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– Maurizio Brotini

Sta girando in questi giorni un tweet “meraviglioso” attribuito a Confindustria. Chiederebbe ai propri associati di far pressione sui dipendenti perché destinino l’8 per mille all’organizzazione, dando al contempo una indicazione di voto a Forza Italia. E’ un tweet satirico, pubblicato da un account che “scimmiotta”, con un refuso impercettibile, il logo di Confindustria, ma gli autori sono dei geni perché condensano in poche battute il disvelamento delle modalità di comportamento della classe imprenditoriale e delle proprie organizzazioni di rappresentanza assieme ad un posizionamento politico che li vede sostanzialmente ricollocarsi attorno al partito del Cavaliere ed a quell’area della quale fa parte anche Matteo Renzi, che nello scontro con l’Europa non vuole affatto seguire le posizioni di Salvini e Meloni.

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il tweet satirico

I nostrali padroni, in maniera caricaturale ma assolutamente credibile, vi dimostrerebbero ancora una volta un portato di lunga durata, quello di essere arroganti e “straccioni”, sempre inclini a pietire risorse pubbliche, ad appropriarsi di settori garantiti dalla concorrenza come i monopoli naturali, a scegliere soluzioni autoritarie ogni qual volta le masse popolari premano sulla società per rivendicare salario e diritti. Agirebbe, nel tweet satirico, una concezione “figurale” dei personaggi e della storia, la stessa utilizzata da un grandissimo filologo romanzo e critico letterario come Erich Auerbach, trattando di Dante e della Commedia.

Così come i personaggi che Dante incontra nei tre regni ultraterreni esprimono la pienezza di quel che in terra rappresentavano soltanto in figura, così il tweet satirico che invita gli operai a versare il proprio contributo per l’organizzazione dei padroni rappresenta in pienezza il sogno reale del rappresentante idealtipico dell’italico padrone. Il sogno e la summa della storia reale e concreta dei comportamenti di buona parte del mondo datoriale. Se Giulio Bollati, nella premessa alla Einaudiana Storia d’Italia in veste di Annali, ricordava – riprendendo Gramsci – che i caratteri originari dell’Italiano affondavano le radici nel non aver fatto veruna rivoluzione, né quella economica, né quella politica ed ancor prima quella religiosa, la Resistenza aveva purtuttavia rappresentato l’unica e vera Religione civile del Paese. Quella Resistenza che aveva, non a caso, visto gli operai scioperare contro i fascisti e i nazisti per il ripristino della sovranità democratica assieme alla difesa fisica delle fabbriche, per garantire il lavoro nella nuova Italia. E’ questo l’altro punto ricorrente dell’Italia contemporanea: al movimento dei lavoratori e delle lavoratrici è sempre toccato caricarsi sulle spalle, assieme ai destini della propria parte, quelli dell’intero Paese.

La nuova – vecchissima in verità – Presidenza dell’ex-Presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, alla guida di Confindustria mostra – al netto della geniale trovata degna dell’Internazionale situazionista dalla quale abbiamo preso l’abbrivio – una grande coerenza: arroganti e “straccioni”, assolutamente incapaci anche solo di pensare all’interesse generale. Non sono la soluzione alla crisi, sono gran parte del problema. Se non vergogna per le proposte economiche e sociali che avanzano, dopo le responsabilità che portano per l’esplodere della pandemia, provino almeno un po’ di ridicolo. Una risata dovrebbe seppellirli.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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