Manifestazione contro il Treno Maya


Francesco Cecchini


Nel mezzo dell’emergenza sanitaria causata da COVID-19, il capitalismo in tempi di pandemia non mette in quarantena. L’imposizione del Treno Maya significa espropriazione, morte e distruzione di popoli e comunità indigene. EZLN, Ejército Zapatista de Liberación Nacional.
Il governo messicano di Andrés Manuel López Obrador, noto anche con l’acronimo AMLO, vuole creare un circuito ferroviario, il Treno Maya, per connettere i siti archeologici maya, i resort e centri turistici nel Messico sud-orientale. Un’arteria di oltre 1.500 chilometri che collegherà la zona archeologica di Palenque alla città di Cancun, nello stato di Quintana Roo. Oltre alle rovine Maya di Chichen Itza (Yucatan), Calakmul (Campeche) e Tulum (Quintana Roo), il treno toccherà luoghi turistici come Campeche, Mérida, Izamal e Valladolid. Per l’intero progetto si stimano investimenti pari all’equivalente di poco meno di 8 miliardi di dollari. Il treno correrà a una velocità media di 160 chilometri all’ora, su un percorso diviso in tre grandi segmenti: Selva, Caribe e Golfo, distribuiti su un totale di 17 stazioni.
Il progetto è in fase avanzata, sono stati appaltati 3 trami e i lavori inizieranno entro fine di maggio.

Mappa del Treno Maya


Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha recentemente detto: “Sto aspettando che mi autorizzino ad iniziare a uscire, anche con attenzione, rispettando tutte le misure, ma non mi hanno ancora informato quando potrei farlo […] Vorrei andare a dare la bandiera al treno Maya su 30 e 31, penso sabato e domenica, se non una settimana dopo.”
Mentre che Obrador ha affermato ciò, le popolazioni indigene del Chiapas e dello Yucatan hanno iniziato anche un’ azione legale per fermare il megaprogetto del Treno Maya. Il 7 maggio, i membri del Popolo Maya Ch’ol dei comuni di Palenque, Ocosingo e Salto del Agua, hanno presentato una domanda legale per la protezione contro gli atti del Presidente della Repubblica, del Segretario della Salute Federale e del Direttore Generale del Fondo nazionale per la promozione del turismo (FONATUR). La Giudice responsabile ha ordinato di non eseguire il progetto nell’ area alla quale appartiene la comunità Maya Chol: Palenque, Salto de Agua e Ocosingo, Chiapas. Tuttavia, FONATUR ha informato che il progetto continuerà perché non è stato ufficialmente informato di tale protezione.
L’ Assemblea dei difensori del territorio Maya Múuch ´ Xíinbal, ha inoltre organizzato una raccolta di firme di solidarietà in Messico e nel mondo, per respingere la costruzione del treno Maya e la militarizzazione del paese.
Le firme possono essere inviate a questa email: asambleamaya@gmail.com
Il treno Maya viaggerà per 1.500 chilometri attraverso cinque stati messicani, ma attraverserà innanzitutto la Foresta Maya, parte della più grande e continua foresta umida tropicale in Mesoamerica il cui contributo alla stabilità del clima è fondamentale.
Perché dire no al treno Maya?

  1. È un ECOCIDIO: devasterebbe l’ambiente del sud-est del Messico.
  2. È un ETNOCIDIO: interromperà e influenzerà le relazioni tra le comunità indigene.
  3. È un progetto IMPOSTO. Lo Stato messicano si consultò con le popolazioni, ma erano truccate, parziali e di parte.
  4. È un saccheggio regolamentato per attuare la COMMERCIALIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE E NATURALE.
  5. È un TENTATIVO CONTRO LA SOVRANITÀ NAZIONALE Messicana perché andrà a beneficio dei capitalisti stranieri.
  6. Favorisce la CORRUZIONE del governo, il saccheggio a beneficio dei grandi capitalisti e la VIOLENZA del crimine organizzato, come hanno già dimostrato altri megaprogetti.
  7. Il lavoro mobiliterà migliaia di lavoratori nonostante le necessarie misure sanitarie nell’attuale crisi COVID-19.

No al Treno Maya e ai progetti di distruzione

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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