Mohamed Bentichou


Francesco Cecchini


In un’intervista rilasciata a Point Afrique nel 2018 Mohamed Bentichou dichiarò: ” L’Algeria è una bomba a orologeria”. La bomba prevista da Mohamed Bentichou è scoppiata il 21 febbraio 2019 con il movimento dell’Hirak, che sta mandando in frantumi il sistema.
Il giornalista e scrittore, Mohamed Benchicou, fondò nel 1989 il MJA ( Mouvement des journalistes algériens) e nello stesso anno fece rivivere, assieme ad altri, Alger Républicain, il giornale fondato nel 1938, vicino ai comunisti, dove scrisse anche Albert Camus. Come gli articoli di Camus furono in netto contrasto con quelli della stampa conformista algerina di allora, basti pensare al reportage “Misère de la Kabylie”,così lo furono quelli di Mohamed Benchicou.
Nel 1991 fondò assieme Saïd Mekbel Le Matin, che divenne presto il principale quotidiano dell’opposizione. Il campo di battaglia di questo giornale fu la critica al sistema, la convivenza tra islmisti e la mafia al potere, la tortura, perfino ad adolescenti, la corruzione e puntò innanzitutto un dito accusatore contro Abdelaziz Bouteflika. Le Matin per questo pagò un prezzo alto, fino a tre bombe in sucessione che distrussero i suoi uffici e alla chiusura definitiva.
Alla vigilia del secondo mandato di Bouteflika, avvenuta l’ 8 aprilel 2004, Mohamed Benchicou, pubblicò il libro Bouteflika, une imposture algérienne, una biografia critica del presidente dell’Algeria, che racconta tutte le sue malefatte dell’appropriazione indebita del Ministero degli Affari Esteri tra il 1965 e il 1979, dalla morte di Boumedienne quando perse potere, definito un colpo di stato in bianco, al suo ritorno al potere nel 1999, che fu vissuto e propagandato come un restauro di giustizia. Per rimanere al potere a vita, Bouteflika ha riorganizzato l’intera struttura politica, sociale ed economica in base alle esigenze del potere assoluto. Stabilì l’Algeria sulla sua ambizione. Ha agito sulla gerarchia militare, ha effettuato i necessari cambiamenti degli uomini, in modo da installare a tutti i livelli di decisione gli uomini che gli sono stati acquisiti. Smantellò lo stato con l’unico ed essenziale scopo di rimanere al potere.

Nel giugno 2004, Benchicou è stato condannato a una pena detentiva di due anni per denuncia da parte del Ministero delle finanze per “reato in materia di controlli sui cambi e movimenti di capitali”, dopo essere stato arrestato nell’agosto 2003 all’aeroporto di Algeri. Una scusa, per coprire la vera ragione: la sua critica a Abdelaziz Bouteflika. È stato rilasciato dopo due anni il 14 giugno 2006 dalla prigione di El Harrach ad Algeri. Durante la sua prigionia, i giornalisti di tutto il mondo si sono mobilitati per chiedere la sua liberazione, poiché la sua prigionia è considerata un tentativo di zittirlo. Il 29 marzo 2006, ha ottenuto il premio PEN che onora i giornalisti incarcerati per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione. Durante la sua incarcerazione, il quotidiano Le Matin è stato chiuso. Le Matin non c’è più, quindi, nelle edicole di Algeri, ma si trova in rete. Il link è il seguente:
https://www.lematindz.net/
I due anni trascorsi nella prigione sono raccontati da Mohamed Benchicou nel libro Les geôles d’Alger, Le carceri di Algeri, pubblicato nel 2007. In questo libro, preceduto da una prefazione di Gilles Perrault, l’autore racconta la macchinazione politico-giudiziaria che ha portato alla sua prigionia, scene inaspettate di vita carceraria e il ricatto politico di cui era soggetto durante la sua detenzione nella prigione di El-Harrach.

Nel libro vi sono sette belle poesie, allegeriscono la lettura. Alcuni versi:
MIA ALGERI PERDUTA

Mia Algeri, so che non ti troverò

Quindi, non ti cercherò

Quando uscirò dalla prigione farà notte

Saremo un poco invecchiati

E non avrai porte per accogliermi

Ti attraverserò in incognito

E t’ immaginerò con le tue fontane

La tua menta,

L’amanda e il vertige andaluso

La carne salata della tua aragosta

Il profumo delle tue ortensie

Il tuo gelsomino e, perché no

Di tutti i tuoi allori

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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