José Mujica


Francesco Cecchini


La vita di José Alberto Mujica Cordano, Pepe, è stata fuori del comune. Militò nel Movimento di Liberazione Nazionale Tupamaros (MLN-T), un’organizzazione rivoluzionaria. E’ stato incarcerato due volte e scappo con una fuga spettacolare, attraverso una galleria scavata dagli stessi prigionieri. Vide morire amici e compagni e lui stesso fu molte volte sul punto di morire. Rimase dodici anni isolato in un pozzo, senza diventare pazzo. Nel 1995, Mujica diventò il primo Tupamaro ad occupare un posto di deputato nazionale. Poi diventò ministro e alla fine del 2009 è stato il primo ex-guerrigliero ad arrivare alla presidenza dell’Uruguay. Ora vive nei dintorni di Montevideo, dove si dedica alla floricoltura. Avendo un forte carisma ed essendo una delle figure politiche più popolari di tutto il Sudamerica e del mondo, ogni tanto parla e viene ascoltato. Ultimamente ha parlato sul coronavirus
Una notte di 12 anni, il film diretto da Álvaro Brechner, è ambientato nel 1973, l Uruguay è sotto il controllo di una dittatura militare. Una notte di autunno, tre prigionieri Tupamaro vengono portati via dalle loro celle nellambito di unoperazione militare segreta. L ordine è chiaro: Visto che non possiamo ammazzarli, li condurremo alla pazzia. I tre uomini resteranno in isolamento per 12 anni. Tra di loro cè anche Josè Pepe Mujica futuro Presidente dell’Uruguay.
Il link con il film completo in italiano è il seguente;
https://www.youtube.com/watch?v=Qej8pQonOIk&t=31s
È così che José Mujica ha affermato i suoi anni di isolamento nella dittatura nel documentario El Pepe, una vita suprema di Emir Kusturica.
Per sopravvivere abbiamo dovuto pensare e ripensare molto. Dobbiamo molto a quegli anni che abbiamo trascorso in solitudine. (…). L’ uomo impara molto di più dal dolore e dalle avversità che dai trionfi e dalle cose facili (…). Non sarei quello che sono. Sarei più futile, più frivolo, più superficiale, più riuscito, più a breve termine, più intriso di successo, più con la posa di una statua, più tutto ciò che non sono oggi. Se non avessi vissuto quegli anni in profonda solitudine”
Il link con il trailer italiano è il seguente.
https://www.youtube.com/watch?v=qXwrsr3MvaU
José Mujica, parlando recentemente, lo scorso 29 marzo, col giornalista Jordi Évole, in una video-intervista rilasciata dalla sua casa a proposito dellemergenza sanitaria mondiale ha così dichiarato sulla nostra società ai tempi del coronavirus.
Non so se sia una situazione reversibile, ma dobbiamo lottare affinché lo diventi. Questo virus ci spaventa e prendiamo un certo grado di misure quasi eroiche. Sul piano del mercato e della globalizzazione bisognerebbe rispettare e non oltrepassare determinati limiti e certi parametri. I governi del mondo hanno sottovalutato la questione, hanno creduto che fosse un problema solo cinese, e ora invece lo è diventato per tutti. Gazie a questo spavento mondiale potrebbe emergere un po più di generosità e meno egoismo. Non siamo in guerra, questa è una sfida che la biologia e la Terra ci pongono per ricordarci che non siamo i proprietari assoluti del mondo, anche se così ci sembra. Questa crisi talmente grave può servire per ricordarci che i problemi globali sono anche i nostri problemi. Ma non ci lasciamo ingannare… non è un problema ecologico, bensì politico. L essere umano non ha mai avuto così tante risorse, capacità e capitali per fermare questi fenomeni di distruzione del pianeta. Stiamo andando verso un olocausto ecologico e stanno preparando una padella gigantesca per friggerci.
José Mujica ha concluso con queste parole: “Vivere significa passare il tempo con ciò che ti rende felice. Finché ha una ragione per vivere e combattere, non hai tempo per vivere nell’ illusione e farti divorare dalla tristezza.”

Pepe Mujica ai tempi della prigione

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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