Giulio Chinappi

Nonostante le sanzioni economiche ed i continui attacchi ai quali viene sottoposto dall’amministrazione statunitense, il Venezuela sta affrontando con successo la crisi sanitaria, dimostrando solidarietà nei confronti degli altri Paesi.

Afflitto dal blocco economico imposto da Washington ed attaccato dalle recenti accuse statunitensi di narcotraffico, il Venezuela del presidente Nicolás Maduro sta affrontando l’emergenza sanitaria con migliori risultati rispetto agli altri Paesi sudamericani. La Repubblica Bolivariana conta infatti 175 casi positivi ed appena nove decessi causati dal Covid-19, un bilancio migiore di quasi tutti gli stati del continente, fatta eccezione per Paraguay (129 positività), Guyana (37 positività) e Suriname (19 positività). Il Venezuela è inoltre il Paese sudamericano con il miglior rapporto tra casi positivi e popolazione, contando solamente sei casi per milione di abitante, facendo meglio del Suriname (17) e del Paraguay (19).

Anziché criticare il Venezuela, che pure deve confrontarsi con il blocco economico, i media occidentali dovrebbero invece concentrarsi sui disastri sanitari che si stanno realizzando nei Paesi governati da partiti liberisti e da presidenti alleati degli Stati Uniti. In termini assoluti, il Brasile di Jair Bolsonaro è quello messo peggio nel continente, con quasi ventimila contagi ed oltre mille morti; in base alla popolazione, invece, spiccano i 406 casi per milione di abitanti dell’Ecuador, divenuto un nuovo bastione del liberismo sudamericano in seguito al tradimento della Revolución Ciudadana da parte di Lenín Moreno, che nel bel mezzo della pandemia non ha trovato meglio da fare se non far eseguire una condanna politica ai danni dell’ex presidente Rafael Correa, con l’unico fine di evitare che si presenti alle prossime elezioni.

Il Venezuela è anche il Paese del continente ad aver effettuato il maggior numero di test, quasi 140.000, praticamente il doppio del Cile (72.000) e più del doppio rispetto al Brasile (63.000), nonostante il Venezuela conti una popolazione di 32 milioni di abitanti contro i 2010 milioni del Paese confinante. Se Caracas ha infatti effettuato quasi 4.900 test per milione di abitanti, un dato superiore a quello del Regno Unito e prossimo a quello della Francia, Brasilia sfiora il fondo della classifica continentale con meno di trecento test per milione di abitanti.

Ma i successi del Venezuela non si fermano ai risultati ottenuti in patria. Da Paese sul cammino del socialismo, la Repubblica Bolivariana ha offerto il proprio sostegno anche ad altri Paesi, almeno per quanto gli è concesso, dovendo aggirare le ingiuste sanzioni economiche. La vicepresidente Delcy Rodríguez ha infatti annunciato che il governo di Caracas ha donato dei test rapidi basati sulla reazione a catena della polimerasi a quattro Paesi caraibici: Saint Vincent & Grenadine, Antigua & BarbudaDominica e Granada.

L’importanza del Venezuela nella cooperazione tra Paesi latinoamericani e caraibici rappresenta solamente una ragione ulteriore per chiedere la fine delle sanzioni economiche imposte unilateralmente dagli Stati Uniti, recentemente condannate per l’ennesima volta dal ministro degli esteri del governo bolivariano, Jorge Arreaza, e dall’ambasciatore venezuelano in Francia, Michel Mujica. Pochi giorni fa, anche il Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali (Clacso) ha emesso una condanna della politica degli Stati Uniti nei confronti del Venezuela e di Cuba. Tale parere è stato condiviso anche da due vincitori del Premio Nobel per la Pace, l’argentino Adolfo Pérez Esquivel e la guatemalteca Rigoberta Menchú.

Proprio Cuba, il Paese più a lungo colpito da un blocco economico nella storia dell’umanità, continua intando a distinguersi nel sostenere i Paesi in difficoltà, come hanno imparato anche i cittadini italiani. Oltre all’Italia ed allo stesso Venezuela, che da anni può contare sul sostegno delle brigate mediche “Henry Reeve”, sono almeno dodici i Paesi che stanno usufruendo del sostegno cubano per far fronte alla crisi sanitaria, distribuiti su tutti i continenti. L’ultima ad aggiungersi è stata l’Angola, il Paese africano che ha una lunga storia di relazioni fraterne con l’isola caraibica, dove il 10 di aprile sono stati inviati 258 professionisti della salute, tra medici e infermieri.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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