati allalba circa 100 studenti. Ma cè fermento in tutti gli altri atenei del Paese in particolare in quelli di cultura islamica. Una situazione che sta inasprendo i rapporti già difficili con il Pakistan.
SITUAZIONE ECONOMI-SOCIALE. La temperatura in India è molto alta e sta crescendo. Il governo del BJP ritiene di avere un mandato per portare avanti un’agenda di estrema destra, sia nella politica economica che sociale.
Sindacati dei lavoratori e dei contadini, contadine e hanno annunciato per l’8 gennaio 2020 un grande sciopero generale per . Si prevede che centinaia di milioni di lavoratori e contadini saranno nelle strade in quel giorno e che le loro richieste saranno un assalto diretto alle politiche del BJP di Narendra Modi.
KASHMIR. Per non parlare del Kashmir. La decisione del premier Narendra Modi ha cancellato lautonomia del Kashmir, che risaliva al 1947, riportandolo sotto il diretto controllo del governo centrale dellIndia. Via la bandiera, la possibilità di legiferare in proprio e di gestire le risorse idriche. Frantumata la divisione amministrativa: da tre province (Jammu, Kashmir e Ladakh) a nove, più piccole e più controllabili. Eliminato anche il divieto di acquistare case o terreni e di lavorare in impieghi pubblici prima imposto ai non residenti. Decenni fa, al popolo del Kashmir fu promesso un plebiscito che non ebbe mai luogo. Gli verrà mai chiesto cosa vogliono? Il popolo del Kashmir sia in Pakistan che in India non vuole lindipendenza. La soluzione è lindipendenza del Kashmir. Il Jammu Kashmir Liberation Front (JKLF) lo ha chiesto con una lettera aperta ad Antonio Guterres, segretario generale dellONU. La lettera scritta da Zafar Khan, responsabile degli affari diplomatici del JKLF, ha ricordato che il Kashmir non è né India né Pakistan, ma Kashmir e la soluzione urgente è un referendum per l’indipendenza.

Manifestanti bruciano l’immagine di Narendra Modi

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy