Bacilli di coronavirus


Francesco Cecchini


Traduzione di Francesco Cecchini per Ancora Fischia il Vento della nota di Daniel Tanuro, pubblicata da Gauche Anticapitaliste.
Il link con l’articolo originale è il seguente:
https://www.gaucheanticapitaliste.org/huit-theses-sur-le-coronavirus/

  1. Il fatto che il rallentamento economico abbia preceduto il coronavirus non deve comportare né il negare l’ impatto economico dell’epidemia (interruzione della produzione, interruzione delle catene di approvvigionamento, impatti settoriali sul trasporto aereo e turismo, ecc.), né la gravità della minaccia che rappresenta in quanto tale. Fenomeno dirompente con dinamica esponenziale, l’ epidemia è un amplificatore specifico della crisi economica e sociale. Rivela anche la fragilità del sistema capitalista e i pericoli che pone alle classi lavoratrici, in particolare attraverso il suo produttivismo congenito e il tipo di politica, causa fondamentale della crisi ecologica e climatica.
  2. Il controllo dell’ epidemia avrebbe richiesto un’azione tempestiva per adottare misure rigorose di controllo sanitario dei viaggiatori dalle aree contaminate, di identificazione e di isolamento di persone infette, di limitazione degli spostamenti e rafforzamento dei servizi sanitari. Fissati nelle politiche neoliberiste con cui cercavano di contrastare il rallentamento economico, i governi capitalisti sono stati lenti a prenderle e quando le prendevano erano insufficienti, il che li ha costretti a renderle poi più severe, senza riuscire a limitare la diffusione del virus. Azzeramento delle scorte, austerità di bilancio nei settori della salute e della ricerca e flessibilità precaria del lavoro devono essere messe sotto accusa durante questa crisi epidemica.
  3. Gli scienziati avevano lanciato l’allarme durante l’epidemia del virus della SARS nel 2002. Erano stati proposti programmi di ricerca di base in Europa e negli Stati Uniti che avrebbero permesso di comprendere meglio e prevenire categorie di virus ricomparse in nuove forme come il coronavirus. I governi hanno rifiutato di finanziarli. Una politica assurda, ma fatta su misura per lasciare la ricerca in questi campi all’industria farmaceutica, il cui obiettivo non è la salute pubblica ma trarre profitto dalla vendita di farmaci sul mercato per i pazienti solventi.
  4. Come ogni fenomeno dirompente, l’epidemia in primo luogo provoca reazioni di negazione. Queste possono quindi lasciare il posto al panico e il panico può essere sfruttato da complottisti e altri demagoghi per fare il gioco di strategie autoritarie di controllo tecnologico delle popolazioni e limitazione dei diritti democratici. Esiste anche il serio rischio che il coronavirus venga usato dai fascisti come pretesto per giustificare e intensificare le politiche razziste di respingimento dei migranti.
  5. La sinistra non può assolutamente accontentarsi di ridurre il fattore esogeno della crisi sanitaria alla crisi economica capitalista endogena. Deve tener conto della crisi sanitaria in quanto tale e sviluppare proposte per combatterla in modo sociale, democratico, antirazzista, femminista e internazionalista. Contro corrente all’individualismo, deve promuovere nei movimenti sociali comportamenti collettivi responsabili dal punto di vista della non propagazione del virus. A differenza delle misure per limitare l’uso dell’auto adottate da alcuni governi in risposta allo “shock petrolifero”, ad esempio, nessuno può sfuggire alla propria responsabilità per la salute: la sua, quella dei propri cari e la salute pubblica, senza dimenticare la responsabilità per il Sud globale. O i movimenti sociali prendono questo problema nelle loro mani, democraticamente a partire elle realtà sociali dei dominati, oppure quelli dominanti imporranno le loro soluzioni liberticide.
  6. Il principale pericolo dell’epidemia è il possibile superamento della soglia di saturazione dei sistemi ospedalieri. Ciò porterebbe inevitabilmente a un aumento peggiorativo del prezzo pagato dai più poveri e dai più deboli, in particolare dagli anziani, nonché a un rinvio delle attività di assistenza nella sfera domestica, vale a dire generalmente a scapito delle donne. La soglia dipende ovviamente dai paesi, dai sistemi sanitari e dalle politiche precarie di austerità che sono state imposte. Ciò sarà raggiunto tanto più rapidamente quanto i governi correranno dietro l’epidemia invece di prevenirla. L’epidemia quindi richiede chiaramente una rottura con le politiche di austerità, una ridistribuzione della ricchezza, il rifinanziamento e la deliberalizzazione del settore sanitario, la soppressione dei brevetti in campo medico, la giustizia nord-sud e la priorità dei bisogni sociali. Ciò implica in particolare il divieto di licenziamento delle persone infette, il mantenimento dei salari in caso di disoccupazione parziale, la cessazione del controllo e delle sanzioni nei confronti dei beneficiari della sicurezza sociale, etc.,etc. È principalmente su queste questioni che dobbiamo intervenire per contrastare risposte irrazionali e il loro potenziale slittamento razzista-autoritario.
  7. Vi sono molti punti in comune tra la crisi del coronavirus e la crisi climatica. In entrambi i casi, la sua logica di accumulazione a scopo di lucro rende il sistema capitalista incapace di prevenire un pericolo di cui è comunque consapevole. In entrambi i casi, i governi oscillano tra la negazione e l’inadeguatezza delle politiche progettate principalmente in base ai bisogni del capitale, non ai bisogni delle popolazioni. In entrambi i casi, i più poveri, discriminati razzialmente e più deboli, specialmente nei paesi del sud, sono nel mirino, mentre i ricchi dicono che riusciranno sempre a cavarsela. In entrambi i casi, i governi stanno usando la minaccia per avanzare verso uno stato forte mentre le forze di estrema destra stanno cercando di trarre vantaggio dalla paura di spingere false risposte malthusiane e razziste. In entrambi i casi, infine, la legge sociale del valore capitalista entra in diretta contraddizione con le leggi della natura con dinamiche esponenziali (la moltiplicazione delle infezioni virali in un caso, il riscaldamento con i suoi effetti negativi nell’altro).
  8. Il pericolo climatico è tuttavia infinitamente più globale e più grave di quello del virus. Questo arriverà alle sue conseguenze estreme se gli sfruttati e gli oppressi non si uniranno per abbattere questo modo di produzione assurdo e criminale. Il coronavirus è un ultriore avvertimento: il capitalismo, che porta l’umanità alla barbarie, deve essere eliminato.

Clima e coronavirus

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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