“Il problema vero non è tornare alla normalità ma punire i responsabili della strage. Dietro la sanità si cela uno degli snodi dell’attuale classe dirigente”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura

di Federico Giusti

L’ottimismo della ragione è mera consolazione degli sconfitti, meglio guardare al futuro con il dovuto sospetto consapevoli che il ritorno alla normalità post pandemia potrebbe sancire l’ennesima rimozione delle responsabilità politiche di quanto accaduto. Perchè, è bene ricordarlo, la morte di migliaia di uomini e donne non è un fatto accidentale, se in Italia si registrano maggiori decessi che in Cina, se in Spagna i contagi e i ricoveri ospedalieri presto saranno ai nostri livelli, se negli Usa il Covid 19 sta facendo strage nelle classi sociali meno abbienti, qualche domanda dovremmo pur porcela.
Il ritorno alla normalità rappresenta la legittima aspettativa di quanti stanno chiusi in casa da mesi, di chi attende la riapertura di una attività commerciale o il reintegro al lavoro per riscuotere il 100% del pur misero stipendio, ma per noi pessimisti quel momento atteso è foriero di grandi insidie, ad esempio la rimozione collettiva dei fatti di cronaca e il disinteresse alla ricerca delle responsabilità.
Dietro alla normalità si nascondono varie insidie, lo stato di eccezione, l’acuirsi delle disuguaglianze sociali ed economiche, l’abbandono degli ultimi al loro tragico destino (senza fissa dimora, detenuti), le disparità di trattamento tra tanti lavoratori e lavoratrici . Dopo il contagio cresceranno aspettative e rivendicazioni anche corporative di quanti sono stati in prima fila nella lotta al contagio e rivendicheranno, legittimamente, aumenti salariali e maggiori tutele e visto che la coperta del bilancio è sempre troppo corta si giocherà per mettere in competizione tra loro tanti lavoratori e lavoratrici.
Siamo deboli e ridotti a numeri esigui, parlo di quanto resta delle aree conflittuali e radicali nel paese, la chiusura di tante fabbriche e aziende è stata frutto di scioperi invisibili ai media per lo piu’ ma partecipati e resi possibili dalle avanguardie sindacali attive.
Al ritorno dal contagio corriamo il rischio che la produzione venga spinta a livelli eccezionali per recuperare i margini di profitto, si sia costretti a ritmi e tempi di lavoro insostenibili per recuperare “il tempo perduto”, i già oggi numerosi incidenti sul lavoro, gli infortuni e le malattie professionali potrebbero aumentare a dismisura e subire una sorta di giustificazione per abbassare la guardia.
In queste settimane tra le normative emanate dalle autorità sanitarie pubbliche e la loro applicazione abbiamo registrato una sorta di cesura, in molti settori privati e pubblici sanificazioni e igienizzazioni non sono state intensificate, non ci risulta che gli appalti al ribasso degli ultimi anni siano stati concretamente messi in discussione. Il bisogno di normalità è socialmente pericoloso, se nulla sarà come prima sarebbe il caso di individuare alcuni punti di non ritorno, ad esempio in materia di spesa pubblica, sanità, istruzione, modalità di sviluppo.
Al di là delle polemiche, forse pretestuose tra Governatori Regionali e Stato, l’autonomia differenziata resta per noi un punto di non ritorno: o la si rimette in discussione oppure di fronte ad un nuovo contagio i morti saranno assai piu’ numerosi. E’ venuta l’ora di rimuovere tutte le controriforme degli ultimi 30 anni in nome della centralità d’imperesa e dell’austerità, cancellare dall’agenza politica gli appetiti speculativi e gli egoismi imprenditoriali delle Regioni forti che poi sono statisticamente le piu’ colpite dal virus per non avere chiuso fabbriche. stadi e magazzini.
Ascoltando le innumerevoli testimonianze rilasciate al web e ai media si capisce il sentimento di abbandono e prostrazione diffuso in ogni ambito sociale, la forza di settori della società civile che hanno sopperito alla mancanza delle istituzioni locali e nazionali, in altri termini potremmo anche parlare del divorzio tra politica e società reale. Gli appelli lanciati a Stato ed Enti locali sono spesso caduti nel vuoto, lo smart working è stato ostacolato da molti dirigenti pubblici o concesso come estrema ratio, nessuno ha ripensato a gestire i servizi indifferibili adattandoli alle esigenze reali della popolazione.

Cosi’ chiuse le mense scolastiche a nessuno è venuto in mente di riorganizzarle per la consegna a domicilio di pasti caldi a quanti non hanno piu’ soldi per fare la spesa, parliamo in fondo dei tanti lavoratori, e lavoratrici, al nero nella economia sommersa ma ben nota anche alle istituzioni.
Chiuse le scuole ci sono quasi 1 milioni e mezzo di bambini\e, ragazzi\e senza rete e pc, senza un tablet con cui seguire le lezioni a distanza, le associazioni hanno pensato, al posto dello Stato e degli Enti locali, a consegnare strumenti informatici come del resto ad offrire disponibilità per la consegna a casa della spesa, un servizio essenziali per tanti anziani a rischio di contagio.
Si sono costruiti ospedali da campo piuttosto che requisire moderne cliniche private, anzi lo Stato in taluni casi sta pagamendo (giustamente) la cassa integrazione ai loro dipendenti piuttosto che utilizzare queste strutture per combattere i contagi.
Tra qualche mese vorremmo vedere i consigli comunali e regionali, le aule del Parlamento discutere delle responsabilità di chi ha portato al collasso la sanità pubblica, riducendo di due terzi i posti letto dagli anni ottanta ad oggi.

Dietro allo scontro tra Regioni e Stato non c’è solo la disperazione delle aree piu’ colpite dal contagio ma si celano interessi forti , determinanti per la elezione di Governatori e maggioranza, spesso sono proprio gli appetiti imprenditoriali e della sanità privata ma anche l’impulso a sanità e previdenza integrative offerto da cgil cisl uil attraverso gli enti bilaterali.

Se tutto tornerà alla normalità saranno impuniti i responsabili della strage di tanti innocenti, torneranno a manifestarsi gli stessi interessi speculativi in nome della ripresa e della coesione nazionale, per questo noi pessimisti continuiamo ad avere una antica pretesa, quella di cambiare lo stato delle cose presenti perchè non ci rassegnamo ad accettare, e subire, quanto sta accadendo sotto i nostri occhi.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Welfare/2020/4/5/53437-il-problema-vero-non-e-tornare-alla-normalita-ma-punire-i/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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