Francesco Cecchini

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato mercoledì primo aprile in una conferenza stampa alla Casa Bianca di aver ordinato lo spiegamento delle forze armate in un’operazione contro il traffico di droga in America Latina, che prevede l’invio di navi da guerra al largo delle coste del Venezuela. Nello stesso giorno si è informato che il coronavirus negli Stati Uniti ha provocato oltre 200.000 infezioni e oltre 4.700 morti. Una vera e propria crisi da coronavirus, altro che la minaccia del Venezuela.
Sebbene Trump abbia giustificato la decisione di impedire ai trafficanti di droga di approfittare della crisi del coronavirus, a nessuno è sfuggito che la scorsa settimana Washington ha denunciato penalmente in tribunale per traffico di droga il presidente del Venezuela Nicolás Maduro e altri quattordici dirigenti venezuelani.
“Non consentiremo ai trafficanti di droga di approfittare della crisi del coronavirus”, ha detto Trump, non citando esplicitamente Maduro, ma ha riferito che gli Stati Uniti avrebbero raddoppiato la sua presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico latinoamericano. Circondato dalla cupola militare,Trump ha assicurato che l’operazione è già iniziata e che nei prossimi giorni navi da guerra, guardie costiere, aerei da ricognizione ed elicotteri verranno dispiegati in queste acque. Trump ha inotre informato che l’operazione ha il supporto di 22 paesi. Naturalmente ha anche l’appoggio del leader dell’opposizione in Venezula Juan Guaidó, che, tra l’altro, la Procura del Venezuela lo ha citato il leader dell’opposizione, Juan Guaidò, per presunto tentato colpo di stato e tentato omicidio.

Sebbene Trump non si sia riferito a Nicolás Maduro il suo segretario alla Difesa, Mark Esper, lo ha fatto “Il regime illegittimo di Maduro, in Venezuela, dipende dai benefici ottenuti dalla droga per mantenere il suo potere repressivo”, ha detto Esper, pochi giorni dopo che Washington ha offerto 15 milioni di dollari per la cattura di Maduro e altri 10 milioni per uno qualsiasi degli altri quattordici leader del Venezuela denunciati dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Va detto che la settimana scorsa , la giustizia degli Stati Uniti ha presentato accuse contro Maduro e , martedì 31 marzo, il Dipartimento di Stato ha proposto la creazione di un governo di transizione in Venezuela che includa rappresentanti di Maduro e del leader dell’opposizione Juan Guaidó,
Nicolás Maduro ha risposto immediatamente con una telefonata al programma Venezolana de Televisión. condotto da Diosdado Cabello nella quale ha detto: Stanno cercando di distogliere l’attenzione creando un’escalation di dichiarazioni e un’escalation contro il Venezuela, e non ci sono riusciti, né lo faranno; restiamo qui in pace, con un buon polso, , controllando la pandemia, mentre gli Stati Uniti sono in piena una crisi umanitaria “,
Diosdado Cabello , vicepresidente del PSUV e presidente dell’ lAssemblea Nazionale Costituente ha affermato: ” Abbiamo i nervi d’acciaio, siamo calmi e pronti a combattere”.
Nicolás Maduro ha concluso: “La furia bolivariana è pronta e preparata”.
Le ragioni per attaccare il Venezuela e rovesciare il suo governo risiedono nella sua enorme ricchezza di minerali e petrolio, dove dal 1998 l’oligarchia farsesca non ha governato, ricchezza di cui non possono disporre come hanno fatto quando hanno controllato la loro ricchezza di petrolio a loro piacimento, e che è ora Lo usano per distribuirlo tra i bisogni fondamentali di un intero popolo e non di una minoranza privilegiata. È il controllo di questa enorme ricchezza che gli Stati Uniti e i suoi alleati, l’oligarchia colombiano-venezuelana in primis, cercano ardentemente di riappropriarsi.
La Colombia, come nessun’altra nazione del continente latinoamericano, dove ci sono migliaia di ettari coltivati ​​a foglie di coca, governata da un presidente eletto con voti comprati da narcotrafficanti, è l’alleato fondamentale degli Stati Uniti nel suo scopo di attaccare il Venezuela.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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